«Non sono io il killer di Chiavari» di Pierangelo Sapegno

Cade la pista della gelosia e torna il mistero sul delitto della segretaria Cade la pista della gelosia e torna il mistero sul delitto della segretaria «Non sono io il killer di Chiavari i» L'ultima sospettata ha un alibi di ferro CHIAVARI DAL NOSTRO INVIATO Chiavari - come dire? • è un po' sconvolta dal suo delitto senza soluzione. Così l'ultima indagata, una radazza separata, madre di un bambino, quando l'ha saputo è corea dai carabinieri: «Io non c'entro. Se qualcuno non smentisce, lascio mio figlio e mi ammazzo». Le è andata bene. Ha trovato un sostituto procuratore garantista, Filippo Gebbia, e un capitano ! intelligente, Giuseppe Mogetta. I Era quasi un mese fa. Nada Cella, j la segretaria di Marco Soracco, il I commercialista più in vista di | Chiavari, fu trovata uccisa nel suo ufficio. Massacrata. Dissero che somigliava a via Poma, e fu da allora che Zazzaro, commissario di ps, cominciò a odiare i giornalisti «Via Poma è mai stato risolto», protestava. Appunto. Adesso che un mese se n'è andato via quasi tutto, s'è afflosciata pure l'ultima pista, quella che portava gli inquirenti dietro a una ragazza di 28 anni, madre di un bimbo, che imparava il liscio e il merengue assieme a Marco Soracco, alla scuola da ballo Odeon. Lei si sarebbe invaghita di lui, hanno raccontato i giornali. Le I hanno mandato l'avviso, le hanno i perquisito la casa e non hanno ! trovato quello che cercavano. CoI me se non bastasse la poveretta | aveva anche un alibi di ferro, ma I questo nei gialli che contano è ■ sempre un particolare ininfluen- ■ te. Niente da fare. Alla fine, si rij parte da zero. Da quel lunedì 6 I maggio, quando nel palazzo di via Marsala arrivò l'ambulanza della croce verde. Erano le 9,30. IL DELITTO. Pasquale Zazzaro, napoletano a Chiavari, fa una smorfia. Lieve torsione del collo, così. Mannaggia. Quella mattina Soracco aveva chiamato il 113, ina solo per farsi dare il numero di un'ambulanza. Gli agenti in via Marsala ci andarono per scrupolo. E quando videro la scena storsero il naso. Qui siamo tutti bravi e buoni, ma a loro questo sembrava tanto un omicidio. Zazzaro, invece, corse all'ospedale. «Dov'è quella che s'è fatta male?». Il medico genovese lo guardò come si guardano gli immigrati napoletani che non hanno capito bene una cosa. «S'e fatta male? Quella se s'è fatta male s'è buttata dal terzo piano e poi c'è passato sopra un carro armato». Zazzaro ci rimase come un commissario napoletano che ha fatto una domanda sba¬ gliata in una città vicino a Genova. Altro che incidente. Nel frattempo, nel palazzo di via Marsala, Marisa Bacchioni, la mamma di Soracco, pulisce le scale come se niente fosse. Arriva la polizia, ormai sa che si tratta di un delitto e trova il palazzo come nuovo. Cancellate le tracce, se c'erano. E la signora è pure un po' fiera, da queste parti, belan, facciamo le cose per bene e non perdiamo tempo. A. Zazzaro gli presero i tic. Lievi torsioni del collo. E da quel momento probabilmente il testimone Soracco cominciò a essere guardato con occhi diversi. Alla faccia dell'incidente, mannaggia. Nada Cella era stata uccisa. Partono le indagini. IL LUOGO. Dall'ufficio non è sparito niente, ma gli inquirenti non ci hanno mai creduto molto. L'arma del delitto potrebbe essere sempre stata lì dentro, già lavata e ripulita. La polizia ha in mano poco: un bottone di camicia da jeans, qualche capello scuro fra le unghie della vittima. Lo scontrino di un bar, ma non serve. Un anellino trovato per terra che non serve pure. E poi nel palazzo nessuno ha sentito niente. La Nada è arrivata alle 8,30 e l'unica che lo dice - sarà anche questa una coincidenza? - è una ragazza psicolabile, Luciana Signorini, che abita al secondo piano, e che non deve aver capito come vanno le cose da queste parti. Gli altri, niente. Quelli della Scientifica dicono: «Delitto tremendo, botte da orbi. E c'è stata pure lotta». Quindi urla e fracassi. Tutti gli abitanti del palazzo: «Io? Non ho sentito niente». Anche Soracco, il supertestimone, i! padrone dell'ufficio, ha visto poco e sentito meno. Chiamatele coincidenze. Il palazzo dei ciechi e dei sordi, sacramentano in commissariato. Dice Zazzaro: «Non è vero che i liguri non vedono e non sentono. Si fanno i fatti loro. Ma sanno tutto di tutti, sono sempre dietro la porta...». Niente paura. Nel palazzo di fronte è ancora peggio. In quei giorni muore di vecchiaia un pensionato e per 48 ore non se ne accorge nessuno, nemmeno la moglie. Fantastico. E 7 giorni dopo in tutta la via continuava a non saperlo nessuno. «E' morto? Non lo conoscevo», ripeteva la gente ai cronisti. L'INCHIESTA. Gli unici che parlano sono i giornalisti. A Zazzaro fanno 'na capa tanta. E parla anche Marco Soracco, che adesso deve raccontare la sua vita, le sue timidezze, i suoi amori se ne ha avuti o no e perché no. Gli amici che gli telefonano, lo rimproverano: «Hai visto? Dovevi star zitto, non dovevi far il testimone». Come se uno potesse trovare mi cadavere nel suo ufficio e andarsene a pesca facendo finta di fare un altro lavoro. Il triste, però, è che i peggiori molte volte ci azzeccano. Soracco viene indagato e allo stato delle indagini è l'unico vero indiziato dell'inchiesta. Adesso se ne sta chiuso in casa, lavora nella sua camera da letto, e non va più a scuola di danza. Tanto non era neppure troppo bravo, dicono. Ballava come se facesse le preghiere. I SOSPETTI. Però, su di lui non hanno trovato molto. Probabilmente l'ha messo nei guai la mamma. Ma come, una «scignua» che si mette a lavare le scale? E poi si cerca dappertutto, e cade tutto. Per 6 ore hanno torchiato Stefano, un laureato in legge che fa pratica in uno studio di Chiavari e che frequenta la palestra dove andava Nada. Avevano trovato un file, Stefan, nel computer di Nada. S'è preso un tale spago che s'è rivolto a un avvocato. L'ha fatto quando non ce n'era più bisogno. Poi, la pista della ragazza. Qualcuno l'aveva vista andarsene di corsa quella mattina da via Marsala, un po' sconvolta. L'hanno pedinata e seguita. Ma non c'era niente. Così il giallo continua. Ma a Chiavari dicono che i gialli vanno bene a leggerli. Pierangelo Sapegno Il commercialista Marco Soracco e la vittima Nada Cella

Luoghi citati: Chiavari, Genova