Netanyahu vittoria al rallentatore

Mancano ancora centocinquantamila voti da scrutinare, ma la Destra Mancano ancora centocinquantamila voti da scrutinare, ma la Destra Netanyahu, vittoria al rallentatore Ma il leader del Likud già prepara il governo TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Il leader del Likud Benjamin Bibi Netanyahu è da ieri impegnato in consultazioni per la formazione di un nuovo governo dopo che al termine dello spoglio dei voti si è trovato in vantaggio dello 0,7% rispetto a Shimon Peres. Prima della pubblicazione ufficiale dell'esito del voto dovranno essere ancora contate 150 mila schede deposte nelle urne da militari, marinai, diplomatici, ricoverati negli ospedali e detenuti. Ma in Israele nessuno ha più dubbi: gli accordi di Oslo con l'Olp sono stati bocciati dall'elettorato israeliano che ha premiato chi non li ha mai voluti, cioè Netanyahu, e chi oggi minaccia già di riconsiderarli. «L'esito del voto - ha osservato Ran Cohen, un dirigente del Meretz (sinistra sionista) - rappresenta una dolce vittoria per gli islamici di Hamas e per Yigal Amir (l'assassino di Rabinl che oggi possono compiacersi di aver saputo ostacolare la realizzazione degli accordi di Oslo». «Quegli accordi - ha chiarito già ieri Rafael Eitan, uno dei dirigenti della coalizione Likud-Ghesher-Zomet - non rispecchiano affatto la nostra filosofia. Dovranno necessariamente essere rivisti». Netanyahu, molto più prudente, ha subito emesso un comunicato in cui si dice seriamente impegnato a portare avanti il processo di pace con i Paesi arabi vicini e con i palestinesi e ad approfondire le relazioni diplomatiche fra Israele ed alcuni Paesi arabi. Ma nei Territori l'apprensione per il ritorno al potere del Likud è viva. Il ridispiegamento israeliano fuori da Hebron, che doveva essere completato entro il 28 marzo, probabilmente non si farà: il Partito nazional-religioso, uno dei grandi vincitori delle elezioni, ha già chiesto a Netanyahu di mantenere il controllo su Hebron. Il direttore generale del Likud, Yvet Liebermann, già ieri si è recato a Hebron nella Tomba dei Patriarchi per ringraziare l'Onnipotente della tanto sospirata vittoria elettorale. E i coloni nei Territori cantano vittoria: «Cominceremo subito a fare pressioni ha anticipato Israel Harel, un dirigente del movimento del coloni - affinchè il disumano congelamento impostoci dai laboristi sia abolito e affinché ci sia consentito di estendere i nostri insediamenti. Vogliamo portare in Cisgiordania migliaia e migliaia di ebrei». In casa laborista molti ministri non riescono a capacitarsi di doversi separare dai loro dicasteri. Mentre Peres continua a mantenere un assoluto riserbo in attesa di conoscere il verdetto definitivo dell'elettorato, alcuni suoi compagni di partito - Ehud Barak (Esteri), Avraham Shohai (Finanze) e Benyamin ben Eliezer (Edilizia) - hanno già ventilato l'ipotesi di un governo di unità nazionale con il Likud. Barak, in particolare, ambisce ad essere nominato ministro della Difesa. In teoria, un'intesa Likud-laboristi sarebbe auspicabile data la grande frammentazione del quadro politico alla Knesset. «Una situazione di tipo italiano», ha notato il quotidia- no Yediot Ahronot. «Un tempo c'erano grandi partiti attorno ai quali giravano satelliti. Adesso abbiamo tanti satelliti, privi di un asse centrale». Ma Ariel Sharon - l'uomo che ha garantito il successo a Netanyahu grazie ai suoi sforzi di ottenere l'appoggio massiccio dei rabbini ortodossi - ha già anticipato che la coalizione di governo del Likud sarà composta inizialmente dai partiti religiosi e ortodossi. «Se poi i laboristi vorranno aggregarsi...». Nella via King George di Tel Aviv, davanti alla sede del Likud, ieri c'è stata festa grande: per quasi tutta la nottata di mercoledì gli exit poli della televisione avevano dato Peres per vincente, sia pure di strettissima misura. Poi, alle ore piccole della nottata, la tendenza si era gradualmente invertita e alle sette di mattina di ieri il sorpasso si era finalmente materializzato: 50,3 per cento a «Bibi», 49,6 per cento a Peres. Aria mesta, invece, nella piazza Rabin antistante il municipio di Tel Aviv dove i simpatizzanti della sinistra sono convenuti con grandi cartelli su cui avevano scritto: «Shalom, shalom» (addio, pace) e «Rabin, ti hanno ucciso di nuovo». Entusiasmo delirante invece fra i coloni della Cisgiordania dove l'esito delle elezioni è stato interpretato quasi in termini metafisici come una grande Redenzione concepita dall'Altissimo per ripagare i coloni di tante tribolazioni patite durante l'Intifada e in seguito all'inopinat? apertura di Rabin a Yasser Arafat. «Giustizia è stata fatta» esultava ieri Canale 7, la emittente pirata dei coloni. Nell'attesa di apprendere i risultati definitivi, Netanyahu si è già messo al lavoro per dare un volto al suo futuro governo. Alla Difesa i candidati più in vista sono l'ex ministro della Difesa Moshe Arens, il generale Yitzhak Mordechai e il sindaco di Gerusalemme Ehud Olmert. Agli Esteri vorrebbe tornare David Levy, ma Netanyahu forse gli preferisce il pacato ex ministro della Giustizia Dan Meridor. In Libano la situazione è sempre assillante. In un nuovo agguato di guerriglieri Hezbollah quattro soldati israeliani sono rimasti uccisi, secondo fonti libanesi, e altri cinque sono stati feriti. E all'orizzonte di Netanyahu si profila già l'imbrogliata matassa di Hebron: se Israele non mantenesse fede ai suoi impegni, minacciano fonti palestinesi, innescherebbe subito accese manifestazioni di protesta, e forse una nuova Intifada. Aldo Baquis I coloni esultano «Moltiplicheremo gli insediamenti in Cisgiordania» In Sud Libano 4 soldati uccisi in un agguato di Hezbollah Questo il comunicato letto ieri alla stampa dal portavoce del leader del Likud, Dany Naveh: «Benjamin Netanyahu si sente personalmente profondamente impegnalo a proseguire il processo di pace tra lo Stato di Israele e i suoi vicini, compresi i palestinesi. Si impegna inoltre a operare per approfondire i rapporti di pace tra Israele egli Stati arabi con cui ha già relazioni pacifiche, «Negli ultimi anni nella società israeliana sono emerse profonde spaccature tra le sue diverse componenti. Egli ritiene perciò di primaria necessità operare per avvicinare i cuori, superare i divari e riportare nel Paese un senso di unità". «Bibi» Netanyahu e l'esultanza dei suoi fans [FOTO ANSA.REUTER]