Sull'Alpe corsa culla di rivolte

CORSICA TRA BOMBE E VACANZE Sul treno Calvi-Ajaccio (100 km in 4 ore), simbolo del male dell'isola Sull'Alpe corsa, culla di rivolte Da Parigi vogliamo libertà, non carità» « CORSICA TRA BOMBE E VACANZE CORTE DAL NOSTRO INVIATO «Siamo una montagna scagliata nel mare. E' che a Parigi non lo sanno. Per ammansire i corsi, Juppé vorrebbe trasformare l'isola in un paradiso fiscale. La medesima soluzione che offre a 35 periferie-ghetto francesi. Ma per noi che ci viviamo da millenni questa è patria, non banlieue. L'occupante di turno non s'illuda. Malgrado Greci, Etruschi, Puni, Italici, Pisani, Genovesi, Britannici, Re e Papi, la Corsica non ha perso le sue radici. E Corte, con i suoi 5600 montanari, rimane capitale sovrana. Come lo fu tra il 1755 e il '69. Perché la libertà, caro signore, non si dimentica. Se il governo di Francia ha qualcosa di serio da offrire, ne discuteremo. Ma sono passati i tempi in cui Genova ci spediva merluzzo cattivo. "Buono per la Corsica", dicevano. Bè, che se lo tengano il loro baccalà istituzionale quelli dell'Eliseo e di Matignon. Noi, una sola cosa vogliamo: tornare a esistere. E ce la faremo. A Tramuntana non tradisce. Il vento dell'indipendenza soffia ancora». Ha 21 anni, Jacques. «Ma gli amici mi chiamano Santu». Studia scienze economiche. E per farlo vive a Corti tra boschi e guglie quasi dolomitiche, lui figlio di pescatori. «Mi raccomando, la scriva con la "i". Bisogna defrancesizzarla. Come la nostra Ajacciu. I francesi la pronunciano "asgiacsiò". E poi vorrebbero capirla, la Corsica». Non sono i soli. In fondo, Rousseau aveva ragione. «Questo piccolo popolo stupirà il mondo». Due secoli più tardi, l'isola resta un enigma. La circondano stupore, ammirazione, diffidenza. Fu così fin dai primordi. Strabone descriveva indigeni «più selvaggi delle fiere». Salvo farsi rimbeccare da Diodoro Siculo: «Vivono secondo giustizia e umanità». Corsica, terra di faida. Ma anche la nazione ove un Pasquale Paoli introdusse una democrazia parla- mentare alla Montesquieu anticipando di ben 34 anni la Revolution Frangaise. Se non quella americana. Giacché le analogie non mancano. E la «Paoli Business and Professional Association», lobby corsa d'oltre Oceano, sostiene - con autorevoli sponsor accademici - come George Washington nonché Benjamin Franklin seguissero «u babbu della patria corsa». «In ogni caso la sua Università, proprio qui, era gratis. Prima e unica in Europa. Ce l'hanno riaperta nell'81. Ma con le loro brave tasse scolastiche. Arcaico, Paoli? I fossili sono Chirac e Juppé, mi creda». Già, a chi credere? La lingua corsa è vetero-toscano, il Moro del vessillo nazionale eredità aragonese, dietro la mitica Costituzione settecentesca isolana troviamo Rousseau, Londra installò un effimero reame anglocorso, la gloria doc Napoleone - anziché decolonizzare la Corsica - invase le Russie, e il più celebre nativo tra i non condottieri è Paul Valéry. Anzi, Paulu Valeri. Inestricabile. Eppure la chiave per socchiudere l'uscio dell'enigmatica Corsitude esiste. Invisibile solo perché attribuiamo tout court alle isole una dimensione marinara, e il turismo balneare o velistico ne suffraga il pregiudizio. No. Malgrado i panfili alla Previti, la barca di Vittorio Emanuele e innumerevoli altri, colonie naturistiche, famiglie in vacanza, olandesi con lo zaino... fre¬ quentino il litorale trovandolo «very picturesque» come sentenziano gli americani, bisogna rassegnarsi: la Corsica è alpina. Violenze, autonomismo, incoercibili rivolte a qualsivoglia normalizzazione divengono incomprensibili negandone l'orografia, i picchi, le nevi semieterne, i villaggi persi tra le forre, i 16 mila ettari desertici al NordOvest (che pure furono il granaio della Liguria), le «pozzine» ovvero stagni sui duemila metri ove far abbeverare le greggi. Altro che tavoliere: l'immaginario «sea &• sun» si ricreda. E per favore non parliamo di «entroterra» messo li per decorare le spiagge (fin troppo belle: «Il giorno più lungo» le camuffò da nonnanne). Casomai, qiù è il Tirre¬ no l'intruso, un pittoresco «fuoriterra» che nulla dice sull'anima insulare. Catapulta, al contrario, gli invasori. Coltello fra i denti - come i Saraceni - o ombrellone in spalla. Perché la Corse eden vacanziero avrà pure per sorella maggiore la Sardegna. Ma - scrive «Le Monde» le affinità elettive geo-social-linguistiche la gemellano a una Calabria che abbia perso l'ormeggio. Per convincere gli increduli, suggeriamo una piccola, innocua esperienza. Ma bisogna essere mattutini. Partenza alle 6 da Calvi (motto civico «Semper fidelis», nato per suggellare l'obbedienza ai colonizzatori genoani, dunque non attualissimo). Destinazione, Ajaccio. A tracciare una riga tra le due, fanno 100 km. Sul nostro trenino, quattro ore e mezzo. Con 37 stazioni, una quarantina di tunnel, circa 70 tra ponticelli e viadotti. Due carrozze che arrancano su pendii scoscesi ove non è arduo immaginare la leggendaria epopea del brigante Cosciabella per tuffarsi a riva e salire tra le sugheraie fino a valichi da brivido. Un impari battaglia del positivismo ingegneristico con la natura più goticamente spettrale che offra il Mediterraneo. Mozzafiato. Eppure il suo costruttore, tal ing. Gustave Eiffel, per inseguire la gloria dovette esibirsi altrove. Non se ne abbia a male: il suo trenino all'epoca ultramoderno, nel frattempo retrocesso a borbonico, è una impareggiabile metafora del Male Corso. L'arroccamento. I piedi a mollo, la testa e il cuore fra le cime. Guardi i conigli selvatici che si riscaldavano al tepore dei binari fuggire a centinaia (tranquilli ragazzi, la velocità di crociera è semi-pedonale), le casse in fondo al vagone - dimenticavamo: funge anche da merci - e il pubblico di vecchine, legionari, gente dimessa, ragazze che vanno a comprarsi qualcosa dove il boulevard c'è come alla tv. E con palmizio. Fatica. Cimento. Orgoglio. Leggenda vuole che per far nascere l'uomo corso provvidenziali fatine seminassero diamanti tra le rocce. Falso? «Un si po mai sape», ammonisce il proverbio. Enrico Benedetto La montagna cova risentimenti e terrorismo «Greci e pisani genovesi e francesi ora basta padroni» «-.-Ss >-<A Il premier Alain Juppé Un'immagine di Bonifacio Terroristi del Front de Liberation National Corse e l'ideologo della democrazia Pasquale Paoli Il premier Alain Juppé Un'immagine di Bonifacio Terroristi del Front de Liberation National Corse e l'ideologo della democrazia Pasquale Paoli