I consigli di Leali Robin

I consigli di Leali Robin I consigli di Leali Robin «Bibi, guardati bene alle spalle» «Peres hai perso, e chi perde paga» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO L'ex premier Shimon Peres deve assumersi la responsabilità per la bruciante sconfitta elettorale dei laboristi e lasciare la guida del partito Lo ha detto ieri la vedova di Yitzhak Rabin, Leali, in una serie di interviste (alla radio e alla televisione israeliane) in cui ha anche per la prima volta lasciato intendere di essere disposta a incontrarsi con il nuovo primo ministro Benjamin Netanyahu - nonostante il rancore che ancora serba nei suoi confronti - al quale ha consigliato «di guardarsi bene alle spalle» se è realmente sua intenzione proseguire il processo di pace con il popolo palestinese t i Paesi arabi. La vedova del premier ucciso nell'autunno scorso - un assassinio che ha indirettamente provocato l'anticipo delle elezioni nello State ebraico - ha anche negate d'aver mai inteso abbandonare il suo Paese in segno di sconforto per il risultato delle elezioni, con la sconfitta laborista e la vittoria della destra. Signora Rabin, suo mari to non avrebbe mai pen sato di fare le valigie... «Nemmeno io ci penso minimamente. E' una frase che mi è uscita di bocca la sera in cui attendevamo l'esito del voto. No. Resterò qui, dove è sepolto mio marito, per ricordare a tutti l'orrore della sua morte». Si è rassegnata alla vittoria del Likud? «E' la decisione dell'elettorato. Però si poteva vincere. Anzi: si doveva vincere». Suo marito, Yitzhak Rabin, sarebbe uscito vincitore da un confronto con Benjamin Netanyahu? «Innanzitutto: sì, avrebbe avuto la meglio. Ma se aves¬ se perso, si sarebbe assunto in pieno la sua responsabilità. Così e sempre stato, da quando l'ho conosciuto. Chi è in cima alla piramide, diceva, deve assumersi la responsabilità». Lo ha detto anche a Peres? «Ho sentito Peres la sera del voto, quando i risultati erano ancora incerti. Gli ho detto che comprendevo che stava attraversando giorni molto difficili». Con Benjamin Netanyahu, invece, non parlate da quando suo marito è stato ucciso: vi parlerete adesso? «Nella vita si imparano tante cose, come: "Non dire mai la parola: mai". Ho detto a Newsweek che ho trovato il modo di rappacificarmi con Yasser Arafat, nonostante tutto il sangue che è stato versato fra israeliani e palestinesi. Benjamin Netanyahu, poi, non è un nemico, per cui non si può escludere un incontro». Ma il rancore nei confronti del capo del Likud è ancora vivo? «Sì, non posso dimenticare il periodo che ha preceduto l'assassinio di Yitzhak, l'ostilità che incontravamo nelle strade. Non è vero quello che dicono, che ai funerali mi sono rifiutata di stringergli la mano. In ogni caso adesso l'iniziativa deve venire da lui». Che effetto le ha fatto il discorso tenuto domenica sera da Benjamin Netanyahu davanti ai suoi sostenitori? «Non l'ho visto, ma ne ho letto il resoconto sui giornali. A quanto pare il capo del Likud intende portare avanti il processo di pace. Se è così, gli dò un consiglio: che le sue guardie del corpo lo tengano bene sott'occhio, e che lui stesso si guardi bene alle spalle». [a. b.l

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