San Pietroburgo, licenziata la bandiera dei democratici

San Pietroburgo, licenziata la bandiera dei democratici RUSSIA Sconfitto il sindaco Sobciak, uno dei pionieri della perestrojka: ha trionfato il suo vice sponsorizzato dai falchi eltsiniani San Pietroburgo, licenziata la bandiera dei democratici MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE J" è vera la profezia di Egor Gaidar, secondo cui «se Sobciak perde a San Pietroburgo i democratici perderanno l'elezione presidenziale», saranno guai per Boris Eltsin. Infatti il sindaco uscente della città sulla Neva, l'ultra liberale Anatolij Sobciak, è stato domenica sonoramente trombato dagli elettori al secondo tunio. Vincitore, con il 47% circa dei suffragi, il vicesindaco uscente, Vladimir Jakovlev, dopo una campagna elettorale in cui i due maggiori contendenti si sono rovesciati addosso l'un l'altro valanghe di fango. Sobciak ha accusato Mosca di aver aiutato il suo concorrente. Il quale non ha negato di essere stato aiutato dal vicepremier Oleg Soskovets, e dal sindaco di Mosca, Jurij Luzhkov. Sobciak aveva lanciato lo slogan (seguendo appunto l'umore di Gaidar: «la mia vittoria equivale alla vittoria di Eltsin». E gli elettori (ha votato meno della metà degli aventi diritto) se ne sono infischiati. In questo senso il test è serio, ma solo in questo senso: che gli elettori hanno bocciato il candidato dei radical-democratici. Per il resto il neo sindaco Jakovlev non è affatto un antagonista di Eltsin. Fa invece parte di un'altra cordata di sostenitori del Presidente uscente, quella che fa capo al pretoriano principe del Cremlino, Korzhakov. Tant'e che per dissipare equivoci, Jakovlev ha subito fatto sapere di avere un appuntamento telefonico con Eltsin, poi ha proclamato che Eltsin è l'unico candidato possibile, infine ha invitato Javlinskij a ritirarsi in favore di Eltsin. «E' giunto il momento dei democratici-pratici», ha esclamato ieri nel primo ineunti o con la stampa. E il commento delle Izvestija - che pure hanno sostenuto Anatolij Sobciak - è stato deluso e ironico al tempo stesso: «La vittoria di Vladimir Jakovlev è il segno dei tempi nuovi, dove la concretezza economica è più apprezzata dello charme europeo». Evidente riferimento alle sarcastiche battute circolanti a San Pietroburgo sui frequenti viaggi all'estero di Anatolij Sobciak e della gentile consorte. Sobciak aveva recentemente ricordato, in un dibattito televisivo in cui, per l'ennesima volta, aveva cercato di presentarsi come il candidato più vicino al Presidente russo, che dei cinque copresidenti del «Gruppo Parla- mentare Interregionale» - quello che diede battaglia contro Gorbaciov nel primo Congresso dei Deputati del Popolo, nel 1989 solo lui e Boris Eltsin erano rimasti sulla scena politica russa. Jurij Afanasiev sparito, Gavriil Popov liquidato, il modesto accademico lettone Palm dimenticato. Forse non si aspettava che sarebbe toccata anche a lui. Di quel gruppo di audaci solo Boris Eltsin è ancora in sella. E, certo, non si è mai dimenticato dello sgarbo che quei compagni di strada - ahimè ignari di quello che sarebbe loro costato - gli fe¬ cero non eleggendolo presidente unico dell'opposizione. Non si fidavano di lui, ex apparatchik del partito, mentre loro si ritenevano i veri vincitori prossimi venturi del crollo del comunismo. Le cose sono andate un po' diversamente e Boris Eltsin h' ha lasciati affondare uno ad uno, quando non ha attivamente contribuito al loro precoce affogamento. Vladimir Jakovlev ha 52 anni. Ex comunista anche lui, come tutti, non ha mai ricoperto incarichi politici di rilievo. Viene come si suol dire dalla gavetta,' avendo diretto un'officina comunale di riparazioni edilizie prima di essere chiamato a fare il vicesindaco. Inutile cercare differenze programmatiche tra i due, perché non ce ne sono. Nella lotta per il potere locale ha vinto colui che era meglio appoggiato al potere centrale, ma che ha preso anche i voti dei comunisti proprio in odio al liberal radicalismo che ha ormai nauseato la maggioranza dell'opinione pubblica. Forse qualche voto Sobciak l'ha perso anche per come trattò Gorbaciov: non ricevendolo neppure quando l'ex Presidente andò a San Pietroburgo. A volte l'eccesso di servilismo diventa controproducente. Giuliette- Chiesa Entrambi i candidati dicevano di essere vicini al Presidente liti ìMm L'ex sindaco di S. Pietroburgo Sobciak, alfiere del radicalismo democratico

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