Rai, frenata del Polo di Maria Grazia Bruzzone

Rai, frenata del Polo Rai, frenata del Polo Riemerge lo scoglio dei 100 decreti GRANDI MANOVRE SUL CDA PROMA RODI nella sua replica a Montecitorio torna ancora sulla Rai. E ribadisce che «o si fa rapidamente una nuova legge, o i presidenti delle Camere dovranno provvedere in fretta a fare il nuovo cda». E va bene che il capo del governo parla con bonomia, e concede che «la legge non può escludere componenti fondamentali del nuovo Parlamento». Eppure il capogruppo di Fi Beppe Pisanu non apprezza affatto il passaggio, che legge come una sfida. E nella sua dichiarazione di voto risponde duramente, raccogliendo il guanto: «Provi il presidente del Consiglio a mettere in atto quel che dice: l'opposizione incautamente sfidata non gli lascerebbe fare passi avanti». Perché è vero che alla Rai e al suo nuovo cda il Polo tiene più di quanto voglia far apparire. E alla trattativa per la nuova legge di nomina sia più interessato che mai. Lo ha fatto capire lo stesso Berlusconi l'altra sera da Vespa, con le sue reiterate battute sulla Vigilanza «che dovrebbe essere considerata una commissione di garanzia e assegnata alle opposizioni, perché altri- menti ci sarebbe aria di regime», sul «conformismo dei responsabili Rai delle trasmissioni politiche» per finire sui «conduttori che, a parte Vespa, non hanno certo simpatie per il centro destra». E non è mistero che, da Fini ai Ccd, siano venute dichiarazioni di disponibilità a discutere della nuova legge. «Per forza - spiega Mauro Paissan, vicepresidente uscente della Vigilanza e candidato dell'Ulivo alla presidenza -. Il Polo preferisce la nuova legge che in un modo o nell'altro permetterebbe ai parlamentari di eleggere i loro uomini, i Meocci, i Del Noce, i Rositani. Mentre, se a scegliere fossero i presidenti delle Camere, si tratterebbe sicuramente di persone in qualche modo più qualificate». Preme al Polo la Rai dunque. E, in vista dell'incontro con i capigruppo di Camera e Senato chiesto da Violante, la trattativa è già cominciata. Cominciata e in una fase delicatissima, tanto che l'incontro, convocato per martedì è già slittato. E non stupisce. Perché il negoziato è in realtà ben più complicato di quel che sembra. Spiega Carlo Rognoni, vicepresidente dell'Ulivo del Senato: «Gli altri due tasselli sono il percorso per arrivare alle riforme istituzionali. E lo spinosissimo problema dei 100 decreti legge che il governo si trova a dover discutere rischiando, senza un minimo di accordo con l'opposizione, di passarci sopra un anno e più, senza poter fare altro». Anche perché, con tutti i parlamentari finiti ministri o sottosegretari, nelle varie commissioni la maggioranza rischia di trovarsi in minoranza. I 100 decreti, 94 per l'esattezza, altro che Rai, ridotta a merce di scambio. Sono i decreti il vero incubo del governo, che ha già da un pezzo cominciato a sondare il Polo attraverso il sottosegretario per i Rapporti col Parlamento Giorgio Bogi. Che un giorno sì e uno no parla con i Pisanu, i Tatarella, i Giovanardi per trovare una via di ridurli, accorparli, eliminarli, smaltirli. E, oggi zitto zitto, storce la bocca quando ascolta le parole del Presidente del Consiglio. 1100 decreti. Mentre il cauto Bogi sta cercando il modo di sbrogliare la matassa, Prodi si mette a fare il duro e viene a rompergli le uova nel paniere. Il forzista Peppino Calderisi, grande esperto di ostruzionismi cresciuto alla scuola di Pannella, non si fa pregare a ribattere. «Colpi di spugna sui decreti? Se li scordino. I decreti legge non sono lo stato di febbre di un corpo sano ma la cancrena di un sistema in collasso. Andreotti ne faceva 7 al mese, Dini 27 e ne ha lasciati in eredità 70. Perché altrimenti vorremmo la riforma? Noi siamo per il semipresidenzialismo proposto da Liberal. E' l'Ulivo che deve dirci che cosa propone». Pisanu, fuori dall'aula è un po' più diplomatico. «Prodi dice che "la Rai o si fa in fretta la legge, o provvediamo noi". Ieri al Senato ha detto che sulle riforme o c'è un'intesa o andranno avanti loro. Ma dove credono di andare? Con 240 parlamentari siamo in grado di inchiodarli a discutere decreti per almeno due anni». Maria Grazia Bruzzone Prodi: «0 una nuova legge rapidamente o i presidenti delle Camere dovranno provvedere subito» In serata subito vertice da Ciampi per l'aggiustamento dei conti pubblici Il presidente del Consiglio Romano Prodi