Roma un altro giudice nella rete

Indagato Mondello, braccio destro dell'ex capo gabinetto del Guardasigilli Indagato Mondello, braccio destro dell'ex capo gabinetto del Guardasigilli Roma, un uhro giudice nella rete M setaccio i conti di Verde ROMA. Avanti un altro. Da ieri nell'inchiesta Verde-Nicoletti risulta indagato l'ennesimo giudice romano, Fabio Mondello, consigliere di corte d'appello, già braccio destro di Filippo Verde al ministero, già rinviato a giudizio per altri fatti di corruzione davanti al tribunale di Perugia. Mondello era stato chiamato in causa dal faccendiere Vittore Pascucci che ha rivelato la «strana» coincidenza tra la firma di contratti di approvvigionamento al ministero e viaggi gratis in giro per il mondo, offerti dalle ditte vincenti. Il primo episodio accertato riguarda una fornitura di fotocopiatrici Canon. Ma i pm di Penigia ora vogliono approfondire altri casi. E' davvero una slavina che minaccia di non fermarsi più, questa elio ha investito i giudici romani. Tanto più che si sta scoperchiando il capitolo degli affari ministeriali su cui Filippo Verde ha imperato negli anni del potere socialista a via Arenula: prima da capogabinetto del ministro Vassalli, poi da direttore generale degli Affari civili con Martelli. Ma Verde, che si trova agli arresti domiciliari, nega tutto. Attraverso i suoi legali - Nino Marazzita, Renato Borzone e Stelio Zaganelli - fa sapere che «gli episodi di corruzione a lui contestati sono ben lontani da quello che è stato il suo modo di impostare la professione di magistrato». Spiega l'avvocato Zaganelli: «Presentare il rapporto tra Verde e Enrico Nicoletti come mia specie di associazione a delinquere mi sembra veramente scorretto. I giudici perugini non hanno indicato un solo presunto episodio di corruzione. Il mio assistito non nega la conoscenza. Nega invece qualsiasi prestito, rapporto di consulenza o stipendio mensile. Il quale, comunque, se fosse mai esistito, sarebbe al limite una rottura del codice deontologico, non un reato. Anzi, la famosa lettera di Nicoletti lamenta proprio che Verde non si è prodigato come lui si aspettava». Punti di vista. Secondo il gip di Perugia, Sergio Materia, al contrario, «è evidente che il dr. Verde aveva garantito, assicurato, fruttuosi mterventi presso altri magistrati. Nicoletti scrive di essere più volte rimasto deluso nelle sue aspettative. Ciò non esclude la sussistenza del delitto di corruzione. Il concreto risultato dell'accordo corruttivo è irrilevante». E proseguono le indagini, sul conto di Verde. Il giudice sarà interrogato il 31 maggio a Perugia dove ieri il pm Fausto Cardella lamentava che troppo spesso si «indaga sugli indagatori» - e gli chiederanno perché per tutto il 1994 abbia utilizzato un telefonino cellulare Gsm svizzero, intestato a mia società di Ponte Chiasso, la I.D.I., che peraltro risulta indagata dalla procura di Caltanissetta per questioni di mafia. Come si sa, i telefonini Gsm stranieri sono gli unici che la magistratura italiana non può intercettare. Perché Verde ne aveva sentito il bisogno? Aveva forse seguito un consiglio del suo amico, avvocato Attilio Pacifico, che ne usava uno simile di Montecarlo? Di certo, nel 1993, nell'ambito di un'inchiesta contro il giudice fallimentare Palaja, s'era scoperto che Filippo Verde utilizzava un telefonino altrui. Un apparecchio del bancarottiere Cerniti, in odore di massoneria deviata. Quanto allo stile di Verde e Mondello nella gestione ministeriale, si veda ilpamphlet scritto dal pretore di Borgomanero Renzo Lombardi, «Contro la giustizia», che nel 1992 per un anno si scornò contro la lobby ministeriale. Scriveva fuori dai denti di Mondello, all'epoca responsabile dell'ufficio Acquisti: «L'inaudito sperpero di denaro prosegue con il versamento alla Rank Xerox di quattrini per stampanti laser che Dio solo sa a quale piano di automazione rispondono. Stampanti destina¬ te a fare la fine dei mille impianti di fonoregistrazione, pagati ciascuno 25 milioni, e in gran parte abbandonati nell'archivio degli uffici in attesa che qualche maestro della Philips vada a dire come funzionario... Lo sfascio totale dell'informatica giudiziaria è ben rappresentata, in sintesi, dal fatto che l'amministrazione della giustizia ha speso dal 1982 al 1991, e soltanto per cose strettamente informatiche, le stratosferiche centinaia di miliardi di cui parlano i resoconti ufficiali della Corte dei conti». Rosario Priore nel frattempo ha deciso che proseguirà nell'inchiesta su Ustica. «La nobile lettera del presidente Anedda mi mduce a continuare. Si sgombra così la stupida accusa che avrei usato la minaccia di abbandonare come strumento di pressione nei confronti dell'opinione pubblica». Francesco Grìgnetti

Luoghi citati: Borgomanero, Caltanissetta, Montecarlo, Perugia, Ponte Chiasso, Roma, Ustica