REPUBBLICA SENZA PATRIOTI di Gian Enrico Rusconi

REPUBBLICA SENZA PATRIOTI REPUBBLICA SENZA PATRIOTI w IA Repubblica non è riusci1 ta a trasformare la sua fe| sta ufficiale in una autentiI 11 ca festa popolare. Abbiasi] mo una Repubblica ma non una «cultura repubblicana» che sappia ispirare uno schietto affetto per le istituzioni. Ci imbarazza l'idea che si possa «amare la Repubblica» come i nostri padri e nonni «amavano la Patria». Abbiamo perso ogni traccia di patriottismo repubblicano - persino il suo concetto. L'antifascismo storico è stato un tentativo di surrogare il patriottismo repubblicano, ma aveva ben altre priorità. Molti costituenti nutrivano con spontaneità e con pudore quello che oggi chiameremmo un patriottismo costituzionale. Non si trattava di un sostituto dell'amor di patria tradizionale, che aveva alimentato parassitariamente molto consenso popolare al fascismo, ma la sua correzione e il suo inveramento in un nuovo senso di comune appartenenza e partecipazione alla nuova impresa della democrazia repubblicana. In realtà la convergenza tra patria e democrazia non è mai diventata una risorsa della Repubblica. Per nessuna forza politica - tantomeno per le due grandi forze «popolari» democristiana e social-comunista. Eppure senza quell'istintivo patriottismo costituzionale delle origini non sarebbe stato possibile il faticoso apprendistato della democrazia dei partiti. Ma poi quel sentimento è svanito, risucchiato da una conflittualità partitica e ideologica prepotente, che ha monopolizzato l'intera cultura politica italiana. Da qualche tempo si e ricominciato a parlare di patria e di nazione: ma i toni prevalenti sono quelli del lamento e del risentimento. Il nuovo rito intellettuale della «morte della patria» recalcitra davanti alla ipotesi che si possa oggi ricostruire un nuovo, maturo, critico patriottismo repubblicano. In realtà ricostruire un patriottismo repubblicano oggi - soprattutto nelle giovani generazioni non significa risvegliare o fare appello a sentimenti di identità nazionale latenti. No. E' un esercizio critico di riflessione storica e civico-politica. Non si alimenta di particolari motivi di orgoglio per presunti caratteri di primato, di grandezza o per ipotetici talenti speciali dell'Italia o dei suoi abitanti. No. E' invece il riconoscersi e il ritrovarsi in una storia comune, fatta anche di errori e di brutali contrasti sociali, una storia tuttavia che a un certo punto ha trovato il suo punto fermo in un patto tra cittadini. Il patto costituzionale, appunto, che diviene la base di una nuova convivenza e dà nuovo senso alla comune appartenenza storica. 11 patriottismo repubblicano non è dogmatismo o bigottismo della Costituzione esistente ma un atto di fiducia nella capacità dei cittadini di rinnovare il patto modificandone, se necessario, alcune parti. Dobbiamo paradossalmente ringraziare il leghismo che con le sue provocazioni pone ora non solo la classe politica ma l'intero ceto intellettuale di fronte a questa problematica. La mescolanza di buoni motivi di protesta e di disastrose proposte istituzionali, la miscela esplosiva tra rivolta fiscale e regressione etnicista non sarà disinnescata soltanto con una urgente riforma di carattere federale, ma riaprendo seriamente il discorso sulla nazione repubblicana. Gian Enrico Rusconi

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