Cresce lo spettro della rivolta fiscale

3 Marcegaglia (Confìndustria): sì al federalismo. Bianco (ppi) frena: è un inutile estremismo Cresce lo spettro della rivolta fiscale Lottizza: no alle ronde anti-tasse, ma subito la riforma ROMA. Scoppia la rivolta anti-fisco, da Cremona a Treviso si moltiplicano gli episodi di mobilitazione di piccoli imprenditori, di artigiani che non voglio- no più pagare le tasse a «Roma ladrona», secondo lo slogan leghista, che agitano la bandiera del federalismo fiscale. «La mia idea è che bisogna affrontare risolutamente il problema della riforma fiscale, ma senza inseguire le posizioni irrazionali della Lega - commenta deciso alle ultime «provocazioni» il leader del ppi, Gerardo Bianco Non ne abbiamo bisogno, c'era già nel nostro programma elettorale. Quindi conosciamo bene l'impostazione da dare al federalismo fiscale, senza fornire l'impressione di rispondere all'atteggiamento intollerante di cui gli episodi avvenuti negli ultimi giorni sono una spia preoccupante». Sulle ronde anti-fisco intervengo anche le parti sociali. «E' un fenomeno sicuramente da condannare, che va affrontato immediatamente» dichiara recisa Emma Marcegaglia, imprenditrice del Nord-Est, neo-presidente dei Giovani industriali e «vice» in Confindustria. Incalza Pietro Larizza, leader della Uil: «Sono ostile alle manifestazioni che sono semplicemente "contro" qualcosa, e poi in questo caso le motivazioni sono politiche. Da decenni il fisco è un'arma di ricatto elettorale. Ma ora ci sono finalmente le condizioni per operare seriamente una riforma fiscale, non solo attraverso il federalismo. E' giusto rendere trasparente il fisco, decentrare la raccolta dei tributi, responsabilizzare a livello locale la verifica e la distribuzione da parte dei Comuni. Ma attenzione che è cosa diversa dal federalismo fiscale, che io accetto, decentrare la franchigia fiscale, trasferire su base locale il fenomeno dell'evasione». La.Marcegaglia, da industriale, denuncia «le aliquote fiscali italiane sul reddito d'impresa, che sono molto più alte degli altri Paesi europei. E a questo si aggiunge anche una carenza di servizi pubblici e di infrastrutture adeguate». Da questa duplice constatazione nasce la richiesta delle aziende di «un federalismo fiscale dove una parte delle entrate rimangono sul territorio e vengono investite dagli amministratori locali, con possiblità di verifica dei cittadini-contribuenti». E la parte di tasse non investite localmente? Per Emma Marcegaglia, questa fetta deve essere tra¬ sferita «sotto forma di solidarietà alle zone più deboli del Paese. Ma questa solidarietà deve essere sempre trasparente sia nell'entità che negli impieghi». Il sindacalista Larizza ha invece altre preoccupazioni. «Per me il federalismo fiscale deve essere preceduto da due scelte precise spiega -. Anzitutto il nuovo governo, il nuovo parlamento devono realizzare un drastico ridimensionamento degli adempimenti fiscali in atto finora, attuare una radicale semplificazuione fiscale, eliminando leggi, leggine, norme interpretative che rendono macchinosa e vessatoria la macchina del fisco. Secondo punto: per amore o per forza, il governo deve dare una risposta al fenomeno dell'evasione fiscale che ogni anno ci costa come due manovre». Una volta esauriti questi due compiti obbligatori attribuiti al nuovo governo Prodi, ben venga anche 3 federalismo fiscale. «E' giusto creare questo tessuto di maggiore democrazia anche in campo fiscale - prosegue il leader della Uil - ma non esageriamo con la separazione, con le due casse, le due monete sbandierate dalla Lega. Pongo un'obiezione semplice semplice: come ci regoliamo, allora, con la montagna del deficit pubblico, con quei due milioni e 200 mila miliardi di debito della Famiglia Italia»? E quanto alla ripartizione delle entrate tributarie, il leader sindacalista rivendica «il principio fon¬ damentale di solidarietà nazionale, un fondo di compensazione dalla periferia al centro perchè offra a tutti le stesse condizioni, le stesse opportunità di sviluppo. E non si tratta di un benevolo trasferimenti dai ricchi ai più poveri». Con l'ultimo invito «ai cittadini veneti a fare una comune battaglia contro il fisco-marziano, per renderlo più equo, trasparente ma anche più efficiente nei controlli anti-evasione. Che non sta annidata solo al Sud». [p. pat.] ducia enza abili» WMA iazio AB*uzzo Mouse PUGLIA BASILICATA fAlABlWA S'CItlA SAftDCQNA "VUlA *t anodino "3 ^4.000 - 1 029.000 * T-0SO.OOÓ * J223.000 * 7-°34,000 -3.195.000 3 '1*M>00 ' 7-458.000 " 3««6.000 " 3-57j.ooo "4.458.000 " 187.000 ll l fil dl i A sinistra: Gerardo Bianco leader del partito popolare Qui sopra: Emma Marcegaglia neo-presidente dei Giovani industriali e «vice» in Confìndustria Nella foto grande: il ministro delle Finanze Vincenzo Visco

Persone citate: Emma Marcegaglia, Gerardo Bianco, Larizza, Pietro Larizza, Vincenzo Visco

Luoghi citati: Cremona, Italia, Puglia Basilicata, Roma, Treviso