Vede la mamma morire d'overdose

Vede la mamma morire d'overdose Vede la mamma morire d'overdose Genova: il dramma di un bimbo di 5 anni L'INFANZIA VIOLATA CGENOVA INQUE anni e un ricordo troppo triste con cui crescere. L'immagine della mamma, l'ultima che ha, che si avvia verso un luogo buio e non tornerà più. La storia di una morte per overdose raccontata dagli occhi di un bambino di cinque anni, figlio di una tossicodipendente. Aveva detto «basta» all'eroina per amore di quel figlio, che anche l'altra notte aveva voluto con sé. Prima di tornare a «farsi», perché «stava male». Un racconto in diretta di una morte quasi annunciata, fatta da un amico, che ha condiviso la serata di Franca, 33 anni, sino al tragico epilogo. Franca (nome di fantasia) aveva affrontato una terapia disintossicante. Nata a Ventimiglia, si era trasferita a Cairo Montenotte, nell'entroterra savonese. Lì aveva conosciuto il padre di suo figlio, si erano sposati, tutto sembrava andare per il meglio. Invece l'ombra dell'eroina ha portato le tenebre in quella casa. Oggi la gente lo dice a mezza voce, ma anche il compagno di Franca aveva avuto qualche storia di droga. Nell'oscurità è «sparita» mamma Franca. Chissà se Michele riuscirà a dimenticare una notte allo sbando, passata tra le braccia dell'imo e dell'altro, con quell'unica domanda che rimane senza risposta: «Dov'è la mamma?». La mamma è morta. Sono le 3,10 della notte di mercoledì. Franca è distesa a terra su una scalinata dietro a via Balbi, in quell'incrocio di morte che è, dopo il calare della se¬ ra, la zona tra la stazione Principe, la via dei palazzi dell'Università, ed il centro storico. I tossicodipendenti scendono nei «carrugi» a cercare lo spacciatore. Poi risalgono, verso un posto meno frequentato, per bucarsi in pace. Franca ha scelto una scalinata buia, dietro un hotel dal nome poco pretenzioso. L'amico che le era stato accanto sino a quel momento aveva ricevuto «istruzioni» precise. «Tieni il bambino, io vado a prendere la roba perché devo farmi». E Michele se ne stava lì, per la strada, a notte fonda, in compagnia di un amico di mamma. Pochi minuti dopo, la donna è «riemersa» dai vicoli di Prò. Passa di nuovo accanto all'amico e lo rassicura: «Ora vado in farmacia a comprare la siringa». E Michele che osserva quell'andirivioni. Anche l'adulto osserva. Vede Franca che va in farmacia. Ha la si¬ ringa con sé. Ritorna dall'amico e gli chiede ancora lui attimo di pazienza: «Tieni tu il bambino, torno subito». Non tornerà mai e quell'attimo diventa un'eternità. L'amico sa dove Franca si è diretta e lì la va a cercare, con il bimbo ùi braccio, a passo sempre più spedito. Quanto tempo sarà trascoreo? Difficile dirlo, in una situazione simile. Nei ricordi, un quarto d'ora o poco più. Franca è a terra agonizzante a qualche decina di metri da suo figlio, la sua più importante ragione di vita. Lo ha voluto con sé sino all'ultimo, lo avrebbe ripreso con sé se quel «torno subito» avesse avuto il potere dell'eroina. Invece no. Michele non deve vedere, ma ha già visto. Non deve sapere, ma ha già intuito. L'amico non sa come fare. Pensa di affidarlo ad una conoscente che abita in zona. Poi chiamerà l'ambulanza, accompagnerà Franca all'ospedale Galliera, si sentirà ripetere da più voci che è morta. E ora chi lo dirà a Michele? Nei suoi ricordi d'infanzia, resterà la notte di un incubo, da cui non c'è risveglio. Paola Cavaliero La donna aveva portato il piccolo con sé e lo ha abbracciato prima dell'ultimo respiro Un carrugio nel centro storico di Genova

Persone citate: Paola Cavaliero

Luoghi citati: Cairo Montenotte, Genova, Ventimiglia