Onda Rossa è senza ricordi di Giovanni Bianconi

Onda Rossa è senza ricordi Onda Rossa è senza ricordi Troppo cambiata la radio degli autonomi CONTESTAZIONE STORICA FROMA ABIO non c'era a «Radio Onda Rossa» nel febbraio del '77, quando gli autonomi assaltarono il camion dove stava parlando Luciano Lama e le radio «del movimento» esultarono per «la cacciata di Lama dall'università». Non c'era e non ha ricordi precisi di quel giorno: «Io sono arrivato più tardi - dice -, lavoro all'emittente solo da dieci anni. Ma pure la radio è cambiata, non è più quella di una volta, è sbagliato assimilarci sempre a quei fatti e a quella stagione. Come abbiamo dato la notizia della morte di Lama? Così, semplicemente, nei nostri notiziari, senza commenti». Senza commenti. Ai muovi autonomi» - o quelli che vengono considerati tali, perché Autonomia operaia non esiste più - non interessa granché ripercorrere la storia di diciannove anni fa. «I déjà vu non ci entusiasmano - continua Fabio -, e noi in questo momento non abbiamo nemmeno le forze per stare dietro a tutto quello che dovremmo seguire, come ad esempio la Bosnia o tanti altri argomenti certamenti più importanti del ricordo di Lama all'università. Tutti noi, adesso, siamo impegnati ad organizzare il concerto di stasera che ci serve per l'autofinanziamento». «Radio Onda Rossa» è sempre lì, in via dei Volsci, la strada della sede storica dell'autonomia romana, dove qualche scritta ricorda ancora i tumulti del '77. Come quelle che accolsero Lama alla Sapienza, giovedì 17 febbraio 1977: «I Lama stanno nel Tibet», «Vieni avanti cretino». Ma è cambiata la redazione, anche se qualche anziano multante ogni tanto si fa vedere. Come Vincenzo Miliucci, che però oggi non c'è. O come Daniele Pifano, che in questi giorni è andato a fare pesca subacquea lontano da Roma, e chissà se ha saputo che Luciano Lama è morto. I giovani redattori non mostrano di gradire gli accostamenti tra quella che ormai è la loro radio e i nomi che la resero famosa un tempo, quando il «conflitto sociale» sfociava quasi ogni sabato pomeriggio negli scontri di piazza. Ricordano, invece, a Radio Città Futura, un'altra emittente famosa della sinistra extra-parlamentare, anch'essa in prima fila quando c'era da fare le trasmissioni in diretta per dare istruzioni ai «compagni» sugli spostamenti dei servizi d'ordine e della polizia durante i cortei. Oggi la radio occupa la stessa frequenza di allora, è collegata alla rete di Popolare network, e l'altra sera ha mandato in onda un commento alla morte dell'ex leader della Cgil di Gianluca Cicinelli, redattore trentaquattrenne, che cominciava così: «La prima volta che vidi Luciano Lama fu il giorno in cui tentavo di distruggergli il camion dal quale stava parlando». Cicinelli c'era, sul piazzale della Sapienza, anche se non era un «autonomo»: ((Avevo 15 anni, e facevo parte del collettivo politico della mia scuola. Ero un ragazzino, e rimasi impressionato quando vidi che a caricarci c'erano non solo i celerini, ma anche gli "armadi" del servizio d'ordine del sindacato. Pensavo che i comunisti fossero tutti dalla stessa parte, e invece quel giorno la lacerazione fu evidente». Sono passati tanti anni, in mezzo ci sono stati il terrorismo, il «riflusso» degli Anni Ottanta, il crollo del Muro di Berlino e tanti altri fatti che hanno perfino fatto rivalutare, ai microfoni di Radio Città Futura, la figura di Lama, ((uomo della Resistenza e dalle radici profonde nel mondo operaio di cui e a cui parlava». Ma la critica di allora, resta: «Non si può dimenticare - spiega Cicinelli - che Lama e tutto lo stato maggiore del pei non sep¬ pero capire la forza e l'importanza del movimento dei "non garantiti" e della "seconda società" di cui parlava Asor Rosa. Forse era un uomo che guardava talmente lontano da non accorgersi quello che stava crescendo intorno a lui». Il dissenso insomma non è dimenticato, ma domani, dai microfono di Rcf, gli ascoltatori potranno seguire in diretta i funerali di Lama. Giovanni Bianconi L'assalto a Lama nel 1977 è ormai dimenticato Il contestato comizio di Lama alla Sapienza nel febbraio 77

Luoghi citati: Berlino, Bosnia, Roma, Tibet