Peres è davanti per un soffio di Aldo Baquis

Peres è davanti per un soffio Testa a testa fino all'ultimo nelle elezioni israeliane, i due maggiori partiti perdono voti Peres è davanti per un soffio Due punti dividono il premier da Netanyahu TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Il premier laborista Shimon Peres avrebbe riportato una vittoria di misura sul suo rivale di destra Benyamin Netanyahu (51,1 contro 48,9 per cento, tenendo conto anche del primo 10% dei voti scrutinati) secondo gli exit polis trasmessi dalle due reti televisive israeliane al termine di drammatiche elezioni, decisive per il futuro del processo di pace in Medio Oriente. I laboristi per ora non cantano vittoria: gli exit polis non riflettono infatti il voto dei soldati, di solito più favorevole alla destra. «Siamo ancora persuasi che il vero vincitore sarà Netanyahu» ha detto la scorsa notte Yitzhak Mordechai, un dirigente del Likud. «La sinistra ha comunque perso la maggioranza in Parlamento», ha aggiunto Benyamin Begin, dello stesso partito. «E' ragionevole pensare che sarà Netanyahu a formare il nuovo governo». Dagli exit polis emerge una Knesset rivoluzionata: sia U partito laborista sia la coalizione delle destre Likud-Ghesher-Zomet escono fortemente ridimensionati. I primi sarebbero calati da 44 seggi a 35 (su un totale di 120), i secondi da 40 a 32. Grandi vincitori delle elezioni sono i partiti confessionali che, complessivamente, riceverebbero 21 seggi: una cifra senza precedenti nella storia di Israele. Netta vittoria anche per due partiti di centro, all'esordio nella politica israeliana e disponibili a coalizioni di governo sia con i laboristi, sia con il Likud: Israel baAlya dell'ex dissidente russo Ana- toli Sharanski riceverebbe sei seggi, e la Terza Via del generale Kahalany ne avrebbe quattro. Il terzo partito israeliano resta comunque il Meretz (sinistra sionista) con 11 seggi. Il suo leader Yossi Sarid era tuttavia rattrista¬ to: «E' sconfortante e penoso - ha detto Sarid - constatare che uno dei più grandi statisti al mondo, Peres, conduce stanotte appena dell'uno per cento su un uomo, come Netanyahu, che si distingue solo nel gesticolare alla tv». Per Peres la giornata elettorale era iniziata con una tesa seduta di lavoro al ministero della Difesa in cui il capo di stato maggiore generale Amnon Lipkin Shahak aveva illustrato le misure adottate per sventare possibili attentati pale¬ stinesi e il capo dello Shin Bet (servizio di sicurezza) Amy Ayalon aveva riferito di un preoccupante afflusso di notizie di possibili aggressioni contro il premier da parte di estremisti di destra. In seguito alla seduta Peres era stato co- stretto ad annullare alcuni impegni, formalmente per non disturbare il lavoro dei militanti laboristi con le misure di sicurezza connesse a una sua visita. A più riprese la Cadillac blindata di Peres ha mutato all'improvviso i suoi percorsi per confondere chiunque lo attendesse al varco. La tensione ha raggiunto l'apice quando nel Cinerama di Tel Aviv una grande discoteca adibita in occasione delle elezioni a sala stampa dal partito laborista agenti di sicurezza hanno rinvenuto un caricatore di M-16 con dentro 29 proiettili. Il caricatore era stato celato all'interno di una infrastruttura di metallo ed è stato scoperto poco prima che nella sala facesse il suo ingresso Peres. In mattinata c'era stata anche una buona dose di «guerra psicologica» quando attivisti di destra hanno sparso la voce che Peres aveva avuto una crisi nervosa. I militanti di destra avevano anche citato i nomi di dottori che avrebbero constatato che Peres era in condizioni serie: nelle stesse ore il premier era invece a pranzo a Herzlya (presso Tel Aviv) con i suoi più stretti collaboratori. «Sono tranquillo - aveva detto loro durante il pranzo. - Sono del tutto persuaso che vinceremo». L'identica sensazione era condivisa dal suo rivale di destra, Netanyahu, che per tutta la giornata ha ostentato un grande sorriso da vincitore e che a più riprese ha invitato i suoi sostenitori a raggiungere al più presto Tel Aviv «per prendere parte ai grandi festeggiamenti del Likud». Subito dopo la trasmissione degli exit polis, né Peres né Netanyahu hanno voluto fare commenti. «Ad ogni modo - ha osservato un analista politico - una vittoria di misura sarebbe per Peres una mezza sconfitta perché confenna le accuse del Likud, che è stato cioè eletto col voto degli arabiisraeliani. Di conseguenza dovrà assolutamente fare una grande coalizione di governo per sperare di portar avanti il processo di pace». Aldo Baquis Possibile soltanto un governo di coalizione Un seggio elettorale con una elettrice araba

Luoghi citati: Herzlya, Israele, Medio Oriente, Tel Aviv