Ina e Imi privati entro luglio, l'Eni slitta forse a settembre

Ina e Imi privati entro luglio, l'Eni slitta forse a settembre NOMI E ©LI AFFARI Ina e Imi privati entro luglio, l'Eni slitta forse a settembre Da qualche tempo Giuseppe De Rita sembra afflitto da una sorta di strana prudenza. Quindici giorni fa, intervenendo ad un convegno in ricordo di Giovanni Spadolini nel quale si discuteva di «cambiamento» con Carlo Azeglio Ciampi, Franco Bassanini e Giuliano Urbani, ha messo in guardia contro i pericoli del «pendolo», ossia di andare dal primato dello Stato a quello delle imprese, indicando la via del «pattismo consensuale». Due giorni or sono agli industriali veneti che chiedevano il federalismo, ospiti a Vicenza dell'Ambroveneto di Giovanni Bazoli, il presidente del Cnel ha raccomandato prudenza. «Boni, boni» ha esordito «il federalismo è cosa complicata, può spiazzarvi, meglio la Giuseppe De Rita Giovanni Bazoli strada della concertazione che non sacrifica le identità locali». Strana prudenza per un uomo che, da sempre, studia le «lunghe derive» dei fenomeni, dall'Italia del «sommerso», all'Italia del «piccolo è bello», anticipandole di anni luce. Forse quel gran (pre)correre lo ha affaticato. Coraggio, professore, anche questa Italia che corre verso le autonomie ha bisogno del suo Omero. Corre a perdifiato anche il neo presidente di Confindustria, Giorgio Fossa, che oggi è dato presente in tre diversi luoghi: Milano all'Assemblea Federchimica (anteluce), Varese per l'Assemblea Industriali (11 del mattino), Brescia (idem) nel pomeriggio, dove sarà presente Cesare Romiti. Corre il Tesoro, deciso a portare avanti le privatizzazioni. Cambiato vertice, rivitalizzata la rete, corre all'ultimo appuntamento col mercato l'Ina presieduta da Sergio Siglienti. La cura degli amministratori, Roberto Pontremoli e Giancarlo Giannini, e del direttore generale Lino Benassi funziona, il consolidato ha visto un utile record, il giro d'orizzonte tra advisor e investitori stranieri ha confermato che l'ultima tranche del 34% sarà bene accetta. Data possibile: i primi di luglio. Lo stesso discorso vale per l'Imi. Anche l'istituto presieduto da Luigi Arcuti e guidato da Rainer Masera e Vittorio Serafino collocherà entro luglio l'ultima tranche dell'8%. E se tutti i grandi azionisti si metteranno d'accordo, non è escluso che pure l'Eni guidata da Sergio Salienti Franco Bernabò segua a ruota, senza aspettare i nove mesi canonici. In caso contrario, la seconda tranche del Cane a Sei Zampe, un ti- Luigi tolo che i por- Arcuti tafogli esteri dimostrano di gradire, slitterà a settembre. E intanto, sempre nella gran voglia di privato che avanza impetuosa con l'Ulivo, la Cariplo di Sandro Molinarì si avvia finalmente al listino. La Fondazione presieduta da Ottorino Beltrami, messe a tacere le risse interne, ha scelto di accelerare i tempi. Corre a perdifiato Fedele Confalonieri, teme che qualche intoppo impedisca di portare in Borsa la sua creatura Mediaset. E teme altre cose. Ad esempio, che nel frenetico giro di indagini che ruotano intorno alla corte d'Appello di Roma, dopo la Sir di Nino Rovelli (sta affilando la spada del ricorso Pietro Guerra) spunti qualche sospetto sulla Mondadori. Intanto l'amministratore delegato della casa editrice di Segrate, Franco Tato, accetta di entrare nel consiglio del gruppo tessile Legler dove, per conto delle banche e insieme a Carlo d'Urso, dovrà sovrintendere al piano di ristrutturazione. Verso la Borsa corre il presidente dell'Upa Giulio Malgara con la sua Garma, alimentari, surgelati e gelati, ed è pronto a privatizzare a tambur battente la Stet i'amministratore delegato Ernesto Pascale, che in vista di questo appuntamento stringe i tempi con Cable & Wireless e Veba. Mentre l'amministratore delle Ferrovie, Lorenzo Necci, giura che la ces- Fedele sione della re- ; Confalonieri te in fibra ottica è questione di ore. All'Iri, dove non sarebbe ancora all'ordine del giorno la sostituzione del consigliere dimissionarie Diego Della Valle, il watch-dog delle privatizzazioni è ora Pietro Ciucci, che ha sostituito alla direzione generale Enrico Micheli passato a Palazzo Chigi. Nel giro delle poltrone, non è chiaro se Biagio Agnes manterrà la sua in Stet, dove l'ha sostenuto finora Gianni Letta, ma dove potrebbero giocare a suo favore i buoni rapporti con il presidente Oscar Luigi Scalfaro. All'Italsiel, invece, al posto dell'amministra- tore delegato Pier Paolo Davoli dovrebbe saure il direttore centra le Angelo Gambarotta. Per l'Au thority delle Tic (con sorveglianza sulle Tv) si fa il nome di Fabio Gobbo, sodale di Romano Prodi e attuale commissario all'Antitrust. Da Londra Jonathan Power, columnist di «Herald Tribune», annuncia il progetto di un nuovo quotidiano formato tabloid, meno targhettato sul business, meno Usa e più Europa, un progetto da 25 milioni di sterline. Tra gli inve stitori possibili, il gruppo turco Sa bah e Helmut Schmidt, ex can celliere tedesco e attuale direttore di «Die Zeit». Dopo la presidenza di Gianni Merlini (Utet) che risale a dieci anni fa, un altro editore italiano è oggi ai vertici della Federazione Europea Editori presieduta da John Clement (Larousse United Kingdom): Ulrico Hoepli che è stato nominato vicepresidente. Valeria Helmut Sacchi Schmidt Giuseppe De Rita Giovanni Bazoli Sergio Salienti Luigi Arcuti Fedele Confalonieri Pietro Ciucci Giulio Malgara Helmut Schmidt