Le «piccole tigri» insorgono di Ferdinando Camon

tigri» insorgono tigri» insorgono Nord-Est, la rivoluzione dei conservatori LA GUERRA ALLE TASSE E CCOLA, l'avanguardia della rivoluzione: il rifiuto di pagare le tasse. In provincia di Treviso, Fabio Padovan, con la sua associazione denominata «Life» (che non è la parola inglese che significa «vita», non so neanche se Padovan sappia l'inglese: parla così bene il dialetto; «Life» vuol dire «Liberi imprenditori federalisti europei»), ha dato il via al blocco delle auto della Finanza che arrivano per le ispezioni fiscali. C'è stato un forte aumento di ispezioni in questi giorni, mi spiega Gian Paolo Gobbo, presidente nazionale della Lega (veramente, è presidente del Nord, ma siccome il Nord si considera nazione, lo chiamano presidente nazionale): l'impressione della gente è che sia una punizione dello Stato per il «voto sbagliata» alle ultime elezioni. La tattica di guerriglia della Life è questa: quando un'azienda riceve la visita della Finanza, chiama per telefono la Life, alla quale è iscritta (i soci sono poco meno di un migliaio); la Life avverte altri soci; arrivano di corsa, bloccano l'auto della Finanza, si siedono davanti alle ruote, le impediscono di procedere. L'industriale ispezionato (è successo l'altro ieri) ha un collasso, bisogna ricoverarlo. Alla fine, la Finanza stila un verbale per ostacolo al lavoro di rappresentante dello Stato, la Life diffonde una protesta per i danni al funzionamento dell'azienda e alla vita del proprietario. Il primo scopo è semplice: impedire i controlli della Finanza. Il secondo scopo è occulto: se si blocca il lavoro della Finanza, si renderà generale l'evasione fiscale, la praticheranno anche quelli che per ora sono paralizzati dal senso di colpa. Il terzo scopo è politico: arrivare a una ridiscussione delle ^asse, alla eliminazione di alcune, alla riduzione di altre, e al trattenimento in zona (Comune, Regione) di una parte, circa un terzo, del monte-tributi che ora va tutto a Roma. Fabio Padovan è piccolo, loquace, sicuro, un industriale metalmeccanico, lo diresti un perfetto leghista, e invece dalla Lega è stato espulso pochi anni fa. Era un deputato. Lui di Bossi si lamentava: dittatore, pretende obbedienza, non accetta correzioni, ha fondato un gruppo, non un partito. La Life ha sede in un palazzotto nuovo di zecca, ancora con l'impianto di illuminazione da terminare: cemento, muri a calce, scale da ripulire. Ma lussuoso, pulito, elegante. Alle pareti, articoli prò Lega, prò Nord-Est, anti-Stato, antitasse, anti-Roma di tutti i giornali. Purché contengano osservazioni condivisibili, Padovan li ritaglia e li conserva. Vedo anche un paio di articoli miei, dunque vengo sentito come un convertito. Non è difficile. Perfino il cardinal Martini rientra nella nuova fede. Lo Stato commette tante malefatte, che appena ne denunci una diventi socio della Life ad honorem. Dal Trevigiano, la Life tiene uniti industriali di tutta la ziona con un giornale, teorico e informativo. Ha un pool di avvocati. Ci aspettavamo che la rivoluzione partisse da Pontida. Errore. Da Mantova. Errore. Da Bossi. Errore. Che la rivoluzione consistesse nella secessione: dove si taglia la penisola, dove finisce la Padania. Che Violante scen- desse con l'uso legittimo della forza. Nulla di tutto questo. Tutto questo comporterebbe uno «spostamento» della rivolta in campo militare-istituzionale: non è il terreno sul quale l'uomo veneto voglia o possa tenere la lotta. Il suo terreno è un altro, e a pensarci bene non bisognava mai perderlo di vista: i soldi. Nei paraggi della Life, trovo uno dei proprietari di aziendefamiglia che han ricevuto ispezioni della Finanza: dice che gli ispettori non sono del ramo, cercano errori di formalità, mettono tutto a soqquadro, se non trovano tornano il giorno dopo, e non fanno il loro lavoro lasciandoti fare il tuo: il loro lavoro paralizza il tuo. Dice che capisce Berlusconi, se davvero Berlusconi ha pagato la Finanza per essere lasciato in pace, lui farebbe altrettanto. «Piccole tigri» chiama il Veneto le sue aziende, per distinguerle dalle «grandi tigri» del Nord-Ovest. Le piccole tigri non sono tutte dei cuccioli. Ce ne sono di enormi. Marzotto, Benetton, Stefanel, Carraro, Riello... Sono le «grandi tigri» del Nord-Est, create su modello del Nord-Ovest. Le «piccole tigri» sono per la disobbedienza fiscale, le «grandi tigri» per l'obbedienza. Forse le «grandi tigri» han trovato il modo di crescere non sottraendo allo Stato, ma cambiando la produzione e la distribuzione: crean- do quello che gli storici di qui, professori alle università di Padova e Venezia, chiamano il «terzo polo», un modello di vendita che rende molto e costa niente. Benetton ha una rete che lo porta in tutto il mondo, ma non è sua. Suoi sono i guadagni, i costi non lo riguardano. Ai giornalisti che gli mostrano i guadagni delle «grandi tigri», Padovan risponde che quelle usano un sistema legale che gli permette di pagare proporzionalmente assai meno: le grandi tigri crescono, le piccole tigri muoiono. Di qui la rivoluzione. Dunque, la fanno le aziende-famiglia, padre-moglie-figli-parenti. Le ultime incarnazioni del cattolicesimo ex contadino diventato neo-piccolo ■industriale. La fa l'uomoitaliano più sottomesso, più docile, il miglior soldato, il miglior lavoratore, il meno sindacalizzato, il più pieno di doveri, più vuoto di diritti. E' così? «Mio padre non avrebbe mai pensato una protesta come quella fiscale, io la trovo inevitabile» mi risponde Gian Paolo Gobbo, il presidente «nazionale» della Lega. «Dunque lei non ha più il senso morale-nazionale di suo padre?». «Mio padre pensava da italiano, io penso da europeo». «Quindi il Veneto è diventato europeo, senza diventare italiano?». «Esattamente. Siamo abituati a lavorare con l'Europa, e lo Stato Italia ci sembra Terzo Mondo. Non è una ribellione senza morale, è una rivolta civile». E' una risposta sottile, ina non vale per tutti. Vale per le aziende medio-grandi. Le piccole sono nate a ridosso della famiglia come un guscio sulla tartaruga: difendendo l'azienda difendi la famiglia, dunque sei nel bene, fai quello che facevi da soldato, da lavoratore, da emigrante. Il tuo compito è portare in casa, quel che scappa fuori è tradimento. Se rinascesse tuo padre non capirebbe, ma se gli spieghi un poco è d'accordo: la tua morale è ancora la sua. E' una rivoluzione in nome della conservazione. Ferdinando Camon §l|f|| Qui accanto: il ministro delle Finanze Vincenzo Visco Il leader delle ronde che bloccano la Finanza «Il Veneto è europeo L'Italia è terzo mondo» La protesta antifisco di Fabio Padovan presidente dei Life