Si impicca a diciannove anni
Si impicco a diciannove anni Venezia, un avvocato denuncia: «Bloccate i giochi di ruolo, sono pericolosi» Si impicco a diciannove anni «La sua mente turbata da un gioco» VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' uscito di casa, dopo il pranzo, ' infuriato per un brutto voto preso in chimica. E' stato il padre a trovarlo, dopo ore di angoscia, impiccato all'albero dove giocava da bambino. Così si è tolto la vita questo ragazzo di Spinea, 19 anni, studente del liceo scientifico. Un ragazzo normale, solo con qualche problema scolastico, visto che stava ripetendo un anno. Roberto C. aveva paura di essere bocciato di nuovo. Starebbe qui la causa del suo gesto, almeno secondo il padre. Ma c'è un avvocato che lancia un inquietante, diversa luce su questa tragedia: l'ipotesi che il suicidio possa collegarsi al nuovo fenomeno giovanile dei giochi di ruolo, di cui anche Roberto sembra fosse appassionato. Lo dice Luciano Faraon, dirigente nazionale del Gris e dell'Aris (due associazioni, la prima cattolica, l'altra laica, per la ricerca di informazioni sulle sette). Faraon ha presentato un esposto al magistrato Carlo Nordio, in cui segnala la necessità di un intervento della Procura «al fine di sottoporre all'immediato sequestro su scala nazionale delle riviste e delle carte collegate ai cosiddetti giochi di ruolo». Si tratta di giochi di gruppo - del tipo del «Dungeons and dragons» e delle tante e diverse versioni per i cultori di horror, fantascienza, cyber-punk - basati sull'uso di carte e sull'assunzione di un proprio ruolo da parte di ciascuno dei partecipanti. Secondo Faraon, tali giochi, «alla prima apparenza innocui, comportano in realtà una devianza psicologica, soprattutto nei giovani, perché possono portarli a situazioni estreme come il suicidio o l'omicidio. Va sottolineato che la pericolosità del fenomeno - aggiunge l'avvocato - è data dal fatto che mentre nella recitazione la persona recita una parte prescritta, nei giochi di ruolo la persona coinvolta deve immedesimarsi nel ruolo da svolgere: che può essere anche quello di un killer o di un condannato all'impiccagione. Ciò determina un blocco del conscio e una somatizzazione a livello di devianza mentale del ruolo da svolgere, che può portare a situazione di perdita del controllo anche degli elementi base di autodifesa». Secondo il legale, non solo sulla morte di Roberto C, ma anche su quella di un altro ragazzo, suicida sotto un treno, due mesi fa, nella stessa zona, potrebbe esserci questa seconda lettura della tragedia. Ti legale - che dice di essere venuto a conoscenza del fenomeno anche attraverso ragazzi della stessa età dei propri figli - ha chiesto al sindaco di Spinea di revocare la concessione sull'utilizzo di locali pubblici per il gruppo di giovani che praticano i giochi di ruolo. Tra i documenti allegati all'esposto, anche uno studio tratto da Internet, nel quale si ricorda come i giochi abbiano subito critiche analoghe a partire dagli Anni 70 in America da parte di vari soggetti religiosi e laici. Del resto, i docenti del liceo frequentato dal ragazzo, il liceo Morin di Mestre, smentiscono che la sua situazione scolastica fosse tale da far prevedere una bocciatura: se il suo rendimento non era stato proprio brillante, lo studente era comunque vicino alla sufficienza, e il brutto voto in chimica era da lui condiviso con molti altri compagni. La famiglia, invece, trova soltanto questa spiegazione, poiché il ragazzo aveva raccontato di quel compito andato male e poi se n'era uscito di casa. I genitori si erano ben presto allarmati, non vedendolo rincasare. Il padre aveva telefonato a tutti i compagni di classe, agli amici: nessuno però diceva di averlo visto. Nessuna traccia neppure nei bar del paese o a casa di altri familiari. L'angoscia è aumentata nel corso della notte: mentre il padre cer¬ cava per le strade, la madre telefonava a chiunque. A trovarlo è stato il padre, la mattina dopo. Era passata da poco l'una, quando ha pensato a un posto che conoscevano bene tutti e due: un boschetto incolto, dove Roberto andava a giocare quando frequentava i boy scout. Era lì, appeso all'albero, con una corda che aveva acquistato nel pomeriggio. Si è arrampicato e poi si è buttato giù. Mario Lodo «Possono portare i ragazzi più deboli a gesti estremi» Secondo i familiari, Roberto temeva di essere bocciato per la seconda volta Ma i docenti: era vicino alla sufficienza Il liceo scientifico dove andava a scuola il diciannovenne che ieri pomeriggio si è tolto la vita impiccandosi a un albero
Persone citate: Aris, Carlo Nordio, Faraon, Gris, Luciano Faraon, Mario Lodo, Morin
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