Veltroni: teatri, datemi suggerimenti
Veltroni; teatri, datemi suggerimenti Il vicepresidente del Consiglio assicura: «Dialogo aperto con gli enti lirico-sinfonici» Veltroni; teatri, datemi suggerimenti Tessore: «Finalmente abbiamo esaminato il decreto-Dini» ROMA. Governo ed enti liricosinfonici: qualcosa sta cambiando non soltanto nella sostanza, ma anche nel metodo. Walter Veltroni, vicepresidente del Consiglio dei ministri con delega allo Spettacolo, ha chiaramente manifestato la volontà di capire quali fossero le rivendicazioni dei sovrintendenti dei 13 enti lirici italiani e, nel giro di pochi giorni, ha compreso il complesso meccanismo legislativo ed economico che finora ha regolato la vita musicale italiana. «Finalmente questa mattina (ieri n.d.r.) - dice soddisfatta Elda Tessore, come sovrintendente del Regio di Torino, ma è anche vicepresidente di Anels e Agis - per la prima volta, tutti i sovrintendenti hanno potuto conoscere nei contenuti il testo del decreto-Dini e di conseguenza valutarlo scrupolosamente. Veltroni si è mostrato attento, preparato, ha spiegato che intende instaurare un confronto con tutte le parti per raccogliere proposte, suggerimenti, critiche in un clima positivo, costruttivo». L'incontro con Veltroni era stato chiesto con forza dall'Anels (associazione enti lirici) e, con uno sciopero generale, dai sindacati confederali e autonomi. La protesta, attuata e riuscita in pieno il 24 maggio, tendeva ad impedire che si privatizzassero «tout court», con l'istituzione di fondazioni (istituzioni di diritto privato), gli enti lirici, senza fornire alcuna garanzia sulla partecipazione dello Stato e su una giusta ridistribuzione del Fus (Fondo Unico Spettacolo). Era stato espresso il timore che il governo intendesse delegare ai privati la cultura musicale, abbandonandola al proprio destino. A proposito dell'istituzione delle fondazioni, il presidente Dini, senza alcuna preventiva consultazione, aveva inserito nel decreto la parola «facoltativa»: il che voleva dire agevolare, di fatto, alcuni enti lirici. «La Scala - per esempio aveva sostenuto con fervore Sergio Escobar, sovrintendente del Carlo Felice di Genova - forse già in grado di raggiungere un accordo con la Cariplo». E d'altra parte, lo stesso Carlo Fontana, sovrintendente del teatro scaligero, aveva annunciato: «Avremo presto la nostra Fondazione». Progetto legittimo, scatenante, a cui Fontana aspirava da almeno tre-quattro anni. «Se Dini con un colpo di mano aveva emesso il decreto senza che nessuno ne conoscesse i punti essenziali - osserva Elda Tessore Veltroni, con un atto chiaro, democratico, ci ha messo in condizione di poter collaborare e di guardare al futuro con ritrovata serenità». Non c'è alcuna preclusione a che le fondazioni diventino realtà, anzi. Il decreto-Dini dovrà essere migliorato dal governo-Prodi entro il 30 giugno. E' necessario, quindi, suggeriscono gli enti lirici: a) che contenga il principio della partecipazione economica maggioritaria dello Stato nelle fondazioni, sì che esse diventino istituzioni pubbhco-private ed abbiano la capacità di migliorare la produttività degli enti lirici; b) che contempli un meccanismo di gestione degli enti, snello, efficace, non farraginoso; c) che si possa arrivare alla creazione delle fondazioni entro un periodo triennale; d) che preveda un capitolo sulle agevolazioni fiscali permanenti per quei gruppi imprenditoriali che intendano contribuire al finanziamento delle fondazioni. Qual è il teatro che può creare subito la fondazione? Forse la Scala. Il Teatro Regio di Torino sta coinvolgendo a tamburo battente le massime personalità istituzionali del Piemonte e il mondo imprenditoriale torinese per mettere a punto la propria fondazione. La prossima assemblea romana dell'Anels si terrà il 4 giugno: Veltroni ora si aspetta le osservazioni di cui ha bisogno per migliorare il decreto-Dini. Armando Caruso Cecilia Gasdìa e la Dupuy in «Cendrillon» al Regio di Torino. La «prima» era saltata per sciopero
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