Il Messaggero volta pagina

Il giornale ceduto a sorpresa dalla Ferruzzi. Si dimette il direttore Anselmi: notizia improvvisa anche per me Il giornale ceduto a sorpresa dalla Ferruzzi. Si dimette il direttore Anselmi: notizia improvvisa anche per me Il Messaggero volta pagina Venduto a Caltagirone, bufera in redazione ROMA. Un anno fa ha acquistato II Tempo per 81 miliardi di lire, e, poco dopo, è diventato anche il maggior azionista della Edime, la società che gestisce II Mattino di Napoli, quotidiano attualmente in vendita, e al cui acquisto resta interessato. Ma ieri sera, a sorpresa, Francesco Gaetano Caltagirone, cugino del Caltagirone reso famoso da Franco Evangelisti, e dal suo «A Fra', che te serve?», ha acquistato per 356 miliardi II Messaggero. A vendere, è stata la Ferruzzi, il gruppo un tempo capitanato da Raul Gardini e che, super-indebitato, è stato preso in cura da Mediobanca. E nei bilanci Ferruzzi del 1995, gli ultimi disponibili, Il Messaggero era iscritto per un valore di circa 174 miliardi. La società precisa che si è arrivati a un prezzo, che di fatto è più alto di circa 180 miliardi, «dopo verifica della situazione patrimoniale al 31 maggio 1996». Da aprile '95 a quest'anno il più importante quotidiano romano ha aumentato la sua vendita di 9 mila copie: un successo, perché nello stesso periodo le vendite di altri quotidiani, in media, sono scese. Davanti al cambio di proprietà, il direttore Giulio Anselmi si è immediatamente dimesso. «Era un po' di tempo che la vendita del Messaggero era nell'aria - ha detto -. Ma la notizia è stata una cosa improvvisa. Sono stato informato che la proprietà che mi aveva affidato la direzione del giornale aveva venduto. E' buona nonna che quando cambia l'editore il direttore si dimetta». Solo tre giorni fa gli era stato garantito che il quotidiano, nonostante il piano di dismissioni del gruppo Ferruzzi, non sarebbe stato ceduto. Di rito, la nota con cui si annuncia che Anselmi manterrà «importanti incarichi nel gruppo Ferruzzi», e i ringraziamenti «per il contributo dato nell'opera di risanamento e sviluppo del giornale svolta con indiscussa ed elevata professionalità». La redazione ha subito programmato 7 giorni di sciopero, col sostegno della Federazione nazionale della stampa, nella persona del neo-segretario Paolo Serventi Longhi. La Fnsi ha stigmatizzato la vendita dell'importante quotidiano come «un atto di gravità eccezionale per i modi in cui la decisione è stata assunta e per le conseguenze che essa avrà nel sistema editoriale italiano... Una testata storica simbolo dell'informazione romana è stata ceduta improvvisamente e quasi di nascosto come se si trattasse della vendita di una mandria di buoi». Già oggi II Messaggero non sarà in edicola. Tra i nomi dei possibili direttori circola anzitutto quello di Bruno Vespa. In ogni caso, la successione non sarà facile: molti anni fa la redazione del Messaggero riuscì a contrastare, con efficacia, la nomina di Luigi Barzini junior. Da subito, dubbi sono stati espressi circa il nuovo editore, che è lo stesso del Tempo, l'altro quotidiano di Roma, di linea tradizionalmente conservatrice, e che versa in cattive acque. Gli ultimi dati di vendita forniti da Caltagirone parlano della flessione, in un anno, di 13mila copie, su un totale che comunque non supera le 84mila. Cinquantadue anni, sposato con Luisa Farinon, sorella di Gabriella, Francesco Gaetano Caltagirone ha contratto la passione per l'editoria da Stefano Romanazzi, il defunto imprenditore barese che editava La Gazzetta del Mezzogiorno e II Mat¬ tino. Nel 1990, Caltagirone era il sedicesimo contribuente romano, e dichiarava nel 740 un miliardo e 600 milioni di lire. Oggi è a capo di un grande gruppo, valutato attorno ai mille muiardi. Una valutazione approssimativa, perché Francesco Gaetano Caltagirone è un uomo che avvolge di riservatezza curiale i propri affari. Cresciuto all'ombra dei più noti e chiassosi cugini, è arrivato, nel 1978, ad avere un patrimonio di trecentomila metri cubi. E, dopo l'acquisto dall'Ili di Franco Nobili della Cementar, è diventato di fatto il più grande immobiliarista italiano. E' salito alla ribalta della cronaca proprio grazie agli investimenti editoriali. Nel 1989 entrò infatti, con una quota del 40 per cento, nella Fedit, la società editrice di Paese Sera. «Gli fecero credere che per pubblicare un quotidiano potessero bastare 6 miliardi all'anno», disse Giorgio Rossi che ne era il direttore. Da quel business, che fu essenzialmente fatto su richiesta di Armando Sarti, l'uomo d'affari che allora gestiva le attività editoriali del pei, Caltagirone uscì ricevendo in cambio la Baccina, società proprietaria di un grosso complesso edilizio nella via omonima. Andreottiano «sui generis», per lunghi anni, amico di Ettore Bernabei e Vittorio Sbardella, ma anche, e molto, di Silvano Pellini, che a Roma era il plenipotenziario delle cooperative dell'Emilia Rossa. Ma oggi, l'operazione di acquisto del Messaggero non sembra avere nessuna copertura dal fronte progressista. Immediate e negative sono state infatti le reazioni di Vincenzo Vita, attuale sottosegretario alle Poste, da sempre l'uomo con delega sull'editoria per conto di Botteghe Oscure, e di Giuseppe Giulietti, deputato pidiessino che è stato tra i più battaglieri giornalisti della sinistra alla Rai. Per non parlare poi della posizione di Sergio Bellucci, responsabile del settore informazione di Rifondazione comunista, che parla di «accaparrarsi continuo e costante di pezzi importanti dell'informazione». Stupisce meno, invece, che la Ferruzzi abbia venduto proprio a Caltagirone. Perché, comunque, è considerato uno degli uomini più liquidi, e cioè con una grande disponibilità di denaro. Antonella Rampino Il nuovo proprietario possiede già «Il Tempo» di Roma I giornalisti: sette giorni di sciopero Oggi il quotidiano non è in edicola • Limpero Caltagirone, leader nel settore immobiliare e costruzioni, ora acquista un ruolo di primo piano anche nell'editoria La sede del Messaggero in via del Tritone il presidente del gruppo Francesco Gaetano Caltagirone