Mute first lady di Gerusalemme

Sonia Peres e Sara Netanyahu sfuggono ai giornalisti. Vietato parlare di attentati (e di Rabin) Sonia Peres e Sara Netanyahu sfuggono ai giornalisti. Vietato parlare di attentati (e di Rabin) Mute first lady di Gerusalemme Le molte stranezze della gara elettorale TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO E' vero, la campagna elettorale non è stata granché; anzi, è apparsa un po' moscia, con Bibi Netanyahu che da solo conciona in tv in una stanza rosa-sonno vicino a un abatjour che produce una luce soffusa: parla della sicurezza senza esagerare, senza sfiorare temi troppo tragici per non apparire uno sciacallo che voglia lucrare sul sangue della sua gente. Dall'altra parte si vede Peres in mezzo ai giovani: baci, abbracci, senza mai sfiorare la ragione vera per cui ci sono le elezioni anticipate, ovvero l'assassinio di Rabin. Guai. Non vuole certo correre il rischio di sembrare a sua volta uno sciacallo, quello che vuole lucrare sul sangue del suo predecessore. E tutti e due non menzionano mai apertamente la grande paura, la terribile tensione che sta dietro a tante chiacchiere sul processo di pace, sulla divisione di Gerusalemme, sull'affidabilità di Arafat. L'attentato, quello che potrebbe piombare su Israele da un momento all'altro, non si menziona in pubblico. Soprattutto non si dice che se ci sarà potrebbe cambiare tutto. E che Bibi vincerebbe. Sarebbe contento Bibi se scoppiasse un autobus? Che domanda sconcia, improponibile, sconveniente! Se ne può parlare solo di nascosto. E cosi e una campagna in cui si parla d'altro. Per esempio, si parla delle due mogli dei candidati: Sonia Peres e Sara Netanyahu. Che strano, in un Paese come Israele dove le donne, fin dall'esercito, sono un modello di emancipazione e non fanno che esprimersi senza remore (basta pensare a Leah Rabin) le due possibili first lady sono silenziose come pesci. Sonia ha 73 anni, incontrò Peres in kibbutz nel 1945. Lui la accompagnava per corteggiarla lungo il filo spinato mentre lei, armata, faceva la guardia. Quando si sposarono, lei aveva un fiore nei capelli e lui dei pantaloni di flanella oltre alla camicia bianca d'ordinanza per i kibbutznik. Tanto basti: da allora il feroce ostracismo dato da Sonia a fotografi e giornalisti ha fatto sì che di lei non esista neppure una biografia ufficiale, per non parlare di un'intervista. Si sa che i due si voglion bene, questo sì, e che la loro figliola Tzipi li trova dei genitori ideali. Peres però è un workaholic, un drogato del lavoro. Sonia si occupa molto, e sul serio, di beneficenza; e di nascosto tiene una casa perfettamente kosher e ogni tanto va a consultarsi con un rabbino mistico. Peccato che non lo dica prò- prio ora che verrebbe tanto utile a suo marito. Ma sono fatti suoi, del resto non ci sono occasioni per saperlo direttamente dato che non la si vede mai in giro. Sara Netanyahu è bionda, belloccia, vestita di bianco e blu, in questi giorni sempre accanto al marito. Ma non pronuncia mai una parola se non per dire cose dolciastre su Yair (4 anni, così sensibile, un bambino eccezionale) o su Avner (un anno, così adorabile, così straordinariamente dinamico). E' la strategia della campagna elettorale. I costruttori del nuovo Bibi vogliono suggerire che il Netanyahu infedele, che sotto la minaccia di una cassetta erotico-ginnica andò a piangere e chiedere perdono in tv sull'esempio di Clinton, il Bibi fedifrago, è solo un ricordo lontano. E' tornato fedele al fianco della mogliettina. Ma non c'è bisogno che la mogliettina parli. Se permettono ai giornalisti di avvicinarla, chi può salvare il leader del Likud dalle rievocazioni? Chiunque chiederebbe a Sara se dietro a quel sor- riso di circostanza c'è una vera armonia matrimoniale. In questi giorni poi oltre che di donne si parla molto di religioni e di amuleti. Tanto per restare sul leggero, ma non troppo. Infatti sia Peres che Netanyahu attribuiscono un'importanza decisiva ai partiti degli ortodossi. Il partito degli ebrei sefarditi Shas, quello di Yahadut ha Torà - un'unione di vari movimenti che non si amano particolarmente fra di loro - e il Mafdal, il partito del sionismo religioso, arrivano a controllare anche più del 10% dell'elettorato. Per ora restano tuttavia coperti, nascondono le loro preferenze su) primo ministro: la ragione basilare è che il voto religioso è sì ispirato dall'Alto, ma anche, per tradizione, molto negoziato, particolarmente oculato. Il rabbino Ovadia Yossef, col suo famoso caftano nero a ricami d'oro, col suo delfino e portavoce Deri sembra che tirino in direzioni opposte: Yossef è per Peres e Deri, forse, è dall'altra parte. La loro condotta è complicata dall'altro grande rabbino kabbalista dello Shas, Izachah Kaduri, un vecchione che ha fatto distribuire nei giorni scorsi un kit elettorale completo di candele, amuleti e benedizioni per tutti quelli che votano Shas. Protegge da attentati, incidenti automobilistici e cattivi pensieri. Con la clausola che le benedizioni si rovesciano contro il beneficiato se non vota come si deve. Subito un altro rabbino, Mordechai Eliahu (legato al Mafdal) ha ingiunto di bruciare il kit d'idolatra. E all'interno dello Shas Ovadia è molto seccato dell'iniziativa del suo collega Kaduri. Tutti questi pasticci non impediscono che Peres e Bibi vadano in giro con la kippà nera sempre in tasca. Sempre pronti a tirarla fuori a ogni visita a rabbini e santoni che controlla- no l'opinione pubblica religiosa. Si aspetta di sapere chi sarà il primo ministro preferito di questo o di quel rabbi, di questa o di quella corte rabbinica. Il laicismo, durante queste elezioni, è un po' in ribasso. Ben Gurion si rivolta nella tomba. Fiamma Nirensteln PERES [LABURISTI] NETAKYAHU [LIKUD] 38% INDECISI 11% Un rabbino kabbalista ha distribuito un kit di candele, amuleti e benedizioni per chi vota il suo partito Ma chi trasgredisce sarà maledetto Donne arabe a Gerusalemme davanti a un manifesto del Likud E1 una campagna fatta di molti silenzi I candidati temono di sembrare sciacalli speculando sulla memoria di Rabin o sui recenti attentati

Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Tel Aviv