«la nuova Italia nasce dalle città»
7 Il ministro dell'Interno rassicura: il federalismo non porterà i difetti romani a livello regionale «la nuova Italia nasce dalle città» Napolitano: un tavolo per discutere con i sindaci ROMA. Questione di giorni, al massimo una settimana, e una Conferenza Stato-Città farà da «contraltare» alla Conferenza Stato-Regioni. L'assicurazione è stata data stamane dal ministro dell'Interno Giorgio Napolitano al presidente dell' Arici Enzo Bianco, ricevuto al Viminale con una delegazione di sindaci che ha visto il primo cittadino di Catania accompagnato, tra gli altri, dai sindaci di Napoli Antonio Bassolino, di Venezia Massimo Cacciari, di Bologna Walter Vitali e di Bari Simone Di Cagno Abbrescia. «Il provvedimento era stato già predisposto dal precedente governo - ha informato Napolitano - lo porterò presto al vaglio del Consiglio dei ministri. Penso che da parte del presidente Romano Prodi sarà firmato entro la settimana». «La Conferenza Stato-Città - ha spiegato Bianco - servirà a dare a tutti i Comuni italiani e alla loro associazione un interlocutore politico unico, evitando i ping-pong del passato fra un ministero e l'altro. Abbiamo preso come modello quello della Conferenza Stato-Regioni che ha dimostrato di funzionare bene». Il rapporto con le Regioni, peraltro, è reso più delicato in questa fase politica dall'annuncio più o meno ufficiale che si va verso la riforma dello Stato in senso federalista: i Comuni temono che il tutto si traduca in un cambio di «referente», da Roma alla Regione, per certi versi ritenuto anche più «rischioso» di quello attuale. «Una riforma in senso federalista significa massima attenzione non solo ai governi regionali ma anche a quelli lo¬ cali», ha assicurato il ministro. «I Comuni hanno grande fretta di avere risposte dal governo ha replicato il presidente dell'Anci - noi vogliamo che la riforma federale possa poggiare su due gambe: quella regionale e quella municipale. E chiediamo di essere consultati, di essere presenti al tavolo delle riforme, sia esso la Costituente o la Bicamerale». Come dividere le responsabilità locali? «Semplice: la funzione legislativa e di pianificazione va riservata alle Regioni, quella amministrativa ai Comuni. E più in generale - risponde Bianco - vale il principio della sussidiarietà: quello che non possono fare gli enti locali lo facciano le Regioni e tutto ciò che le Regioni non possono fare lo faccia lo Stato. Le conflittualità fra i Comuni e le Regioni ci sono solo se qualcuno vuole inventarle». Tre le questioni poste sul tappeto dall'Anci: l'autonomia impositiva e organizzativa dei Comuni («un esempio per tutti: posto il giusto problema della parità di bilancio, lo Stato non si sogni si imporre ai Comuni il blocco delle assunzioni; saranno i Municipi a valutare l'incidenza, l'importanza e il ricorso a un provvedimento del genere»), la drastica riduzione degli atti del Coreco (il Comitato regionale di controllo) che dovrà occuparsi solo dei bilanci, la trasformazione del ruolo dei segretari comunali per evitare conflittualità «improprie» con i primi cittadini. Sulle risorse, anche Napolitano ha ribadito che «occorre prevedere, già in sede di finanziaria '97, le risorse indispensabili per far vivere e crescere gli enti locali». E Bianco ha voluto assicurare che «la richiesta dei Comuni di avere una legge-delega per ridefinire l'assetto della finanza locale va nella direzione di una forte semplificazione del sistema e non in quella dell'introduzio¬ ne di nuove tasse, questa volta municipali». Dopo l'Anci, anche l'Upi (Unione Province italiane) ha accolto con un giudizio positivo il progetto di istituire la Conferenza Stato-Città-Autonomie locali: «Finalmente si apre uno spiraglio concreto nel percorso delle riforme in senso federalista - ha sostenuto il presidente Marcello Panettoni -. Le Province sono fiduciose che i propositi espressi dal ministro dell'Interno riguardo la costituzione di una Conferenza Stato-Città-Autonomie locali trovino una realizzazione concreta nel minor tempo possibile». [r. int.] «E' vero, non ci trovano simpatici ma non veniamo pagati per esserlo Proteste o meno, siamo tranquilli perché applichiamo il codice» «Noi buttiamo all'aria gli uffici? Semmai li rimettiamo in ordine perché quando partiamo le carte sono tutte dove dovrebbero stare»
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