Saxa Rubra divisa Gli attendisti a destra ma la sinistra ha fretta di Maria Grazia Bruzzone
Gli attendisti a destra ma la sinistra ha fretta Sax® Rubra divisa Gli attendisti a destra ma la sinistra ha fretta ROMA. Clemente Mimmi passeggia per il Transatlantico in compagnia di uno dei suoi inviati, ma nega di esser lì per saperne di più sui destini della Rai e del suo Tg2. Il conduttore «ulivista» del Tgl Giulio Borrelli si limita a dire «Diamo tempo al tempo», ma ammette l'urgenza di dare nuovi vertici a una Rai sempre più allo sbando. «Si dovrebbero impostare i palinsesti della prossima stagione. Invece si chiudono trasmissioni come Tv7 e non si sa se e quando riapriranno» racconta. Il «polista» Piero Vigorelli, uno dei più assidui dei «passi perduti», la pensa in modo opposto: «Una soluzione provvisoria sarebbe peggio di nessuna soluzione, perchè la legge andrà comunque cambiata e l'azienda aspetta certezze, che solo una legge può dare». Pezzi di Saxa Rubra transitano per Montecitorio, aspettando che si compiano i destini della tv pubblica. E Borrelli e Vigorelli, a guardai" bene, riflettono due scuole di pensiero che oggi si intrecciano, nella politica come alla Rai. Da una parte i «frettolosi», che enfatizzano lo «sfascio» della Rai e chiedono nuovi vertici subito. Dall'altra gli «attendisti», che puntano a tempi lunghi con priorità alla legge. A questi finisce per ascriversi anche il partito Rai degli «inamovibili». I quali sostengono che in fondo, con la nomina di un nuovo presidente e di un nuovo direttore generale, la Rai potrebbe continuare così, con lo stesso cda e gli stessi direttori, magari sostituendo il direttore di Raiuno che a giugno va in pensione. Non è difficile immaginare chi siano gli adepti di tale partito. Ma fra i più attivi pare si distinguano i consiglieri Beppe Morello e Mauro Miccio. Agli inamovibili si collega poi il partito storico degli «aziendalisti», nerbo del management di viale Mazzini, che si esercita sull'unico toto-nomine di vero interesse, quello del corettore generale. Per gli aziendali dovrebbe essere apppunto un interno. E allora, bruciato Aldo Materia, si avanza il nome del direttore finanziario Renzo Francesconi. Se la scelta dovesse cadere su un direttore «di prodotto» si parla di Franco Iseppi, di Nuccio Fava o di Gianni Minoli. Gli altri, i «frettolosi», fanno notare che la crisi della Rai dura ormai da molti mesi. Che il magazzino è vuoto, la progettazione azzerata, Raiiuio in calo verticale d'ascolto. Insomma, urgono nuovi vertici. Scelti fra persone «sopra le parti» oppure dichiaramente «di parte», sono le due ipotesi in cui ci si esercita. Fulvio Damiani e Alfredo Meocci, ex giornalisti Rai. Entrambi parlamentari mancati, contano o sperano di ritornare in Rai alla grande come consiglieri. Damiani, già portavoce di Dini, come candidato di Rinnovamento a uno dei 3 posti su 5 che verrebbero assegnati alla maggioranza nel cda scelto con la vecchia legge. Meocci, ex Ccd, in corsa per uno dei due posti da lasciare al Polo. Entrambi danno per scontato che alla legge non si arriverà mai, perchè le divergenze sono troppe, dentro gli stessi due schieramenti. E assicurano che già si tratta sulle spartizioni dei consiglieri. Tre all'Ulivo e due al Polo, appunto. Berlusconi sarebbe d'accordo, spiegano. E raccontano che Prodi avrebbe già manifestato la sua preferenza per «un presidente competente», e un «direttore generale manager». Mentre Violante e Mancino avrebbero già avviato i primi contatti, cominciando da Letizia Moratti e Beppe Morello. Una notizia che a viale Mazzini confermano. Maria Grazia Bruzzone
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