la resistibile ascesa dell'Amerikano

Il segreto: attenta campagna di immagine, moderazione, e giocare la carta della paura Il segreto: attenta campagna di immagine, moderazione, e giocare la carta della paura la resistibile ascesa dell'Amerikano Netanyahu, dopo il confronto in tv, tallona Peres TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO «Un robot giapponese programmato da allenatori americani». Santo cielo. Se il commentatore politico più famoso d'Israele, Nahum Barnea, attacca così Beniamin Netanyahu, l'antagonista di Peres, con una tale animosità, e usando un'immagine feroce e pericolosa, allora a due giorni dalle elezioni sembra che esista davvero la possibilità che vinca Bibi. Eppure fino a poco tempo fa, lo slogan che lo accompagnava era quello ben congegnato dall'Avoda, il partito di Peres: «Voto Shimon, perché non c'è confronto». Voleva semplicemente dire che Bibi è solo un ragazzone montato di 47 anni molto attento, troppo, all'aspetto fisico, di cattivo carattere, di statura culturale e morale tutta da provare, la cui unica autentica medaglia è rappresentata dal fratello Yoni, l'eroe caduto alla testa dell'unità speciale che salvò gli ostaggi di Entebbe nel luglio del 1976. Quando il Likud ha schierato come candidato alla carica di Primo ministro Bibi Netanyahu, la prima uscita pubblica a Gerusalemme del segretario, eletto nel 1993 alla testa del partito, era stata uno show di odio, e per converso, di solitudine. Si sapeva che Bibi raccoglieva le antipatie di Ariel Sharon, di Dan Meridor, di Benny Begin, insomma di tutti i notabili che non capivano cosa ci facesse quel giovanotto semiamericano, viziato, chiacchierone al loro posto. Ma non fino a quel punto. Nessuno applaudì il ti fi suo discorso, nessuno sorrise, il popolo del Likud guardava sconsolato una leadership divisa e indifferente, pronta alla sconfitta. Su Netanyahu bruciava l'interdetto di Leali Rabin, che dopo l'assassinio di Yitzhak non aveva voluto stringere la sua mano, e anzi l'aveva accusato di essere il mandante morale dell'estremismo politico religioso di Ygal Amir e di quelli come lui. Bibi, invece di cercare come gli consigliavano i suoi di dimostrare inequivocabilmente che il Likud non c'entrava nulla, seguitava ad accanirsi sulla sinistra, sui pericoli che faceva correre a Israele; a inveire contro Arafat e contro la sua supposta connivenza con l'integralismo islamico; e anche a prendersela coi suoi compagni di partito. Poi iniziarono gli attentati terroristici, e qui Netanyahu ha avuto tre reazioni differenziate, e tutte intelligenti, che lo hanno rimesso in sella: la prima, non attaccare il governo o Peres direttamente, e anzi offrire la solidarietà del Likud come prova di fedeltà nazionale, mostrandosi contemporaneamente terribilmente preoccupato per la sicurezza. La seconda: fare ponti d'oro ai suoi nemici più accesi, quelli che con i loro piccoli partiti avrebbero potuto portargli via voti, e incamerarli nel Likud. David Levy, capo della componente sefardita, e Raphael Eitan, capo dei laici di destra, hanno avuto promesse e onori, e sono entrati in lista dopo anni di autentica rottura e di disprezzo. La terza reazione: un'attenzione minuziosa, scientifica, nipponica alla trasformazione della sua immagine da ragazzo aggressivo- americano a primo ministro in pectore, anzi, già in carica. Il suo consigliere per i media Shai Bezek, il suo capo della campagna elettorale Limor Livnat (che è anche candidata) e un'altra dozzina di addetti al make-up, hanno cercato di far dimenticare la vecchia immagine di Bibi per costruirgli su misura un abito a doppio petto blu, su cui tuttavia, si possono intravedere le mostrine e le medaglie conquistate in guerra. Perché Bibi, rispetto a Peres, può contare su qualcosa che in Israele e importante: una carriera di comandante di una Saieret Matchal, un'unità speciale. Fu dopo la degenza in ospedale che Netanyahu passò un lungo periodo in America. E qui ebbe inizio la sua fortuna. Inglese perfetto. Due lauree, la seconda delle sue tre mogli, un'esperienza televisiva molto vasta, iniziata come vice-ambasciatore in America, e poi proseguita e rafforzata come capo della delegazione del gruppo israeliano all'Onu. Era il periodo della guerra del Golfo, e Bibi diventò il preferito della Cnn, per l'America l'espressione più autentica del Sabra emancipalo e moderno. Ancor più si guadagno questa fama quando ebbe l'incarico di guidare la delegazione israeliana a Madrid. La crescita di Bibi, che l'ha portato a diventare il segretario del suo partito nel 1993 ha conosciuto un unico vero stallo: fu quando giunto alla sua terza moglie (israeliana, di nome Sara) una telefonata anonima la avvertì che presto avrebbe potuto ammirare sul teleschermo alcune impreviste prestazioni del marito, di genere per niente politico. Bibi allora andò in tv, si autodenunciò con parole di vergogna e di rabbia, e non mancò di accusare alcuni suoi colleghi di partito «che usano metodi mafiosi per bloccarmi». Tutti capirono che Bibi alludeva a David Levy. Questo era il clima, e lo è restato fino a poco tempo fa. Chi avrebbe detto che pochi gionu prima della fine di ima campagna elettorale così in salita, a Netanyahu sarebbe stata tributata l'ammirazione generale dei suoi? Clie dopo il faccia a faccia con Peres all'uscita dello studio tv le pacche sulle spalle sarebbero piovute calorosissime da tutti i suoi ex nemicicompagni di partito, e che i suoi gli avrebbero gridato in coro «l'hai fatto a pezzi!»? In realtà, dopo aver a lungo usato il suo tono più curiale, negli ultimi giorni Bibi è uscito allo scoperto martellando i! sospetto che Peres voglia dividere Gerusalemme, e puntando sempre di più sulla paura degli attentati. Può anche darsi che questa sia ima carta vincente, ma non è davvero detto: l'epos locale non ama evocare la paura, un sentimento che poiché si accompagna ad un reale pericolo, qui è tutt'altro che transeunte. Proprio per questo l'israeliano resiste al pericolo, non ne parla, e anche se interrogalo «hai paura?», lo nega. Per un ex comandante di Saieret Matchal non è un granché puntare sulla fifa. Bibi afferma che la pace è anche il suo programma, insiste che non dividerà Gerusalemme (ma anche Peres lo dice), giura che non lascerà mai il Golan, e che vuole mobilitare tutte le forze possibili por la sicurezza. Niente di molto innovativo né di lunga prospettiva. La sua forza giovanile e aggressiva può essere prescelta, probabilmente, solo sotto la spinta di eventi estremi, financo tragici. Però, la prova di Bibi è stata migliore di quanto chiunque si aspettasse. Il suo futuro di leader e garantito. Fiamma Nirenstein Per la prima volta il capo del Likud sembra in grado di vincere COSI1 DALL'81 AL '92 CENTRO PARTITI DESTRA SINISTRA CONFESSIONALI ALTRI Rf>] i r^Ui 11 If^^M^m ^T*~a.'.^I 1 ^1 M *m -, J.,-' .:■.„:"..!„■ 'V V.V.".'-'. ... ,' . .', ,t: . .:. PERES [LABURISTI] 49,5% NETANYAHU [LIKUD] 47,1% ti fi -, J.,-' .:■.„:"..!„■ 'V V.V.".'-'. ... ,' . .', ,t: . .:.