I MILITANTI DELIA CRONACA D'ASSALTO di Sergio Romano
I MILITANTI DELIA CRONACA D'ASSALTO LE PIAGHE DEL GIORNALISMO I MILITANTI DELIA CRONACA D'ASSALTO UN grande giornalista americano, James Reston. disse un giorno che i giornalisti non fabbricano le notizie, ma si limitano a consegnarle il mattino come il lattaio consegna la bottiglia del latte. Non sono sicuro che le parole descrivano correttamente la situazione americana e temo che siano del tutto inapplicabili all'Italia. Le cronache, i commenti, le interviste e le dichiarazioni non sono la «bottiglia di latte» che i giornali e la televisione consegnano ogni giorno al lertore o allo spettatore. Sono purtroppo, in molti casi, l'eco partigiana delle vicende che agirano il Paese. Il giornalismo non fabbrica le notizie, ma può sceglierle, condirle e confezionarle secondo le proprie convinzioni o quelle dell'editore per cui lavora. I toni della crisi sono eccitati e striduli anche perché moiri giornalisti, anziché raccontare i farri, ne danno una versione deformata e parziale che rimbalza nel mezzo della discussione e la trasforma in rissa. Non sono «reporter-, nel sensi) letterale della parola; sono vivandiere, portatori d'acqua, fabbricanti di munizioni. Le ragioni sono antiche. Siamo il Paese dell'Occidente che ha il più alto tasso di stampa partitica, ideologica, aziendale, corporativa, parrocchiale, diocesana. Abbiamo una lunga tradizione di giornalismo militante, spesso in perfetta buona fede, per il quale la verità è quella che giova alla famiglia politica o ideologica di appartenenza. Abbiamo giornalisti e commentatori che vestono l'uniforme della «causa» e vanno in trincea ogni mattina per gettare proiettili sulle linee dell'avversario. Il loro motto non è quello che si leggeva una volta sulla testata del New York Times: «Tutte le notizie che è giusto pubblicare». E' la divisa dei Sergio Romano CONTINUA A PAG. 6 PRIMA COLONNA
Persone citate: James Reston
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