La «mucca pazza» prima grana per Prodi di Aldo Rizzo

La «mucca pazza» prima grana per Prodi OSSERVATORIO La «mucca pazza» prima grana per Prodi OMANI Romano Prodi vola a Bonn, ed è la prima uscita internazionale del nuovo presidente del Consiglio: non a caso in quella Germania che ha ormai sostituito, o almeno sempre più anticipa l'America come sede dell'investitura «esterna» dei governi di Roma. In effetti, Prodi ha più bisogno di Kohl che di Clinton, per definire l'assetto internazionale dell'Italia, che non può non essere un assetto essenzialmente europeo. Ma non si tratta solo delle classiche questioni, politiche ed economiche, come il rientro dell'Italia nello Sme e le prospettive di aggancio alla moneta unica europea, più la Bosnia e la Nato, e magari la riforma del Consiglio di sicurezza dell'Orni. C'è un problema che era imprevedibile fino a due-tre mesi fa e che ora minaccia di avere un grave impatto sull'immediato futuro dell'Unione europea e sul modo in cui potrà concludersi, da qui alla fine di giugno, la presidenza di turno italiana. Quel problema è la cosiddetta «mucca pazza», cioè lo scontro sempre più aspro tra la Gran Bretagna e il resto dell'Ue, circa il bando continentale alle carni insulari, potenzialmente pericolose per la salute dei consumatori. Strana storia. Al vertice di Torino, a fine marzo, sembrava imminente una soluzione, con la promessa britannica di prendere le misure adeguate, ancorché dolorose, e l'impegno europeo ad addossarsene la maggior parte delle spese. Quasi un idillio. Londra scopriva finalmente i vantaggi della solidarietà comunitaria. E invece non è successo nulla, se non un crescendo polemico e alla fine isterico del Regno Unito. Sotto il tiro dei «cannoni» inglesi anzitutto la Germania, come capofila di quanti rifiutano la fine del bando, in assenza di un serio programma di attacco alla malattia delle mucche; ma anche l'Italia, con la minaccia di portare il boicottaggio delle attività dell'Ue fino a far fallire il vertice di Firenze del 21 e 22 giugno. Da qui la necessità di un raccordo, da sviluppare in tempi brevi, tra Roma e Bonn. Saranno utili due o tre considerazioni. La prima è che Londra ha torto marcio, come I riconosce la parte più seria I della stessa stampa britanni¬ ca. Non si può dare l'allarme sui possibili, gravissimi pericoli per l'uomo della malattia delle mucche, gettando nel panico milioni di consumatori stranieri, e poi pretendere che i partner facciano finta di nulla, contemporaneamente sottraendosi alla promessa di una drastica azione di risanamento. L'unica spiegazione è un disperato tentativo di recupero del consenso elettorale interno, in un modo maldestro e sciovinista. La seconda considerazione è che, nonostante o per effetto dei torti britannici, è l'Ue nel suo insieme che risente, come immagine, di questa ennesima e imprevedibile crisi. Si ripropone un'Europa incapace o affannata di fronte a progetti seri e importanti, ma pronta a dividersi e a lacerarsi, con un intollerabile spreco di energie politiche, su problemi settoriali, d'interesse immediato. Ripeto: la colpa, in questo caso, è tutta britannica, ma diventerebbe anche europea se non si riuscisse a elaborare una soluzione buona per tutti. Ora, ed è il terzo punto, questa soluzione non è facile. Ma neppure impossibile. Major non può cavalcare la «guerra santa» contro l'Ue, in nome della «mucca pazza», senza affondare nel ridicolo, per grande che sia la capacità degli inglesi di rispondere alle solleticazioni scioviniste. D'accordo con la Germania, l'Italia può proporre un ragionevole compromesso, che contemperi le preoccupazioni dei consumatori europei con quelle degli allevatori britannici. Se poi questo non accadesse, per una reiterata intransigenza di Londra, bisognerebbe decidersi a pensare, finalmente e seriamente, a un nucleo decisionale dell'Unione europea non ricattabile dai membri riluttanti o troppo egoisti. Aldo Rizzo tzo

Persone citate: Clinton, Kohl, Prodi, Romano Prodi