Il «bandito ceceno» ospite al Cremlino

Il Presidente precisa: di indipendenza non si parla. La base dei guerriglieri: manovra elettorale Il Presidente precisa: di indipendenza non si parla. La base dei guerriglieri: manovra elettorale Il «bandito ceceno» ospite al Cremlino Domani Jandarbiev da Eltsinper negoziare la pace MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Cominceranno lunedì i negoziati «diretti» tra Eltsin e il capo dei ribelli ceceni, Zelimkhan Jandarbiev. A Mosca perché Boris Eltsin vuole stare sotto i riflettori di Mosca per un incontro che gli frutterà sicuramente un bel mucchio di voti, a prescindere dall'esito che potrà avere. Jandarbiev ha già ottenuto garanzie esaurienti per la sua sicurezza personale ed è pronto a partire. Pronto anche a riprendere i negoziati dal punto morto in cui s'insabbiarono la scorsa estate. Pronto anche a firmare un cessate-il-fuoco che sarebbe, quello sì, un grande successo per il Presidente russo. Il quale ha dovuto fare una piroetta giuridica considerevole per approdare alla decisione di incontrare colui che, a termini di legge, è un «bandito» e un «assassino» ricercato dalla procura generale. Sabato uno dei collaboratori di Eltsin ha chiesto alla Duma di dichiarare «legale» l'incontro previsto, per evitare complicazioni giuridiche future, cosa che appare del tutto superflua visto che non sarà certo la posizione della Duma a fermare Boris Eltsin. Il successore del defunto Dudaev ha dovuto superare una forte opposizione interna per approdare anche lui al negoziato. Aslanbek Ismailov, comandante ribelle della capitale cecena, ha spiegato ai giornalisti di essersi opposto risolutamente all'incontro tra Jandarbiev e Eltsin. «Perché - ha detto - Eltsin viene qui alla vigilia del voto presidenziale, cioè per prendere voti. Quando li avrà presi la guerra riprenderà». In altri termini una parte dei comandanti ribelli ritiene che la resistenza cecena non avrebbe dovuto aiutare Eltsin a essere rieletto e avrebbe piuttosto dovuto dire chiaramente ai russi che i ribelli avrebbero cominciato a trattare solo con un nuovo Presidente, uno non implicato nella guerra e nei massacri. Ha vinto invece la linea di Jandarbiev e di Aslan Maskhadov, il capo di stato maggiore delle forze indipendentiste. Entrambi ritengono che il negoziato diretto con Eltsin sia il preludio a un riconoscimento formale del governo indipendentista e alla sconfessione del presidente fantoccio Zavgaev. Poi si vedrà. Per quanto concerne la piattaforma negoziale ieri il Cremlino ha fatto sapere che chiederà il disarmo dei ribelli e Eltsin ha escluso ogni trattativa sullo status indipendente della Cecenia. La quale «resterà parte della Russia». Punto e basta. Intanto le truppe russe hanno lanciato un'offensiva violentissima nel Sud e Sud-Est della repubblica ribelle. E il ministro della difesa Graciov dichiara di non credere a un esito positivo del negoziato e, in ogni caso, afferma che non ci sarà pace in Cecenia senza eliminare tutte le bande armate. Così si ripete la storia di Eltsin che annuncia solennemente negoziati di pace, cessazioni del fuoco, ritiro delle truppe, mentre sul terreno le truppe russe aumentano l'intensità delle loro operazioni militari. Quest'ultima offensiva sarebbe l'estremo tentativo del ministro della Difesa, Pavel Graciov, di riconquistare i favori di Eltsin. Il Presidente avrebbe infatti già firmato il decreto che licenzia Graciov e lo sostituisce con il generale Boris Gromov, proprio quello che comandò il ritiro delle truppe sovietiche dall'Afghanistan. Così Eltsin otterrebbe, con questo gesto simbolico, di accontentare in parte Grigorij Javlinskij e i democratici. Ma ieri Javlinskij ha respinto definitivamente la proposta di Eltsin di suicidarsi politicamente, cioè di ritirarsi dalla competizione presidenziale in favore del Presidente uscente. Giuliette Chiesa

Luoghi citati: Afghanistan, Cecenia, Mosca, Russia