Grandi affari nella piccola Malta di Marco Zatterin

Sconti fiscali, servizi flessibili e lavoro poco caro hanno calamitato 33 aziende italiane Sconti fiscali, servizi flessibili e lavoro poco caro hanno calamitato 33 aziende italiane Grandi affari nella piccola Malta Boom di investimenti esteri sull'isola che sogna l'Ue CAVALIERI, INCENTIVI E PROFITTI LA VALLETTA ODICI anni fa, mentre cercava un trampolino per vendere la sua Felce Azzurra in Libia, Luigi Paglieri decise di aprire imo stabilimento nell'Isola dei Cavalieri. A Tripoli, poi, le cose sono andate come sono andate, ma l'impianto di Malta è rimasto, è stato orientato verso altri mercati e oggi fattura 9 miliardi all'anno, un decimo del giro d'affari di bagni schiuma, shampoo e affini della holding alessandrina. «Siamo discretamente soddisfatti», confessano i manager del gruppo di Frazione Spinetta, «abbiamo avuto ciò che volevamo: lavoro di buona qualità ad un costo competitivo, e infrastrutture consegnate in tempi che da noi si sognano». Come la Paglieri, altre aziende italiano hanno trovato l'America nel cuore del Mediterraneo, stimolate soprattutto dal pacchetto di offerte, fiscali e non, confezionato dal governo della Valletta. Sono sbarcati nomi conosciuti, come la Carrera Jeans, e meno noti, la Eroelecronic di Novate Milanase, che si sono aggiunti calibri tipo la francese SgsThomson (elettronica), l'americana Baxter (apparecchi per la sanità), la svizzera Carlo Gavazzi (alta tecnologia). Sono stati tutti attratti dagli sconti promessi, i 10 anni senza tasse garantiti a chi sceglie l'isola come base (a patto che i prodotti siano interamente destinati all'export), e le facilitazioni di insediamento, con capannoni e allacciamenti pronti a tempo di record. «A Malta abbiamo aperto in dodici mesi - raccontano alla Paglieri - ad Alessandria un ampliamento richiede anni». L'invito è goloso. E Josef Bonnici, ministro per gli Affari economici, giura che la caccia all'investimento straniero non è figlia del dumping sociale o di un capriccio da avidi finanzieri. «Nel settore manifatturiero - spiega - abbiamo perso il 10 per cento dei posti in nove anni, mentre la nostra forza lavoro cresce ad un ritmo di un punto e mezzo l'anno». Sull'Isola dei Cavalieri galoppa il fatturato dei servizi e quello di un turismo che si vorrebbe più selezionato, mentre l'industria lascia desiderare. Serviva una soluzione. Si è deciso di giocare la carta estera, con incentivi e flessibilità, facendosi forza di una invidiabile stabilità politica ed economica. A Malta si vota rigorosamente ogni cinque anni, la disoccupazione è bassa (3,6 per cento), l'inflazione è sotto il 4 per cento. Se il Paese entrasse nell'Unione europea, e non dovrebbe mancare molto, sarebbe subito in grado di far parte del club della moneta unica. Il tutto, assicura Bonnici, grazie anche al successo del piano che ha radicalmente tagliato le imposte (le imprese pagano il 15 per cento del reddito) e ha acceso le polveri della crescita che è del 6 per cento. L'ultimo richiamo per il Continente è il lavoro a prezzo di saldo. «Costa la metà rispetto all'Italia del Nord» calcolano i funzionari del governo della Valletta. «In certi casi anche meno - precisa un dirigente della Paglieri - e una volta il vantaggio era anche maggiore: ora va assottigliandosi». Secondo le statistiche un operaio guadagna mediamente 12 milioni all'anno e lavora 40 ore la settimana. «Non siamo in competizione con i posti italiani chiarisce Bonnici - al contrario, un'azienda che punta su Malta si rafforza e crea le conduzioni per rafforarze gli organici a casa». La Eroelectronic, 50 miliardi di giro d'affari (5 sull'isola) in apparecchi per il controllo del calore, conferma. «E' aumentata la produzione - rileva Giancarlo Raina, responsabile per la logistica - abbiamo assunto nuovo staff». Del resto, una competizione sleale sarebbe contropruducente per un'economia che dipende dal commercio estero e che vede nell'Italia il suo primo partner (il nostro export nel 1995 è arrivato a 1100 miliardi, un terzo del totale Ue. Tramite la Malta Development Corporation, presente anche a Milano, si sono sinora importate 33 aziende dalla nostra Penisola e altre sei dovrebbero arrivare entro l'anno. «Abbiamo due linee di produzione e a giugno ne apriremo una terza - precisa Raina la qualità è buona come quella di Novate». Bonnici prende appunti, spera, e coltiva un sogno. Quello di non dover aspettare il «sì» dei Quindici dell'Ile per scoprire di essere entrato a pieno titolo in Europa. Marco Zatterin Una vista de La Valletta. Malta attende di entrare nell'Europa dei Quindici ma ha le carte già in regola per partecipare all'Unione monetaria