La famiglia? Si riconosce dagli elettrodomestici di Stefano Mancini

La famiglia? Si riconosce dagli elettrodomestici La famiglia? Si riconosce dagli elettrodomestici I CONSUMI AL MICROSCOPIO MILANO DAL NOSTRO INVIATO «Ditemi che cosa consumate e vi dirò che famiglia siete». Eccola l'unità base della società italiana, «spiata» tra le mura domestiche, classificata in base a come spende, suddivisa in tre categorie dal sociologo Giampaolo Fabris. Se comprate al supermercato il tavolino da sistemare davanti al divano in pelle ereditato dalla nonna, se avete un televisore maxi-schermo e un impianto stereo modello Anni Settanta, se lavastoviglie e forno a microonde vi sembrano elettrodomestici inutili e complicati, allora siete una «non famiglia» e probabilmente non vi sentite «cittadini a pieno titolo» della nuova società metropolitana industriale. Se invece arredate la casa e la dotate di accessori seguendo un filo conduttore e uno stile, sfruttate la tecnologia (dalle pentole per la cottura a vapore alla macchina per il caffè espresso), vi circondate di prodotti per la bellezza e la salute, siete in una seconda categoria: la famiglia «in progress», di recente formazione e ancora con una creatività da esprimere. Terza e ultima categoria: avete messo a punto gran parte dei particolari della casa lasciati in sospeso (illuminazione, tendaggi, soprammobili); sostituite alcuni componenti dell'arredamento con altri di maggior pregio; vi dotate di vasca con idromassaggio, computer e stereo dell'ultima generazione, servizi bancari e assicurativi completi anche per i figli. Avete tutto e siete una «famiglia compiuta». Peccato che vi resti poco da desiderare e abbiate perso la progettualità degli «in progress». L'indagine, condotta da Fabris sulla base di colloqui svolti da un gruppo di psicologi in diverse città, è stata commissionata da Come. I risultati presentati ieri a Segrate - sono nel numero di giugno del mensile Mondadori, che propone anche un sondaggio tra i lettori. Obiettivo: eleggere il «prodotto dell'anno», quello che con le sue caratteristiche di innovazione e di suggestione è riuscito a cambiare la nostra vita. «Abbiamo individuato dieci settori merceologici spiegano a Come -, dalle telecomunicazioni all'abbigliamento, dai casalinghi all'arredamento. Manager e creativi da noi consultati hanno già dato una serie di indicazioni, ma il lettore sarà libero di indicare altri prodotti». Qualche esempio? Se il concorso si fosse svolto in passato, l'«Oscar» sarebbe potuto andare al primo televisore, alla Fiat «600», alla lavatrice, alla videocamera... Per quest'anno, vale un sug- gerimento: astenersi dal votare il telefonino. E' così diffuso, che ormai lo status symbol è non averlo. Sempre ammesso che di status symbol sia ancora logico parlare. Secondo Fabris, «oggi la tendenza è di mostrare non quello che si ha, ma lo stile di vita a cui ci si ispira». Fino a pochi anni fa il consumismo era esibito: l'auto di grossa cilindrata, le vacanze nei Paesi esotici (meglio se fatte d'inverno per far risaltare l'abbronzatura), i capi firmati. Oggi si «ostentanto» gli orologi Swatch, gli zainetti Invicta o le ferie agrituristiche: dipende da ciò che si vuole comunicare. Allora, secondo Fabris, è meglio parlare di «style symbol» o di beni di appartenenza: se ce li hai, sei cittadino della nuova società metropolitana industriale; se non ce li hai, finisci per sentirti «al margine». Gli oggetti o i comportamenti che danno agli italiani il senso di appartenenza? La risposta ai risultati dell'indagine: il telefono cordless, la radiosveglia, la telecamera, l'accesso a Internet, una libreria ben fornita di volumi e videocassette, la segreteria telefonica (obbligatoria per i single), la frequentazione di certi locali, la lettura di libri e riviste, la presenza a mostre ed eventi culturali. E, naturalmente, il tempo libero per fare, vedere e usare tutto. Stefano Mancini

Persone citate: Come, Fabris, Giampaolo Fabris

Luoghi citati: Milano, Segrate