Senza lavoro, s'uccide
Il dramma della disoccupazione ha fatto un'altra vittima: aveva 43 anni. Il fratello: era disperato Il dramma della disoccupazione ha fatto un'altra vittima: aveva 43 anni. Il fratello: era disperato Senza lavoro, s'uccide Milano: si lancia dal balcone di casa MILANO. «Era disperato. Per lui la vita era diventata un calvario andato avanti per cinque, lunghissimi anni, da quando cioè rimase disoccupato. Poi, deluso, depresso e privo di ogni speranza di poter trovare una nuova occupazione, mio fratello ha deciso di farla finita». Così Pasquale Begio, pensionato, ha reagito alla notizia della tragica fine del fratello minore, Gianni, di 43 anni, che ieri si è ucciso lanciandosi dalla finestra al quinto piano della sua abitazione, in viale Abruzzi 35 a Milano. Il suicida era sposato e non aveva figli. La tragedia è avvenuta ieri poco dopo le 14,30. Gianni Begio, disoccupato dal 1991, da tempo era in preda a profonde crisi depressive, ha pranzato, come tutti i giorni, in compagnia della moglie. Poi si è ritirato in camera da letto e, verso le 14,35, approfittando di un momento di distrazione della donna che, da mesi, lo seguiva passo dopo passo, presagendo un suo gesto disperato, ha aperto la finestra che si affaccia sul cortile dello stabile e si è lanciato nel vuoto. Prima di toccare il suolo, il corpo dello sventurato è finito in un fitto cespuglio che ha attutito la violenza dell'impatto. L'uomo non è morto sul corpo, ma soccorso e trasportato al «Fatebenefratelli» è deceduto un'ora dopo il ricovero. Parenti e vicini descrivono Gianni Begio come una persona mite, educata e tranquilla. Originario di un paesino della provincia di Mantova, dopo il matrimonio si era stabilito a Milano dove lavorava come operaio in una azienda di elettrodomestici. Nel 1991, sembra a causa del numero eccessivo di giorni di assenza ingiustificati accu- mulati nell'arco di un anno, l'operaio venne licenziato in tronco e da allora non è più riuscito a trovare una stabile occupazione. «Forse - dice oggi il fratello dello sventurato - tutte le porte gli sono sempre state chiuse in faccia non appena le aziende venivano a conoscenza di quel precedente che aveva portato al licenziamento di Gianni». Ma quello di Begio è soltanto l'ultimo di una catena di suicidi legati alla disoccupazione. Quattro dall'inizio dell'anno. Che accade nella loro psiche? «Ogni individuo - risponde Angelo Musso, psicologo torinese ha, ovviamente, una storia a sé e bisognerebbe conoscerla a fondo per poter dare un giudizio. In comune, però, queste persone hanno la perdita di identità nel momento stesso in cui perdono il lavoro». Secondo l'esperto, si tratta di una vera «identificazione proiettiva» che fa pensare al soggetto: «Se muore il mio lavoro, muoio anch'io. Perché io sono il mio lavoro». Un consiglio per i giovani. «Serva di monito a chi incomincia a lavorare - conclude Musso -: mai identificarsi con il proprio lavoro, ma con il modo di avere relazioni con il mondo esterno, con la propria voglia di fare progetti. Questo eviterà ogni annichilimento del proprio Io».[r. a.] QUATTRO MESI IN NERO 3 FEBBRAIO. L'angoscia per un futuro da disoccupata e la rabbia per quel concorso che non avrebbe mai vinto perché non aveva la raccomandazione, l'hanno sconvolta al punto da spingerla al suicidio. Maria Giovanna, 22 anni, da Eboli, Salerno, si è impiccata a un albero. Ha lasciato un biglietto: «Sono stanca di vivere in un mondo falso e ipocrita. Non riesco neanche a trovare un lavoro stabile. Come sempre ce la fanno solo i raccomandati». 19 MARZO. La disperazione per la perdita del lavoro ha spinto Michele Consolo, 42 anni, a chiudere con la vita. E'stato salvato in extremis. Si era cosparso di benzina davanti al cimitero del paese in cui abita, nell'Astigiano e si era dato fuoco, trasformandosi in ima torcia. Da un arino era a casa senza lavoro, dopo esser stato licenziato da un 'impresa artigiana. 7 MAGGIO. Disoccupato, solo, privo di ogni speranza per l'avvenire, usurato dall'inedia quotidiana, non ha retto alla comunicazione dello sfratto: così Paolo Zampiga, 42 anni, operaio genovese, s'è tolto la vita, impiccandosi con una corda di fibra sintetica al tubo dell'acqua del soffitto. Il corpo è stato scoperto, dieci giorni dopo la morte. Da un paio d anni era stato licenziato e viveva di lavori saltuari. 17 MAGGIO. Quando un capocantiere al quale si era rivolto per un lavoro, gli ha indicato il cartello con su scritto «Personale al completo», ha deciso di morire. Questione di attimi: Gaetano Formato, 56 anni, ha acceso un fiammifero e si è trasformato in una torcia. E' morto all'ospedale dopo dodici ore di agonia. «Farei qualunque cosa pur di non rimanere con le mani in mano» era la sua regola di vita. Dall'inizio dell'anno è il quarto caso Lo psicologo: perdono la loro identità nel momento in cui si ritrovano a spasso Un ufficio di collocamento: in cinque mesi sono già 4 i disoccupati suicidi
Persone citate: Angelo Musso, Gianni Begio, Maria Giovanna, Michele Consolo, Paolo Zampiga
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