Il Signore della cassa

il top manager nel mirino Il Signore della cassa Nel Biscione secondo solo a Silvio il top manager nel mirino MILANO O, inutile cercarlo nella foto simbolo dell'ultima estate. Quella dei manager del Biscione, uno dietro l'altro, pantaloncini corti e maglietta bianca, in fila dietro Silvio Berlusconi a fare jogging alle Bermuda. Non c'è, in quell'immagine, Giancarlo Foscale. Ci sono tutti, Confalonieri con gli occhiali, Galliani in Lacoste extralarge, Bernasconi capelli al vento, Letta che si gira a salutare, Dell'Utri ultimo a chiudere il plotone. Tutti gli uomini di Silvio. Ma non lui, il cugino, l'uomo più ascoltato, più influente tra i colonnelli di Berlusconi. Non lui, pacioso e cicciottello: poco sport, nessun amore per mare, vela, sudore e jogging, unica passione le auto. Uomo tranquillo, Foscale. Riservato. Tutto il contrario del vulcanico Silvio, qualche anno più giovane di Silvio ma solo per l'anagrafe perché, in realtà, basta guardarli uno a fianco all'altro, i due cugini, per immaginarsi il contrario e cioè che sia il quarantottenne Giancarlo, con i suoi capelli già grigi e l'andatura un po' curva, più vecchio di dieci anni. «Naturale complemento di Silvio», l'ha definito in tempi ormai passati Fedele Confalonieri. Naturale complemento ma in ruoli ben definiti. Scontato il ruolo di Silvio, da leader. Quello di Giancarlo anche: uomo dei conti, amministratore, responsabile finanziario. Così, fin dall'inizio dell'avventura del Biscione quando Silvio non era ancora «Sua Emittenza», l'Edilnord era una piccola società immobiliare, la Standa era di là da venire e l'impresa iniziava e finiva in due piccoli appartamenti di Foro Buonaparte, palazzo di proprietà della Cariplo. Comincia lì, in quelle poche stanze, l'avventura di Giancarlo, il tranquillo, alla fine degli Anni Sessanta. Laurea in economia alla Bocconi e poi dritto in azienda. L'azienda del cugino, ovviamente, che poi è cugino di secondo grado visto che mamma Valda è cugina di Rosa Bossi, mamma di Silvio. Nessun dubbio che, dopo Berlusconi, sia lui l'uomo che conta più di tutti in Edilnord quando in Edilnord, oltre a Silvio e a Giancarlo, c'erano sì e no altre cinque persone, segretarie e geometra compresi. E anche dopo, quando il gruppo si allarga, quando arrivano Paolo Berlusconi, il fratello minore, Marcello Dell'Utri, il re Mida della pubblicità, Adriano Galliani, il maestro delle frequenze tv, Fedele Confalonieri, l'uomo ombra, è sempre Foscale il numero due indiscusso. Gli altri sono i colonnelli che guidano le truppe alla conquista dell'impero. Lui è l'alter ego, manager sì ma soprattutto cugino, il massimo secondo il Berlusconipensiero dove l'intreccio familiare aziendale conta più di qualsiasi altra qualità. Un mix che fa di Foscale il naturale primo referente di Silvio, l'uomo con il quale decidere le cose da fare, il conoscitore dei segreti più segreti. L'unico in grado di consigliare prudenza e cautela, capace di frenare certe manie di grandezza, l'unico in grado di rispondere: «No, Silvio». Onnipresente, fin dall'inizio dell'avventura, Foscale. Tiene i contatti con le banche, redige i bilanci. Al suo fianco, da sempre, poche persone, fidate, Livio Gironi per fare un nome, Candia Carnaggi, la segretaria della prima ora che a un certo punto viene promossa responsabile della Fininvest service di Lugano da Berlusconi in persona, stufo, confessa chi sa, della gelosia della moglie di Foscale: la famiglia, prima di tutto. Anche la leggenda dei bigliettini di Foscale comincia in quelle poche stanze di Foro Buonaparte. Appunti, promemoria, tutto scritto, bigliettino dopo bigliettino: conti, numeri, dare e avere. Altri tempi, certo, quando i bilanci certificati erano un lusso che nessuno si permetteva. Normalità in piccole società di persona dove l'azionista è uno solo. La Fininvest verrà dopo, nel '78, con le sue 18 holding (poi diventeranno 22) che la controllano Holding italiana uno, due, tre... tutte amministrate da Luigi Foscale, papà di Giancarlo, ex dirigente d'industria, diventato (da pensionato) gestore del Teatro Manzoni. Della Fininvest Foscale figlio diventa subito amministratore delegato, giusto un gradino sotto il presidente Berlusconi. Vi resterà fino all'ottobre del '93, fino all'arrivo di Franco Tato, spedito di gran corsa dalle banche preoccupate dai debiti che non hanno freno. Se ne va, restando vicepresidente e presidiando la cassa, l'Istifi, la banca dove entrano ed escono i soldi, restando numero uno in Standa, il giocattolino acquistato per 900 miliardi dai Ferruzzi. A tradirlo, alla fine, sono proprio i leggendari bigliettini, uno, per Ulderico Consolo, dirigente dell'Isveimer destinatario di 4 miliardi e mezzo: «Richiesta di commissione con intermediario...». Armando Zeni Era già il «braccio destro» quando all'Edilnord c'erano solo sette persone Tradito dai bigliettini con i quali era abituato a gestire l'azienda A sinistra Silvio Berlusconi, qui sopra a un meeting fra Giancarlo Foscale e Vittorio Dotti

Luoghi citati: Biscione, Lugano, Milano