Phoney Money, indagato il consigliere di Clinton di Claudio Laugeri

Phoney Money, indagato il consigliere di Clinton Aosta, interrogato il faccendiere Ferramonti Phoney Money, indagato il consigliere di Clinton Sotto inchiesta anche il numero due della Finanza: false dichiarazioni alpm AOSTA. Il numero due della Guardia di finanza, generale Michele Mola, è sott'inchiesta per false dichiarazioni al pm e favoreggiamento. La decisione è del sostituto procuratore del tribunale di Aosta, David Monti, che coordina le indagini sull'operazione «Phoney money»: truffe «virtuali» per 20 mila miliardi in tutto il mondo scoperte intercettando telefoni e fax di un piccolo ufficio ad Aosta. La scorsa settimana, il magistrato e alcuni collaboratori sono andati a Roma e hanno messo a verbale le dichiarazioni di alcuni «indagati». Tra questi, il generale Mola. «Continuano a trapelare notizie circa il mio coinvolgimento in fatti rispetto ai quali sono del tutto estraneo. In proposito aggiungo di essere stato destinatario di un avviso di garanzia perché come si legge nel provvedimento stesso fui insignito di una onorificenza dell'Ordine dei Cavalieri di Malta», spiega. Il generale Mola respinge ogni accusa: «Sono amareggiato ma posso dire con tranquillità che non ho mai violato i miei doveri di ufficio o comunque discendenti dal mio stato. Sono pronto a ribadire in ogni sede la mia estraneità a ciascimo dei fatti che mi vengono attribuiti». Nell'ipotesi degb mo^uirenti, anche un altro personaggio illustre farebbe parte dell'Ordine dei Cavalieri di Malta: Enzo De Chiara, consigliere per gli Affari Internazionali del partito repubblicano americano e amico del presidente Clinton. Da una decina di giorni, anche lui è iscritto nel registro degli «indaga- Gianmario Ferr monti ti»; i reati ipotizzati sono favoreggiamento e violazione del segreto d'ufficio. Tutto collegato a Gianmario Ferramonti, ex leghista e buon amico deU'italoamericano De Chiara, che avrebbe ricevuto dall'amico d'Oltreoceano una «soffiata»: De Chiara 10 aveva avvertito delle indagini su di lui, delle intercettazioni sul suo cellulare. Ieri, Ferramonti è stato interrogato per quasi 7 ore negli uffici della procura aostana. «Sono stato convocato per un confronto con Bossi. Lui aveva impegni più importanti e non si è presentato. Ma insisto e insisterò perché questo confronto ci sia» ha detto. Motivo del contendere tra il «senatur» e Ferramonti è una cena avvenuta all'epoca del governo Berlusconi tra l'ex capo della polizia Vincenzo Parisi, De Chiara, Bossi, lo stesso Ferramonti e Roberto Maroni, «candidato» al ministero dell'Interno. «Ero là per presentare Bossi e Maroni a Parisi» dice l'ex leghista. Ma Bossi sostiene che avrebbe voluto «sistemare» Maroni al ministero della Difesa, poi affidato a Previti. «Menzogne, le faremo ingoiare a chi le ha tirate fuori» taglia corto l'uomo che si definisce «un patriota». E come spiega quel fax mandato a De Chiara per segnalare 11 «pericolo» di una possibile nomina del pidiessino Pino Arlacchi alla «supervisione» dei servizi segreti? «Il mio schieramento politico non lo riteneva opportuno». Claudio Laugeri Gianmario Ferramonti

Luoghi citati: Aosta, Roma