Muore di sete il giardino di Goethe di Carlo Grande

Muore di sete il giardino di Goethe Allarme rosso a Padova: un cantiere prosciuga la falda acquifera Muore di sete il giardino di Goethe Alberi centenari in pericolo nell'antico Orto botanico A PADOVA LLARME all'Orto botanico più antico d'Italia, il «Giardino dei Semplici» di Padova: a pochi metri dalla «palma di Goethe», che ispirò al poeta tedesco la teoria sulla metamorfosi delle piante, gli alberi stanno morendo. In pochi giorni un tasso è diventato legna da ardere, completamente seccato. Vicino, il più antico cedro dell'Himalaya d'Europa, piantato nel 1822, sta appassendo per carenza d'acqua, Stessi sintomi per una sequoia secolare, le cui foglie stanno ingiallendo proprio nella stagione vegetativa più intensa. Imputati, i lavori a ridosso del confine di Sud-Est, dove si stanno costruendo 26 mila me- tri cubi di palazzine e condomini alti tre-quattro piani: lo scavo dei garage ha intercettato una falda acquifera e sono state messe in azione le pompe di drenaggio. Risultato: il livello della falda si è abbassato, assestando un colpo tremendo ai due ettari di verde più preziosi d'Italia. «Se è come temo, mezzo orto ha subito un danno irreparabile», spiega Patrizio Giulini, docente dell'Ateneo padovano e membro del Comitato nazionale per il giardino storico. Giulini, che si era già battuto per tenere ad almeno 30 metri dal perimetro dell'Orto botanico il cantiere (originariamente la distanza doveva essere solo di sei metri) ha presentato un esposto in procura: «Il limite di profondità degli scavi era di 3 metri e 50, la falda.è stata trovata a 4 metri e 50. Le pompe del tipo usato, inoltre, hanno una potenza superiore a quella ammessa. Se chi ha firmato il progetto e diretto i lavori è responsabile, spero che venga ra- diato dall'Albo degli architetti». Prosegue dunque nel peggiore dei modi l'assedio urbanistico che dall'inizio del secolo stringe il gioiello verde fondato con un decreto della Serenissima nel 1545. L'anno scorso, in occasione dei 450 anni dell'Orto botanico, aveva preso posizione contro i lavori anche Ippolito Pizzetti, docente all'università di Venezia, uno degli architetti del verde più famosi in Italia: «Gli amministratori sono ciechi e gretti: il Comune avrebbe dovuto provvedere per tempo, bandire un concorso internazionale per ampliare l'Orto, anche a costo di espropri. I beni culturali in Italia sono trattati in modo brutale. Siamo un Paese del Terzo Mondo. Anzi, del Quarto». L'Orto botanico non è solo una fonte di reddito - in quanto richiama migliaia di turisti - e un simbolo della storia italiana: svolge ricerche culturali e scientifiche di prim'ordine, pubblica i Quaderni del giardino storico. Uno degli ultimi numeri era dedicato ai giardini nel cinema, da L'anno scorso a Marienbad di Resnais a Shining di Kubrick. Un recente libro di Marsilio (L'Orto botanico di Padova, 1545-1995, a cura di Alessandro Minelli), oltre a illustrare le rarità del Giardino, ripercorre i fasti del vicino Ateneo, dai primi studi di Nicolò Copernico e Galileo Galilei. Ma è un momento infelice per i monumenti padovani: la Corte dei Conti ha appena spedito un «conto» di un miliardo e mezzo a 33 amministratori, per il danno causato alla città con la costruzione del «famigerato» avancorpo al Museo degli Eremitani, a pochi passi dalla cappella degli Scrovegni con gli affreschi di Giotto. Quanto all'Orto botanico, per il momento i danni sono di almeno un miliardo. Ammesso che si possa quantificare il valore di monumenti arborei uni¬ ci al mondo: anche gli alberi, come i palazzi e i castelli italiani più celebri, hanno fatto scrivere pagine di cultura. Sono gli alberi consacrati dalla mitologia, dalle fiabe e dalle leggende popolari; gli alberi di Piero della Francesca, di Leonardo, di Dante e Vivaldi. Chissà cosa direbbe Goethe, assiduo frequentatore degli orti botanici italiani, che si attardava per ore - come scriveva Sciascia - nell'orto botanico di Palermo in cerca dell'Urp/Ianze, la pianta originaria. «Gli italiani non amano gli alberi», disse Stendhal. «Faremo ridere o piangere mezza Europa», commenta amaro Giulini. Carlo Grande Esposto in procura «Un danno irreparabile» Un'immagine dell'Orto botanico di Padova. Venne fondato dalla Serenissima nel 1545 />