In Corsica santabarbara del Tirreno di Enrico Benedetto

l'isola Infuria la faida tra na2ionalisti, ogni notte colpi di mitra contro le caserme, minacce a Parigi In Corsica, santabarbara del Tirreno Comincia l'estate delle bombe l'isola di vacanze e attentati OCALVI TTOMILAQUATTRO CENTODUE attentati, 51 omicidi politici, oltre 500 guerriglieri con arsenale da guerra (bazooka compreso). Ulster? No, Corsica. In vent'anni, l'Ile de Beauté ha collezionato danni per cinquemila miliardi. 0 più. E i pennacchi di fumo qui non testimoniano cerne nella vicina Sardegna - incendi boschivi più o meno dolosi, ma villaggi, hòtels, ville dinamitati. Perché la «tassa rivoluzionaria» è meglio pagarla. Eppure a pronunciare la parola «Terrorismo», i bravi isolani sussultano. Non che prendere a sventagliate di mitra le gendarmerie nottetempo - succede quasi ogni sera da inizio mese - paia loro uno svago come windsurf, minigolf, deltaplano e le varie attrazioni per turisti in cerca di brivido. Ma spaventerebbe i tedeschi, colonizzatori primaverili pronti a immergersi nelle limpide acque incuranti dei nevai che ancora incorniciano Calvi la Bella. E, da fine giugno, gli italiani. Cui si perdonano volentieri i trascorsi coloniali (Genova, Pisa, sino all'occupazione fascista). Perché, d'accordo, il Marco regna. Ma è sparagnino. Vuoi mettere una bella, volenterosa mancia in lirette? E allora chiamiamoli solo «bombaroli». Che fa ruspante, ecologico addirittura. Il governo francese non chiede altro. Si evoca «la violenza insulare», mai i terroristi. «Noi li conoscevamo, quelli» mi dice Hans, 42 anni, tornitore in Assia. «Uccideva, la Rote Armee Fraktion». Inutile ricordargli come i suoi folclorici emuli, fra gendarmi e legionari, ne abbiano stirati dieci. E che malgrado i 3 assassinii quotidiani in voga nel '700 - trentamila in un decennio, e mentre l'Illuminismo sbarcava a Parigi -, la hit parade del crimine nazionale le concede tuttora la palma. Salvo i «figatelli» in campo gastronomico, l'export della lingua corsa «paleotoscano» sentenziano i ricercatori -sul Continente seleziona termini che ogni buon dizionario transalpino ormai recepisce, ma di cui non andare orgogliosi. «Faida», «clan», «vendetta». E se nessuno, o quasi, accusa l'Ira di praticare il brigantaggio male endemico: la ghigliottina giustiziò gli ultimi banditi nel '35 - le malversazioni finanziarie, e talentuosi raggiri alla Cee, la galassia patriottica insulare suggerisce pericolose analogie. Cinque le sigle solo tra i movimenti clandestini. Che per far numero nelle riunioni in maschera (passamontagna, t-shirt nere, fucile d'ordinanza) alle quali usano convocare stampa e tv, affitterebbero ragazzini-comparse a 200 franchi l'uno. Vederli sterminarsi fra loro è un vecchio sogno. E spiega, almeno in parte, il non intervento poliziesco. Viva l'autoregolamentazione del mercato. Ma si sa, il liberismo ha i suoi limiti. E poi, la situazione è davvero grave. Che un turista corra meno rischi di farsi sparare a Bonifacio, mettiamo, che sugli Champs-Elysées, è indubbio. E rassicura Hans. Ma altri indizi, troppi, mostrano che l'ingovernabilità locale è a livelli da allarme rosso. Così dopo Balladur, con le sue timide aperture, è Juppé a tremare. A Calvi, patria di «Cristofanu Columbu» - così vuole tradizione: lo sbarco nelle Antille con 20 bull dog corsi che terrorizzarono gli Amerindi ne proverebbe le origini extragenovesi - Orazio Nelson perse un occhio ma non la testa. Matignon sì. Perlomeno ad ascoltare i suoi detrattori. La Francia chiracchiana tratterebbe sottobanco la Pax Corsa promettendo amnistie. Ne sa qualcosa MariePierre Sainte, tignoso giudice istruttore. Aveva, l'ingenua, ordinato alla Gendarmerie di intercettare tal Jean-Michel Rossi. Ma il governo - attraverso la prefettura - intervenne per bloccare l'affaire. I reati erano sì comuni. Ma non l'uomo. Leader autonomista, dunque intoccabile a meno di incorrere nelle rappresaglie dei vari Fnlc. Episodi simili parrebbero correnti. Nessuno perquisisce i miliziani dell'ala dura quando con la calibro 9 in tasca si presentano all'Assemblea Nazionale Corsa per seguirne le discussioni-chiave. Quanto ai famosi 8000 ordigni, beh deve averli messi lo spettro dell'Ammiraglio inglese: neppure 10 fermi, si mormora. Insomma, come stupirsi nel vedere i flic scendere in strada poche settimane fa appena per rivendicare il diritto a combattere il crimine senza lacciuoli? «Lasciateci arrestare in pace»: bizzarro spettacolo. De- vono essere candidi utopisti. E ignorare che, ad esempio, in una delle rare perquisizioni carcerarie, invece della classica lima ecco saltare fuori 5 telefonini. E 2 scanner. I reclusi li utilizzavano per captare le conversazioni via radio tra pattuglie e Centrale. Hobby non proprio innocuo. Ma se l'ex premier Raymond Barre tuona «Vogliono l'indipendenza? Che se la prendano» (e con lui 39 francesi su 100), Alain Juppé preferisce far vagheggiare ai nativi una Corsica duty free. L'esorcismo ha nome «Zona franca». 0 meglio l'aveva. Proprio ieri sera due ministri - Jean-Claude Gaudin e Alain Lamassoure - in visita pastorale per aprire la via all'inquilino di Matignon, incrinavano gli entusiasmi affaristici annunciando che bisognerà trovare una formulazione più rispettosa della normativa europea. Detassare sì, ma cum judicio. E senza che il fiorente banditismo indigeno ne approfitti per servirsi. Le prime reazioni sono astiose. Alla «ingannati dalla perfida Marianne». Non mancheranno le rituali minacce e gli ultimatum di «colpire al cuore il nemico». Con attacchi terroristici, pardon artigianalmente velleitari, su Parigi. Se almeno, tra le mille rivendicazioni, ci fosse quella di un referendum per staccarsi dalla matrigna d'oltremare. Macché. L'indipendentismo lo perderebbe in maniera clamorosa. Più numerosi, al limite, i francesi che vogliono sbarazzarsi della Corsica. Meglio mungere, sostengono i profittatori. Vivere di assistenza. E magari, non paghi, fare la cresta. Tariffe incluse. Come osserva il portavoce ps Jean Glavany: «Qualcuno mi dovrà pur spiegare perché costa più caro andare in Corsica che ad Istanbul». Enrico Benedetto Il premier Juppé tenta di imporre la pace promettendo amnistie e detassazioni ma il terrore separatista torna in azione

Persone citate: Alain Juppé, Alain Lamassoure, Balladur, Claude Gaudin, Columbu, Jean Glavany, Michel Rossi, Orazio Nelson, Raymond Barre