C'è voglia di bebé alla Casa Bianca

Annuncio della First Lady, «io e Bill potremmo anche adottarlo ma non prima delle elezioni» Annuncio della First Lady, «io e Bill potremmo anche adottarlo ma non prima delle elezioni» C'è voglia di bebé alla Casa Bianca Hillary: sogno un altro figlio NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Ci sarà presto un. nuovo, piccolo Clinton alla Casa Bianca? «Devo dire che ci speriamo molto», dice candidamente Hillary in un'intervista rilasciata al settimanale «Time», che la pubblica nel numero in edicola domani. E quando l'intervistatore le chiede se davvero se la sentirebbe di affrontare un'altra gravidanza, con i suoi 48 anni e con tutti i problemi che (ha raccontato lei stessa a suo tempo) dovette superare quando mise al mondo Chelsea, oggi sedicenne, la First Lady scoppia a ridere: «Sarei sorpresa ma certo non dispiaciuta. Sono sicura che i miei amici sarebbero sbalorditi. Ma io credo che sarebbe bellissimo». Immediatamente la notizia piomba nelle redazioni dei giornali impigrite dall'arrivo dell'estate, viene sparata dai notiziari radiofonici e televisivi e almeno per un momento nessuno si cura più degli spot, più incarogniti che mai, che gli uomini di Robert Dole stanno già cominciando a diffondere contro Bill Clinton. La First Lady, ancora una volta, dimostra tutta la sua abilità nel «tenere in pugno» il pubblico. E' difficile comunque che un fratellino o una sorellina per Chelsea possa arrivare per via «naturale». Per ora tutto ciò che Hillary e Bill Clinton stanno facendo, racconta lei, è parlare molto (e ultimamente «con maggiore intensità») di una possibile adozione. Lei dopo tutto è una grande promotrice di questa pratica. Nella sua «colonna» che esce ogni settimana su vari giornali fa spesso riferimento ai 21.000 bambini che negli orfanotrofi aspettano qualcuno che li adotti e il suo pallino è che possano trovare una famiglia di razza diversa, in modo da incoraggiare l'integrazione, e che la precedenza, per così dire, venga data ai bambini più grandi e con problemi particolari, insomma quelli con meno possibilità. «Io credo - dice - che dare a un bambino una chance e dividere con lui ciò che si ha è il più bel regalo che si possa fare a se stessi». Lei e Bill ne stanno parlando, dunque, ma prima di prendere una decisione devono «pensarci bene», perché «specie se dovesse trattarsi di un bambino già mi po' grandicello, con ima propria esperienza alle spalle, l'impatto con la vita della Casa Bianca potrebbe avere riflessi negativi». Lei comunque spera che da questo continuo parlarne con il marito possa «uscire qualcosa», anche se il suo portavoce Neel Lattimore, che naturalmente ieri è stato perseguitato dai giornalisti, a un certo punto ha detto esasperato: «Non prevedo di diventare presto lo zio Neel». Infatti, se decisione ci sarà non sarà prima delle elezioni di novembre. Forse per via del fatto che fino ad allora «ci saranno troppe cose nella nostra esistenza», come dice Hillary, ma forse anche, si è subito affrettato a inter¬ pretare qualcuno, proprio per evitare al piccolo lo choc della vita blindata alla Casa Bianca. Insomma se: condo quesca tesi la sua possibilità di diventare un nuovo Clinton sarebbe legata alla sconfitta elettorale del padre adottivo, che una volta lontano dalla politica potrebbe offrirgli uria vita normale, più serena di quella che è stata riservata a Chelsea. «Quando lei era piccola - racconta ancora Hillary - ci ponemmo il problema di prepararla in qualche modo a tutte le cattiverie della vita politica. A volte Bill si metteva a imitare per gioco qualcuno dei suoi avversari e diceva: "Non votate per Bill Clinton", "Bill Clinton è cattivo", e gli occhi di Chelsea si riempivano di lacrime». Poi però è cresciuta e quando è cominciata l'avventura della Casa Bianca loro sapevano che ormai Chelsea aveva «imparato» la dura vita di figlia di un politico e che sarebbe stata capace di superare l'aumento del «tasso di cattiveria» nei confronti di suo padre. «Quello che invece non mi aspettavo era l'attenzione che sarebbe stata riservata a me», e infatti quando si è trattato di andare a fare la sua famosa deposizione davanti al gran giuri dell'inchiesta Whitewater «è stato Bill a chiedere a Chelsea se voleva parlarne. Ne abbiamo discusso a lungo, le abbiamo spiegato come funzionano queste cose e lei è sembrata condividere la nostra tesi, che si tratta di tutta una montatura per danneggiare politicamente suo padre». Sulla sua difficoltà di restare incinta Hillary si è abbastanza diffusa nel suo libro «Ci vuole un villaggio». Quando lei e Bill si sposarono nel 1975, racconta, volevano fare subito un figlio, «ma non fummo fortunati». Nel 1979 avevano deciso di rivolgersi a una clinica per curare la sterilità, avevano fissato l'appuntamento al ritorno da una vancanza ma «detto fatto, tornai dalla vacanza incinta. E' per quello che ogni tanto mi è capitato dì scherzare con Bill dicendo che se avessimo avuto più vacanze ora avremmo una famiglia più numerosa». Franco Pantarelli «Bello se restassi incinta, ma è improbabile a 48 anni E già avere Chelsea . mi fu così diffìcile» aSNClcpgpSmdpiv5sdspsbbziUmrdtmltfcAdnn Bill e Hillary Clinton (a sinistra) parlano a un gruppo di bambini e nella foto grande Chelsea, la loro (per ora) unica figlia

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