Maroni: da quel pm non ci voglio andare di Enrico Martinet

Phoney Money, l'ex ministro «disobbedisce» Phoney Money, l'ex ministro «disobbedisce» Maroni: da quel pm non ci voglio andare AOSTA. «E io disubbidisco, io da un pm così non ci vado». L'ex ministro dell'Interno nel governo Berlusconi Roberto Maroni ripete il rifiuto che aveva già annunciato all'inizio dell'inchiesta «Phoney Money» sulla truffa internazionale da 20 miliardi. Avrebbe dovuto presentarsi stamane dal pubblico ministero David Monti di Aosta per rispondere come testimone per l'inchiesta parallela, quella che secondo il magistrato apre un'ipotesi inquietante, l'esistenza di una nuova P2, capace di interferire nelle istituzioni, tanto da decidere i governi. Proprio di qui nasce l'indignazione di Roberto Maroni, che era stato indicato come il possibile ministro oggetto delle telefonate tra Gianmario Ferramonti e altri influenti personaggi. Oggi Ferramonti ò libero, ma è al centro di quest'inchiesta parallela in cui sarebbe coinvolto anche Enzo De Chiara, consigliere per gli affari internazionali del presidente americano Bill Clinton. Perché non va a dire al magistrato che lei non c'entra? «Non andrò mai da quel giudice ad Aosta finché non smentirà le insinuazioni. Ha lasciato scrivere, senza nulla precisare, che potevo essere io quel ministro del governo precedente a quello Dini». Non è vero? «E certo che no. E quel pm lo sa bene. Lui ha detto ai gior- L'ex ministrRoberto«Il magdi Aostasmele insin dell'Interno Maroni gistrato doveva ntire uazioni» nalisti che Ferramonti aveva indicato il nome di un ministro, bene lo dica quel nome, è suo dovere. Perché deve lasciar credere che fossi io? Non si può far trattare così un parlamentare». Per questo ha detto no. «Certo, il mio è il primo caso di disubbidienza civile di un esponente della Lega Nord». Però Ferramonti è un suo amico. «No, non è stato neppure della Lega, è stato per due anni nell'associazione di imprenditori vicino alla Lega, credo nel '90 e '91. Da ministro non l'ho mai visto, né ho ricevuto sue telefonate, altro che amico». E prima? «L'ho incontrato a conclusione di una cena a Roma, all'inizio del '94, subito dopo le elezioni. Mi chiamò al telefono Bossi dicendomi che era a cena con Parisi, il capo della polizia, mi invitò e ci andai. Era mezzanotte e trovai a quel tavolo sia Ferramonti sia De Chiara. Si parlò di Ustica e di qualche altra cosa che non ricordo. Tutto quello che so su di loro l'ho detto al pubblico ministero Fabio Salamone. E' agli atti della vicenda del dossier "Achille", quello sul pool "Mani pulite". Il pm David Monti chieda le mie risposte al suo collega». Ma l'ipotesi di Gianmario Ferramonti che condiziona la nomina di un ministro che cosa le suggerisce? «Una risata». Enrico Martinet L'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni «Il magistrato di Aosta doveva smentire le insinuazioni»

Luoghi citati: Aosta, Roma, Ustica