«Un massacro studiato a tavolino»

mmim Gli investigatori: volevano uccidere anche la sorella della donna violentata e lapidata «Un massacro studialo a tavolino» Bari: i tre stupratori hanno usato targhe e nomi falsi BARI. Uccisa Teresa dopo averla stuprata, si erano messi sulle tracce della sorella diciassettenne, Regina, scampata alla violenza e fuggita per i campi. Probabilmente avrebbero ammazzato anche lei - per eliminare l'unico testimone e impedirle di parlare - se la ragazza, con il volto tumefatto per le botte ricevute, non avesse incontrato per caso alcuni carabinieri e raccontato, in un misto di italiano e inglese, quanto stava succedendo: «Aiutatemi». Non c'è nulla che la logica possa spiegare nel delitto di Teresa, 26 anni, figlia di emigrati da vent'anni in Australia, tornata un anno fa con la sorella minore in Italia, a Triggiano, dove viveva con gli zii e la nonna. Ammazzata venerdì sera, lasciata a faccia in giù nella terra, con il cranio fracassato. Nulla che possa far capire perché due minorenni - uno di 17 anni e un ragazzo che ne compirà 18 a giugno - e un loro amico di 26, tutti in carcere, abbiano trasformato un'avventura in un delitto atroce. I reati di cui sono accusati (omicidio, violenza carnale, sequestro di persona, lesioni) sono, da soli, la sintesi di una notte di inspiegabile violenza. Per i carabinieri, che hanno eseguito gli arresti, i tre giovani avevano architettato una «serata allegra». Teresa e Regina conoscevano i due minorenni, venditori ambulanti, perché qualche tempo fa un loro cugino glieli aveva presentati. Venerdì, accettandone l'invito, erano saliti sulla Fiat Uno dell'amico. Che ci fosse un piano lo dimostrano almeno due particolari. Il maggiorenne, Franco Laterza, si era presentato con un altro nome e aveva addirittura piazzato sulla sua vettura una targa falsa. Non voleva farsi riconoscere. Le ragazze e i tre erano stati in pizzeria, poi di nuovo in macchina per un giretto in paese. La Uno aveva imboccato la strada per Cellamare, un paesino vicino, e in campagna i tre avevano cominciato ad allungare le mani. Credevano che le sorelle ci sarebbero state. Teresa e Regina hanno invece reagito. Quando l'auto si è fermata in un tratturo che costeggia un vigneto, le sorelle sono state malmenate. Prima Regina. Teresa ha cercato di difenderla, ha aggredito i tre, e le ha gridato: «Scappa, scappa». Regina è riuscita a divincolarsi, è fuggita nei campi. Teresa non ce l'ha fatta. E' stata gettata per terra, spogliata, violentata, poi massacrata e abbandonata agonizzante. Non si sa in quanti l'abbiano stuprata, se sia stata colpita con un masso o le abbiano fatto sbattere la testa contro una roccia, e non si sa ancora chi l'abbia uccisa. Oggi i tre dovrebbero essere interrogati. I due minorenni sono rinchiusi nell'istituto Fornelli e finora non hanno confessato. Nell'interrogatorio prima dell'arresto - sette ore davanti a Patrizia Rautis, pm presso il tribunale per i minori di Bari - solo mezze ammissioni e il tentativo di scaricarsi vicendevolmente le responsabilità. Neppure Laterza, il ventiseienne, dipendente di un'impresa di pompe funebri, ora sottoposto a fermo, ha ammesso il delitto. Ha semplicemente confermato che era lì, con i suoi amici. E ha scaricato su di loro le responsabilità. Laterza è detenuto nel carcere di Bari. Anche lui, oggi, verrà interrogato. Quando si sarà ripresa dallo choc (dopo il delitto ha ripetuto: «E' stata solo colpa mia»), verrà sentita anche Regina. Il pm Marco Dinapoli ha intanto disposto l'esame del Dna: servirà a stabilire chi ha violentato Teresa. L'autopsia ha intanto confermato che la morte è avvenuta per i colpi alla testa. Appresa la notizia dal console italiano in Australia, i genitori di Teresa dovrebbero arrivare da Melbourne in Italia stamane. I funerali alle 16,30 a Triggiano. Tonio Attino mmim

Persone citate: Marco Dinapoli, Patrizia Rautis, Tonio Attino

Luoghi citati: Australia, Bari, Italia, Melbourne, Triggiano