«Così beffai Priebke il torturatore di Roma» di Francesco Grignetti

In tribunale un ex agente segreto Usa In tribunale un ex agente segreto Usa «Così beffai Priebke il torturatore di Roma» La spia si era infiltrata tra i nazisti «Dovevopreparare l'insurrezione a Roma» ROMA. Gatto e topo, eccoli qua, cinquant'anni dopo, a rievocare un rimpiattino micidiale che si svolse tra i vicoli e le abitazioni di una città che ormai non esiste più. Due protagonisti. Uno è americano, Peter Tompkins, agente dei servizi segreti Usa, precipitatosi da Washington per testimoniare contro l'anziano nazista. L'altro è tedesco, Erich Priebke, ex ufficiale delle SS e (soprattutto) del controspionaggio SD, imputato che non lascia trasparire le sue emozioni. Si fecero una guerra personale, i due, nella Roma «città aperta», teatro per nove mesi - tra l'8 settembre 1943 e il 4 giugno 1944 di incredibili atrocità e stupendi eroismi. Eppure per questi due uomini il tempo non sembra passare. Sarà forse perché il sangue è scorso a fiumi. «Arrivai a Roma in vista dello sbarco di Anzio racconta Tompkins - con l'ordine di preparare l'insurrezione a Roma come era successo a Napoli. Sbarcai con un battellino a Nord di Roma, raggiunsi Viterbo, ed entrai in città dalla Cassia. Presi contatto con il Cln, ricordo bene Malfatti, Nenni, Vassalli e Amendola. Ma poi feci una brutta figura. Proprio il giorno in cui gli americani sbarcavano a Anzio, mi arrivò il contrordine del generale Clark. Nessuna insurrezione. La testa di ponte sarebbe restata ferma». E' l'incipit di un racconto che meriterebbe la penna di giallisti del genere spionistico, tipo Le Carré o Clancy. Ma questi sono fatti veri. Non di fantasia. Tompkins era dunque l'agente segreto infiltrato nella Roma controllata dai nazisti. E Priebke, che sapeva di lui, ma che naturalmente non lo conosceva, era uno di quelli che gli davano la caccia. Tra i due per cinque mesi ci fu una sorta di gioco a guardie e ladri. Uno sfuggiva ai controlli e intanto informava il suo comando. L'altro cercava di acciuffarlo con ogni mezzo. Torture comprese. Oggi Tompkins, raccontando di quei momenti, vede le cose con distacco. «Priebke - spiega alla corte era uno della SD, cioè del controspionaggio. E come tutti quelli che fanno quel tipo di lavoro usava la tortura. E' normale. E' il modo di ottenere informazioni. Lo hanno fatto tut- Erich Prieuna fase dDavanneml'impsi emo e durante processo i all'ex ico utato ziona ti, anche i miei connazionali in Vietnam. Hanno imparato lalezione dai nazisti». Furono torturati in molti. E quasi sempre, negli interrogatori delle SS, tornava questo nome: «Dimmi dov'è Tompkins». Per uno scherzo del caso, poi, Priebke e Tompkins si incontrarono per davvero. Ma a una festa. Una finta festa, che quattro uomini della Resistenza, spaventati per la cattura di uno del loro gruppo - il tenente della Ps Maurizio Giglio, torturato a via Tasso e poi fucilato alle Fosse Ardeatine - avevano organizzato ai Parioli, in via Fauro. Racconta Tompkins: «Telefona una ragazza, amica di un'altra. Dice: "Posso venire con un mio amico?" E' un ufficiale tedesco. Ci prende un colpo. Se dicevamo di no, quello si sarebbe insospettito. Allora io dico di sì e li vado a prendere. Erano in una casa a due isolati da noi. C'era una bella ragazza sdraiata su un letto, secondo me era drogata. E c'era un repubblichino che diceva di essere un barone. Boh, chissà». Spia e controspia passeranno la serata insieme. Tompkins gli prepara una omelette. Poi gli versa un cognac. Priebke alza il gomito, dedica le sue attenzioni soprattutto alla sua accompagnatrice. C'è Piero Piccioni, il musicista, che suona bene la chitarra. Alla fine, andrà via ubriaco e insospettito. Ma mentre Tompkins racconta, la telecamera a circuito chiuso si sofferma un attimo sul volto di Priebke. Sorpresa: forse per la prima volta, l'anziano tedesco lascia trasparire qualche emozione. Un mezzo sorriso. Si china verso il suo avvocato e gli parlotta all'orecchio. Che diceva? «Mi ha raccontato - riferisce Velio Di Rezze - che si ricorda bene quella serata. Lui pensava alle ragazze, non gli importava di nient'altro. Quella sera stava con un'attrice, una certa Laura. Si ricorda solo di lei». E già, c'era anche una Dolce Vita all'ombra dell'occupazione nazista. Famosi cantanti d'opera facevano spettacoli solo per i nazisti. Il generale Dollman, delle SS, amava circondarsi di gente del cinema. Un periodo che molti vorrebbero far dimenticare. Francesco Grignetti Davanti all'ex nemico l'imputato si emoziona Erich Priebke durante una fase del processo