Melville «migliorato» a colpi di tagli

Uguale sorte era già toccata a libri di Fitzgerald e di Hemingway IL CASO. Negli Usa torna «Pierre», largamente rimaneggiato: fin dove può spingersi l'editor? Melville «migliorato» a colpi di tagli G| LI anni tra il 1850 e il 1852 furono anni febbrili per Herman Melville. Nell'agosto del 1851 I aveva completato nella «fornace babilonese» di New York il suo capolavoro, stremato di fatica e di preoccupazione per i debiti. Sapeva tuttavia che Moby Dick avrebbe difficilmente conquistato il pubblico, e con l'amico Nathaniel Hawthorae si sfogava dicendo «i dollari mi dannano; e quello che più mi importa di scrivere è messo al bando, perché non rende». E subito dopo il fiasco di Moby Dick, che aveva lasciato i critici sconcertati, si era gettato in quell'altro ambiziosissimo progetto, ancor meno fortunato, Piare o Le ambiguità, che la critica non esitò a definire l'opera di un pazzo, e che gli alienò definitivamente le simpatie dei lettori del suo tempo, disposti ormai a ricordarlo soltanto come l'uomo che aveva vissuto tra i cannibali di Typee. Si sa che da allora in poi Melville visse male, si limitò a scrivere cose brevi, pubblicò a sue spese dei libri di poesia, lavorò una ventina d'anni come sorvegliante dei moli di Harlem e sopravvisse al suicidio di un figlio e alla morte di un altro per morire nel 1891 quasi dimenticato. Quanto a Pierre, al contrario di quel grande libro che è Moby Dick, è rimasto a testimonianza della sua sconfitta. Ora però anche questo complesso romanzo viene rivalutato, sulla scia della moda che ha portato negli ultimi anni al rinnovamento di altri testi d'autore come The Last Tycoon di Fitzgerald - trasformato in The Love ofthe Last Tycoon - e The Garden of Eden e The Dangerous Summer di Hemingway, ricostruiti sulla base dei taccuini. Grazie infatti a una attenta operazione di editing Pierre viene adesso riproposto addirittura come un capolavoro da iscrivere nell'elenco dei classici americani. Si potrebbero sollevare delle obiezioni sulla legit- timità di un simile intervento. Ma per chi l'ha realizzato evidentemente il fine giustifica i mezzi. Con 150 anni di ritardo, infatti, un editor ha fatto il lavoro che, si sostiene, andava fatto nel 1852, al momento della pubblicazione di Pierre. Cioè lo ha generosamente tagliato (del 13 per cento), rendendo più omogeneo quel testo che aveva scandalizzato la società americana, e lasciato i più stupefatti. La trama di Pierre tocca infatti il tema dell'incesto. All'inizio viene descritto il giovane Pierre Glendinning che cresce in una casa agiata nello Stato di New York, accudito in modo fin troppo amorevole da una madre vedova (i due si chiamano fra loro fratello e sorella). Poi la storia si fa più cupa, quando Pierre abbandona la fidanzata Lisa per una ragazza poverissima, Isabel, di cui è innamorato e che dirà di essere sua sorella, figlia illegittima dello stesso padre, anche se la £ cosa non sarà mai provata. Lisa, per amore, raggiunge i due fratelli a New York per vivere con loro. Tutti e tre moriranno in circostanze assai drammatiche. L'editor Hershel Parker, che è uno dei più affermati studiosi di Melville negli Stati Uniti nonché autore di una sua attesissima biografia il cui primo volume sarà pubblicato l'anno prossimo, ritiene che l'errore commesso dallo scrittore in Pierre sia stato quello di seguire due strade: la prima, quella che porta al percorso di un'anima piena di ideali ma delusa, e al suo confrontarsi con il mondo; la seconda, nella parte in cui Pierre, diseredato dalla madre, tenta la fortuna come scrittore a New York, quella in cui si riversa tutta la frustrazione e l'amarezza dello stesso Melville riguardo i propri insuccessi. Sostenendo che le due parti sono state scritte in momenti diversi e non si amalgamano, Parker ha semplicemente eliminato la seconda. Il problema però è che lo studioso non ha potuto far questo lavorando sul manoscritto, come avrebbe dovuto, perché non esiste più. E quindi ha lavorato solo sulla base di un'intuizione, senza prove che le invettive di Pierre contro gli editori siano davvero state aggiunte al testo solo in un secondo momento. Va da sé che un intervento così arbitrario su un testo di un autore sacro come Melville non ha tardato ad accendere le polemiche. Da un lato c'è chi dice che Pierre ne ha tratto giovamento, al punto di meritare finalmente d'essere annoverato tra i capolavori della letteratura americana. E dall'altro chi rifiuta un'operazione che chiama «proposta editoriale presentata in forma di testo», e consiglia di tenersi all'originale, con tutti i suoi difetti. Ma un fatto è certo: di Pierre si è tornati a parlare come di un libro da leggere e i cui pregi riconsiderare. E questo in parte riscatta la frustrazione del suo autore, liberandolo dal veleno che secondo Parker lo aveva condannato. Livia Manera Uguale sorte era già toccata a libri di Fitzgerald e di Hemingway g3 per cento), rendendo iù omogeneo quel testo he aveva scandalizzato a società americana, e asciato i più stupefatti. La trama di Pierre toca infatti il tema dell'inesto. All'inizio viene escritto il giovane Piere Glendinning che crece in una casa agiata ello Stato di New York, ccudito in modo in troppo amoreole da una madre edova (i due si hiamano fra loro ratello e sorella). oi la storia si fa iù cupa, quando Pierre abbanLisa per una ma, Isabel, de che dirà di figlia stesso £ cosa nvata. raggiuNew Yloro. Tno in drammaticheL'editor Hè uno dei piùsi di Melvillnonché autorsissima biogvolume sarà prossimo, ricommesso dPierre sia stare due stradeche porta al nima piena de al suo comondo; la sein cui PierreUguale sgià toccadi Fitzgee di Hem Qui a fianco Ernest Hemingway, nella foto a destra Francis Scott Fitzgerald Herman Melville visto da Levine: l'autore di «Moby Dick» morì in povertà