La Pivetti torna pasionaria e indossa la camicia verde di Ugo Bertone

La Pivetti torna pasionaria e indossa la camicia verde La Pivetti torna pasionaria e indossa la camicia verde L'EX «SIGNORA» MONTECITORIO PONTIDA DAL NOSTRO INVIATO «Mi hanno detto: Pivetti, dov'è il foulard? Eccolo il foulard...». E dalla piccola mano di donna Irene appare un fazzoletto verde che lei subito annoda al collo sopra la camicia. Anche questa verde, naturalmente... Basta un gesto e d'un soffio svanisce Irene il presidente, la pupilla di Scalfaro e compare Irene la militante, la leghista tutta d'un pezzo, senza tentennamenti né cedimenti. «Io mediatrice con Scalfaro? E' una parte non mia, che mi avete cucito addosso», replica prima di salire sul palco dopo Bobo Maroni. Ma Montecitorio? Lei potrebbe guidare una commissione... ((Abbiamo deciso - replica secco - di star fuori dalle commissioni permanenti. Ma non chiedetemi di più. Di queste cose si occupa il capogruppo, io sto fuori». «La mia parte - continua - è oggi di star qui, di ritagliarmi un ruolo nel movimento, di servire certi valori». E anche stavolta Irene l'intransigente si applica con cura al suo obiettivo: a Pontida arriva sul treno carico di militanti da Varese. Lì compra la camicia verde del servizio d'ordine («E' un bel colore - scherza un po' ruvida e pesante, roba buona per le algide temperature del Nord»). Il foulard glielo regala Giuseppe Leoni, figura storica della Lega, l'altra anima della Consulta cattolica del Carroccio. «E' un ricordo - spiega lui stesso - delle fiamme verdi, i partigiani cattolici che combatterono nella guerra di Liberazione. Il loro motto era: ribelli con amore...». Arrivata a Pontida la Pivetti formato ribelle punta subito sulla collina, a salutare «i suoi ragazzi», ovvero i militanti di Varese che l'hanno accompagnata durante la sfida elettorale. Chissà se la vedesse Scalfaro...«Il presidente non lo sento nè lo vedo da tempo. Non hon intenzione di far polemiche con lui, anche se qui sto benissimo». Ma sul palco Irene non delude. «Fino all'altro giorno - dice ero presidente di quella Camera che oggi è chiusa e ospita una manifestazione». Piccola pausa, poi la Pivetti continua e le sue parole, stavolta, sembrano proprio per lui, il Presidente della Repubblica. «Vorrei dire - aggiunge e la voce sale di tono - a chi oggi si è chiuso dentro, a Roma, che oggi sono passati 50 anni da quando l'Italia ha scritto la sua Costituzione. Oggi tutti i parlamentari si sono chiusi dentro per celebrare la fine di questi 50 anni diRepubblica. Sono 50 anni di politica e di vita di uno Stato che non ha saputo riconoscere alla gente la libertà che chiede». E Irene la lottatrice chiude così: ((Avessero almeno avuto il coraggio di aprire quella porta, di celebrare su una piazza, di fronte alla gente ...». Ci sarebbe andata in quella piazza? Lei alza gh occhi al cielo: «E chi lo sa. Del resto, non ci hanno nemmeno pensato...». Che giornata piena di paradossi e novità, nel vallone di Pontida. Giancarlo Pagliarini, presidiente del «governo sole» rivela che presto, già nei prossimi giorni, vedrà la luce la nuova «Gazzetta Ufficiale» della Padania. Per un'ex presidente della Camera che polemizza con la manifestazione di Montecitorio a porte chiuse, c'è un ex ministro degli Interni, Roberto Maroni, che predica «la non collaborazione, la resistenza fiscale e la disobbedienza civile». Saranno queste le armi del Cip, il comitato di liberazione padano. E l'ex guida del Viminale medita addirittura di sfrattare lo Stato da caserme e aeroporti. «Potremmo disdettare - spiega - le locazioni ministeriali romane negli stabili del Nord e abolire in Padania le tasse più odiose, tipo quelle sulla casa». Le armi? I comuni, innanzitutto. «I sindaci della Lega - aggiunge - hanno detto no alla collaborazione con il potere centrale e non dovranno avere solo compiti amministrativi ma anche politici». E c'è di più. Tocca a Maroni il mite presentare le guardie verdi. «E' il nostro servizio d'ordine - sillaba circondato dalle camicie color speranza parte integrante della lotta di liberazione della Padania. Le camicie verdi effettueranno una lotta non violenta, pacifica, ma determinata». Tutti avanti senza rimpianti, insomma. Non c'è divisione, nemmeno tra i toni, tra i colonnelli di Bossi. Nessuno rimpianto per i tavoli della mediazione, per le trattative romane. Quando riprenderanno, se riprenderanno, tutto passerà per Bossi. Anzi, Vito Gnutti, ex ministro ìell'Industria, una «colomba», recrimina sul passato: «In questi anni a Roma - spiega - non siamo riusciti a ottenere nemmeno le riforme di immagine. Che so, l'abolizione dei prefetti o dei segretari comunali. Ed erano anni buoni, di crescita economica. Adesso cosa volete che facciano. Le promesse di Visco ? Quando uno spara pallonate di quel tipo, fisco semplice e federale, almeno cerchi una rima. Fanno più effetto...». E la secessione? Possibile che non spaventi Irene Pivetti? «E' una richiesta politica replica lei - che viene dalla gente. E di certe cose in democrazia si deve discutere, senza aver paura dei tabù». Ugo Bertone

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