Le imprese sui prezzi non abbiamo colpe di Roberto Ippolito

Reazioni contrastantì alla relazione del governatore. Cofferati: sull'inflazione la penso come lui Reazioni contrastantì alla relazione del governatore. Cofferati: sull'inflazione la penso come lui Le imprese: sui prezzi non abbiamo colpe II sindacato: «E' uno dei nostri» ROMA. L'assemblea della Banca d'Italia è appena finita. I partecipanti tornano nei rispettivi uffici. E, dietro la propria scrivania, svelano il differente umore. Compiaciuto, il segretario della Uil Pietro Larizza prende un'insolita decisione. Invia una copia della relazione del governatore Antonio Fazio a tutti i dirigenti. Nella lettera di accompagnamento, Larizza definisce la relazione «molto illuminante» e «una fonte non sospetta» per capire cosa è successo negli ultimi anni. Larizza si riferisce al riconoscimento di Fazio per il contributo dato dai lavoratori, con la moderazione salariale, alla ripresa dell'economia. E' invece indispettito Giorgio Fossa, presidente della Confindustria. Arrivato all'Eur, nel suo quartier generale, chiama a raccolta i più stretti collaboratori. E assieme a loro prepara una nota ufficiale per replicare «all'allusione» di Fazio secondo cui «l'inflazione sarebbe tenuta alta dall'eccesso dei profitti». La Confindustria nega qualsiasi colpa delle imprese visto che «i prezzi sono fatti dal mercato in regime di concorrenza» e ricorda che «sono praticamente fermi ormai da molti mesi» i prezzi alla produzione che comunque nell'indice del carovita «pesano solo per il 20%». Nel contrastante stato d'animo di Larizza e Fossa si possono forse riassumere le reazioni al discorso di Fazio contenente gli elogi ai lavoratori per la politica dei redditi e il rimprovero alle imprese per i troppi profitti e i prezzi alti. Assaliti dai giornalisti dopo essere usciti dallo storico salone di Palazzo Koch dove il governatore ha parlato, i leader sindacali si mostrano addirittura entusiasti, gli imprenditori invece perlomeno perplessi e delusi per il mancato annuncio del calo dei tassi di interesse. Cesare Romiti, presidente della Fiat, avrebbe gradito una «maggiore accentuazione nella relazione sulla privatizzazione delle aziende», necessaria «per rilanciare la concorrenza» e quindi frenare i prezzi. Romiti riconosce al governatore di aver ragione per il contenimento del costo del lavoro nel 1995 «ma siamo in presenza adesso di un'accelerata» proprio mentre l'economia ristagna. Romiti si dice poi convinto che, per quanto riguarda i prezzi, Fazio non si riferisca alla Fiat: «Non ce l'ha con noi. I prezzi dei nostri prodotti sono molto più bassi di quelli della concorrenza internazionale». Per Leopoldo Pirelli non ha senso generalizzare: «La situazione è diversa tra un settore e l'altro». Aggiunge Guglielmo Moscato, presidente dell'Eni: «La politica dei prezzi non la fa l'Eni, i prezzi dei prodotti petroliferi rispondono a logiche internazionali». Mentre vanno a ruba le copie del discorso di Fazio (stampato in ventimila copie, un record), nel primo commento a caldo Fossa non risparmia una battuta: «Il governatore ha rilevato che i prezzi industriali fanno molto presto a salire e non a scendere, ma io rispondo che i tassi di interesse sono rapidissimi a salire e non scendono mai». Giampiero Pesenti non apprezza l'invito rivolto da Fazio alle imprese a far crescere i profitti «non per l'aumento dei margini ma per l'espansione della produzione». Pesenti dichiara esplicitamente di «non condividere» le parole del governatore: «Credo che la base produttiva sia già stata allargata da parte delle aziende». Carlo De Benedetti ritiene invece «condivisibile» il discorso di Fazio perché «l'aumento dei profitti deve essere indirizzato anche all'allargamento della base produttiva». Mentre gli imprenditori analizzavano le parole del governatore, i sindacati confederali facevano festa. Il discorso di Fazio appare «apprezzabile» a Sergio Cofferati, segretario della Cgil, «splendido» al leader della Cisl Sergio D'Antoni, «esempla- re» a Larizza. Cofferati, che deve preparare la relazione per il congresso della sua organizzazione, fa sapere: «Sulle imprese dirò anche di peggio». D'Antoni si appassiona, tanto da proclamare: «Abbiamo già iscritto ad honorem il governatore alla Cisl. E' uno dei nostri». Cofferati condivide le indicazioni di Fazio: «La via corretta per far scendere l'inflazione è la diminuzione dei prezzi come da tempo richiesto dai sindacati». In questo modo «le famiglie avrebbero maggiore capacità di spesa» e i consumi crescerebbero senza generare inflazione. D'Antoni vede nelle affermazioni del governatore «un giusto e forte richiamo a una politica sbagliata portata avanti dalle imprese, una politica che ha determinato più inflazione». Adesso c'è quindi «bisogno di un ripensamento, occorre abbassare i listini, dare un contributo vero come hanno fatto i sindacati». Larizza scherza dicendo che «10, 13, 15 e 19 rappresentano la quaterna vincente che i lavoratori italiani potranno giocare al lotto»; i numeri indicati rappresentano le pagine della relazione più apprezzate. Anche se con toni e osservazioni differenti, sia la Confindustria che i sindacati giudicano positivamente la parte del discorso di Fazio dedicata all'esigenza di adeguare lo Stato sociale, dai servizi all'assistenza. «L'invito a razionalizzare» piace all'associazione degli imprenditori. Cofferati rivendica i risultati importanti già raggiunti per la riforma delle pensioni. D'Antoni insiste sull'esigenza di «lavorare per rendere più efficiente il sistema e per non colpire i deboli». Roberto Ippolito Giorgio Fossa presidente Confindustria «I prezzi in regime di concorrenza sono fatti dal mercato» Sergio Cofferati «Un discorso splendido» Romiti: ma non parla di noi Pesenti: sui profìtti sbaglia Cesare Romiti «Nella relazione si parla poco di privatizzazioni»

Luoghi citati: Fazio, Roma