Albania dal voto al caos

Estero Il governo: il Fronte Rosso ha fiutato la sconfìtta, abbiamo vinto Albania, dal vaio al caos L'expc denuncia brogli e si ritira dalle urne TIRANA. Giornata elettorale burrascosa ieri in Albania, dove l'intero processo di voto per il rinnovo del Parlamento rischia di essere invalidato: il partito socialista (la denominazione con cui si presentano gli ex comunisti) ha denunciato il partito democratico del presidente Sali Berisha di irregolarità su vasta scala e ha deciso di ritirare i propri candidati dalle consultazioni, presto imitato da altre formazioni di opposizione. L'annuncio è stato dato in una conferenza stampa piuttosto turbolenta, poche ore prima della chiusura dei seggi. In serata il partito di governo vantava una maggioranza assoluta emersa dagli exit-poli, e il suo presidente, Tritan Shehu, commentava: «Le opposizioni hanno deciso di ritirarsi? E' un loro diritto», per poi aggiungere sferzante: «Il Fronte Rosso alla fine si è reso conto che andava incontro alla sconfitta e si è ritirato». Furibonda la polemica da parte dei socialisti: «La commissione elettorale centrale ha seriamente e intenzionalmente compromesso le elezioni - afferma il comunicato letto dal loro portavoce Kastriot Islami -. Noi non riconosceremo i risultati e ritiriamo i nostri candidati, i rappresentanti nelle commissioni e gli osservatori». Nel comunicato si chiede inoltre alla commissione elettorale, controllata dai democratici, e alla Corte costituzionale di annullare le elezioni. I socialisti, prosegue il documento, non parteciperanno al ballottaggio previsto per domenica prossima e boicoterranno qualsiasi Parlamento uscisse da questa consultazione. Il portavoce ha denunciato tra l'altro il fatto che diversi esponenti locali sono stati pestati o messi in stato di fermo. Anche il partito socialdemocratico e l'Alleanza democratica (partner in una coalizione di centro-destri) hanno annunciato poco più tardi il ritiro dalle elezioni. Già durante la campagna elettorale vi erano state non poche denunce di irregolarità e ieri mattina, poche ore dopo l'apertura dei seggi, Islami aveva cominciato a parlare di brogli. «Secondo me le elezioni non sono più né corrette né democratiche», aveva detto, annunciando una riunione urgente della segreteria del partito. L'altra sera a Vlora un funzionario del partito socialista era stato ferito da colpi di arma da fuoco sparati da una macchina in corsa; ieri è stato ferito a coltellate un commissario del partito democratico in un paesino presso Tropoja. Miranda Gace, responsabile di un gruppo di monitoriaggio finanziato dagli Stati Uniti e da diversi Paesi europei, nel pomeriggio ave¬ va ammesso che la situazione era difficile ma che non vi erano grossi problemi. La stessa fonte aveva comunque preso atto che le elezioni sono state organizzate malissimo: le schede a disposizione degli elettori non sono sufficienti; in diverse località i seggi hanno aperto in ritardo. Ma Gace non ha potuto avere un quadro preciso della situazione perché gran parte delle migliaia di osservatori indicati dal gruppo non hanno ricevuto per tempo l'accredito dalle autorità albanesi. A Tirana, specialmente, nessuno di loro ha ricevuto l'autorizzazione. Le elezioni, le terze di ispirazione democratica dopo la caduta del re¬ gime comunista, hanno interessato oltre due milioni di albanesi su 3,2 milioni di abitanti. La scelta è tra il ritorno al potere degli eredi del partito unico o la conferma del governo del presidente Sali Berisha, accusato dalle opposizioni di corruzione e abuso di potere. I seggi ufficialmente hanno aperto alle 7 del mattino per chiudere alle 22: due ore di proroga autorizzate per decreto dal presidente Berisha il quale ha dovuto prendere atto che molti seggi avevano aperto in ritardo. Per i 140 seggi del Parlamento sono stati presentati 1188 candidati. Il pronostico è molto incerto: il par¬ tito democratico di Berisha è dato favorito nelle città e nelle zone settentrionali del Paese, mentre il partito socialista d'Albania ha un forte seguito nelle campagne - dove vivono i due terzi della popolazione e nel Sud. «Io credo sempre in Dio e nella vittoria», aveva dichiarato Berisha ieri mattina dopo aver votato a un seggio di Tirana. In una successiva dichiarazione alla tv, Berisha, che ha manifestato l'intenzione di dimettersi con un anno di anticipo sulla scadenza del suo mancato in caso di vittoria, ha assicurato che «ogni voto viene contato onestamente e correttamente». [Agi) Il segretario del partito socialista albanese Servet Pellumbi e (sotto) il presidente Sali Berisha in campagna elettorale e una donna in un seggio a Tirana [FOTO REUTER] Il partito democratico (al potere): «Oltre il 50% agli exit polis» E il presidente Berisha assicura «Scrutinio regolare» Un gruppo di verifica occidentale denuncia «Mancano le schede e moki osservatori non sono potuti entrare nei seggi»

Luoghi citati: Albania, Stati Uniti, Tirana