« Cambiamo faccia ai Down »

// medico: l'intervento avviene in ospedali pubblici, non costa nulla Polemiche su «Vita», sott'accusa i chirurghi « Cambiamo faccia ai Down » Proposta choc per nascondere i difetti ROMA. Rimangono Down, ma quegli occhi a mandorla, quel mento sfuggente, quel labbro pendulo possono essere corretti, diventare «normali» sotto i ferri del chirurgo plastico. Non serve chiedersi «come», ma «perché». «Le tecniche sono le stesse da dieci anni», dice il professor Donati, chirurgo plastico che opera a Milano. «Ma pure il bambino Down è sempre lo stesso, anche dopo l'intervento», ribattono in coro le associazioni che si occupano di favorire l'integrazione e l'accettazione delle persone affette da questa sindrome. A volte in sala operatoria vengono corretti difetti funzionali, per esempio ai denti e alla lingua. In altri casi è soltanto l'aspetto a essere modificato, per mimetizzare quei tratti orientaleggianti che fanno parlare di «mongolismo». A fare scoppiare il caso è l'ultimo numero del settimanale Vita. Ci sono accuse ai medici: «E' una pratica diffusa in Israele, Germania e Stati Uniti. Ma anche in Italia c'è chi difende queste posizioni. Naturalmente in una clinica privata, e naturalmente a pagamento». E i medici? Smentiscono e contestano. «L'intervento avviene in strutture pubbliche, e dunque alle famiglie non costa nulla - spiega il professor Donati -. Di sicuro io non lo reclamiz7o: sono i medici curanti, d'accordo con i genitori, a inviarmi i bambini. Quando è possibile stabiliamo una serie di piccoli interventi, al massimo quattro nell'arco di una decina d'anni». Ma perché la questione viene sollevata proprio ora, visto che si tratta di una pratica diffusa da anni? La risposta è in un libro molto diffuso all'estero, ma da poco tradotto in Italia: «Non accettarmi come sono», edito da Sansoni. Lo ha scritto Reuven Feuerstein, docente di psicologia dell'educazione all'Università Bar Ilan di Israele. Il suo metodo si basa sulla teoria della «modificabilità attiva». Secondo l'autore, i disabili sono i primi a chiedere di essere modificati. Feuerstein, contestando «il rispetto e la sola accettazione dell'essere umano così com'è», considera l'accoglimento della «anormalità» dei portatori di handicap come un'ingiustizia. Sforzandoci di accettarli, faremmo loro soltanto del male, perché «le opportunità educative sociali, professionali e della vita in comunità sono fortemente influenzate dall'aspetto fisico dell'individuo». La sindrome di Down è causata da un cromosoma di troppo e non è guaribile. Ma è lecito intervenire - senza consenso alcuno sui problemi fisici ed estetici che porta con sé? «La società non cambia, quindi deve essere il "diverso" a subire trasformazio¬ ni - ironizza Giuliana Calbiati, presidente di Vividown -. Noi invece lavoriamo ogni giorno per una cultura dell'accoglienza». Anna Contardi, dell'Associazione nazionale persone Down, definisce «inquietante» la chirurgia estetica per chi è affetto da mongolismo. «Nella maggior parte dei casi uomini e donne down non sono in grado di compiere una scelta consapevole - dice -. Qualcuno decide che un certo aspetto è migliore per loro». Un altro giudizio riportato da Vita è quello di Agostino Silei, della Trisomia XXI: «Non c'è nulla di cui vergognarsi se si ha un figlio down, e quindi non c'è nulla da cambiare. Se bastasse un'operazione per eliminare tutti i problemi che danno certi figli "normali"...». Più possibilista Carmen Rotoli, dell'Associazione nazionale genitori bambini Down: «No all'intervento sui bambini, sì a quello sugli adulti consapevoli». Il caso divide anche i medici. «Più che una plastica facciale sarebbe opportuna una plastica sociale se c'è ancora un rifiuto per i bambini down», si indigna Luigi Cancrini. «No, la società non impara a comportarsi bene con i minorati - replica Jolanda Minoli, primario di Neonatologia all'ospedale Macedonio Melloni di Milano -. Sono favorevole all'intervento estetico e lo consiglio a chi nasce nel mio reparto. E i genitori che mi hanno dato retta telefonano ancora per ringraziarmi», [s. man.] // medico: l'intervento avviene in ospedali pubblici, non costa nulla Le associazioni dei disabili: crudeltà che non guariscono gli handicap L'attore Pascal Duquenne premiato a Cannes con Daniel Auteuil IL PREZZO DELIA DIVERSITÀ'

Persone citate: Agostino Silei, Anna Contardi, Carmen Rotoli, Daniel Auteuil, Feuerstein, Jolanda Minoli, Luigi Cancrini, Pascal Duquenne, Prezzo Delia, Reuven Feuerstein

Luoghi citati: Cannes, Germania, Israele, Italia, Milano, Roma, Stati Uniti