«Non è consigliata a tutti»
«Non è consigliata a tuffi» «Non è consigliata a tuffi» «E rischia chi non si fa controllare» I DEGLI ESPERTI OGNI anno mille italiani vanno dal medico e gli dicono: «Dottore, non ce la faccio più a fare la dieta. Sono disponibile a fare l'intervento». E il medico risponde che sì, si può fare. Naturalmente si tratta di pazienti obesi, cioè persone che hanno un sovrappeso di almeno il 40 per cento rispetto al loro peso ideale. «Non si creda infatti che chiunque possa sottoporsi a queste operazioni», precisa il professor Roberto Tacchino, ricercatore presso l'istituto di clinica chirurgica dell'Università Cattolica di Roma. Di che interventi si tratta? «Il bendaggio o anello gastrico consiste nell'inserimento di un anello una specie di cinghietto di silicone che viene messo sullo stomaco, subito dopo l'esofago, per "stringerlo". E' un anello gonfiabile, cioè se c'è necessità di allargarlo o stringerlo è possibile inserirvi piccole quantità di acqua. Queste vengono iniettate con una siringa in un tubicino che collega l'anello all'esterno, sotto pelle. Ha lo scopo di impedire il passaggio del cibo nello stomaco, che prende così la forma di una clessidra. Se uno mangia più di quello che deve, è costretto a vomitare». E l'altro? «L'altro è quello più utilizzato: si chiama diversione bilio-pancreatica. Impedisce cioè la mescolanza tra la bile (che permette l'assimilazione dei grassi) e il cibo. In questo modo l'obeso può mangiare quanto e ciò che vuole, senza ingrassare. Per chi ha gravi problemi di sovrappeso, è il massimo della felicità». Chi può sottoporsi a questi interventi? «Solo chi è gravemente obeso, senza nessuna speranza di guarire con una dieta. L'intervento è riservato ai pazienti che hanno fallito tutte le terapie mediche. Inoltre, devono avere conseguenze patologiche del¬ l'obesità: problemi cardiorespiratori, diabete, ipertensione, gotta, insufficienza venosa, e, nelle donne, disturbi mestruali. E poi, le complicazioni gravi che l'obesità porta alla qualità della vita: sia quelle sociali, sia quelle funzionali. Un obeso infatti trova difficoltà enormi nella vita quotidiana: dall'allacciarsi le scarpe, al guidare l'auto, alle funzioni corporali. Ecco, in questi casi l'intervento è possibile». Questo per dire che non si possono chiedere queste operazioni se si vuole semplicemente ritrovare la linea, no? «Infatti, è così». Chi esegue questi interventi? «Centri specializzati. Ve ne sono a Roma, Torino, Padova, Genova. A Genova opera il professor Nicola Scopinaro: fu proprio lui, vent'anni fa, ad inventare la tecnica della diversione buio-pancreatica. Tecnica poi esportata anche all'estero». Quali rischi si corrono affidan¬ dosi a questi interventi? «L'intervento in sé è semplice. Il rischio è quello di non seguire le prescrizioni dopo l'operazione, o di non essere sufficientemente seguiti dai medici. Non so che cosa sia successo alla paziente morta a Viterbo, ma so che dopo l'intervento insorgono sempre problematiche nutrizionali. Chi perde 40-50 chili di peso, perde sì il grasso, ma anche vitamine e sali minerali. Il paziente che si fa seguire anche dopo (visita di controllo almeno una volta l'anno) rischia meno, perché il medico si accorgerà di queste carenze. Le faccio un esempio: la carenza della vitamina Bl è molto comune, in questi operati. Se il medico se ne accorge, tutto va a posto con due compresse. Sennò, il paziente rischia grosso, perché questo problema, trascurato, può portare anche a conseguenze gravissime». Brunella Giovare
Persone citate: Nicola Scopinaro, Roberto Tacchino
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