Gli INVIDIOSI COsì un sentimento antico diventa polemica culturale

Gli INVIDIOSI Gli INVIDIOSI Così un sentimento antico diventa polemica culturale •w IL successo è un pozzo senza fondo. Ad alcuni I non basta mai. Luciano De Crescenzo, autore I da 10 milioni di copie, si lamenta che i critici I non lo prendono in considerazione. Da buon * I napoletano che alla fattura ci crede, qualche maledizione l'avrà inviata? «Non ho mai augurato nulla di male a nessun collega - afferma solenne -; io non mi lamento perché i critici non mi recensiscono, ma perché non mi leggono. In un altro campo, quello erotico, un certo spirito invidioso me lo stimola Paolo Bonolis perché sta con Laura Freddi. Beato lui». Al contrario di De Crescenzo, lo scrittore Antonio Debenedetti è soddisfatto dei riconoscimenti critici, ma si dichiara invidioso: «Delle alte tirature e del successo mondano. Associo le une e l'altro a un modello di scrittore efficiente, abbronzato, poliglotta, che non passa tutti i giorni attraverso il tritacarne della nevrosi. Comunque penso che i massimi fomentatori dell'invidia nel mondo letterario non siano gli scrittori bensì i giornali e i giornalisti». A ciascuno la sua invidia. Il romanziere Franco Cordelli: «Quando ero giovane la mia invidia era un sentimento positivo. C'erano scrittori che ammiravo come Moravia e Gombrowicz e avrei voluto essere alla loro altezza. Oggi detesto le fame usurpate. Eco e Tamaro hanno quello che si meritano». [m. s.l Qui sopra Franco Cordelli, quindi Antonio Debenedetti e in alto Luciano De Crescenzo