Duello Peres-Netanyahu: Israele sono io

«Molti si chiedono quando ci sarà il prossimo attentato Non dobbiamo lasciare la sicurezza nei Territori nelle mani dei palestinesi» Il premier ha argomentato meglio, il rivale era più a suo agio davanti alle telecamere Duello Peres-Netqnyqhu: Israele sono io A due giorni dal voto, l'ultimofaccia a faccia in tv TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Il premier laborista Shimon Peres e il leader dell'opposizione di destra Benyamin Netanyahu hanno praticamente concluso la scorsa notte la campagna elettorale con un confronto televisivo di mezz'ora - le cui modalità erano state concordate fin nei minimi dettagli - al termine del quale entrambi si sono detti persuasi di aver avuto la meglio e di prevalere ormai nei sondaggi- Peres ha fornito le risposte più argomentate mentre Netanyahu - sgusciarne ed evasivo di fronte alle domande imbarazzanti - era molto più a suo agio davanti alle telecamere: non ha esitato a dare battaglia al premier ed è apparso deciso ad espugnare l'ufficio del primo ministro. A tratti Peres e Netanyahu sembravano provenire da Paesi differenti: «Negli ultimi quattro anni - ha detto raggiante il primo - abbiamo realizzato un miracolo economico, il nostro prodotto nazionale lordo prò capite eguaglia quello della Gran Bretagna». «Vedo la povertà diffondersi - ha ribattuto sconsolato il secondo -, molti non riescono a comprarsi la ca- sa...». Peres ha parlato di una «grande speranza» di pace, Netanyahu ha citato 14 volte la parola «paura»: «Molti, uscendo di casa, si chiedono quando e dove avverrà il prossimo attentato», ha affermato. Netanyahu ha colto l'occasione per lanciare a Peres la domanda che ha rappresentato il «leitmotiv» della campagna elettorale della coalizione delle destre, Likud-Ghesher-Zomet: «Come mai ha deciso di spartire Gerusalemme con il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Yasser Arafat?». Peres, impermalito, ha replica¬ to che la città resterà capitale unificata di Israele: «Se dimentico Gerusalemme - ha detto - che io possa dimenticare la mia mano destra». Ma la sua risposta non ha convinto i collaboratori di Netanyahu. «La sincerità di Peres - ha detto Eyal Arad, consigliere strategico del leader delle destre - è fuori questione. Ma noi siamo ancora convinti che la sua politica porterà necessariamente alla divisione della città». L'incontro - che è stato registrato in mattinata negli studi televisivi del partito laborista a Tel Aviv - è stato preceduto da una notevole tensione. Per i due contendenti era stato allestito uno studio triangolare all'apice del quale sedeva il moderatore, Dan Margalit: un giornalista del quotidiano Haaretz che dieci giorni fa aveva sostenuto la candidatura di Peres. Per tutta la trasmissione le telecamere hanno ripreso frontalmente Peres e Netanyahu, tranne quando - come previsto - i due si sono scambiati una domanda diretta e sono stati allora ripresi di profilo. Nei giorni scorsi i collaboratori di Netanyahu avevano molto insistito affinché in nessun caso comparisse una piccola cicatrice che ha sul volto. Una certa animazione si è avuta nello studio quando un collaboratore di Netanyahu ha scoperto che c'erano due gradi centigradi più del previsto. Per un momento si è pensato a un tentativo occulto dei laboristi di far sì che la fronte di Netanyahu si imperlasse di sudore (nella convinzione che ciò respinga inconsciamente l'elettorato), ma i tecnici hanno subito ovviato al guasto. All'ingresso in studio, Peres ha chiesto al suo rivale: «Cosa è quella macchia sul tuo vestito?». Netanyahu, che non aveva lasciato nulla al caso per conseguire un'apparizione televisiva per¬ fetta, è impallidito: come era potuta accadere una gaffe del genere? E infatti non c'era nessuna macchia, era solo un piccolo scherzo del premier. Nel presentare il proprio programma, Netanyahu ha affermato che una volta primo ministro non ordinerebbe all'esercito israeliano di tornare a Gaza e a Jenin (Cisgiordania). «Ma è necessario - ha subito aggiunto - che la nostra sicurezza non sia affidata più ad Arafat, bensì all'esercito e ai servizi di sicurezza israeliani». Netanyahu ha offerto ai palestinesi dei Territori un'autonomia amministrativa e ai Paesi arabi vicini «un negoziato di pace, sincero ma cauto». «Con l'aiuto del Signore, ce la faremo», ha assicurato. Peres ha ricordato con parole gravi il suo predecessore Yitzhak Rabin, assassinato a Tel Aviv sei mesi fa da un estremista di destra. «L'uomo è stato ucciso - ha detto Peres - ma non la sua missione. Il processo di pace prevarrà: questo obiettivo è a portata di mano. Netanyahu, che vuole creare nuovi insediamenti, farà inevitabilmente ritornare l'intifada palestinese». Aldo Baquis IL NOBEL PER LA PACE «La pace è una grande speranza, negli ultimi anni il nostro prodotto nazionale prò capite ha raggiunto quello della Gran Bretagna» L'EREDE DI SHAMIR «Molti si chiedono quando ci sarà il prossimo attentato Non dobbiamo lasciare la sicurezza nei Territori nelle mani dei palestinesi»