Pensioni, una tempesta sulla riforma di Paolo Patrono

Pensioni, una tempesta sulla riforma Pensioni, una tempesta sulla riforma Agnelli esclude lo scontro. L'Inps: bisognerà ritoccarla ROMA. Sdrammatizza l'Avvocato Agnelli: «Non credo che si prepari uno scontro tra le parti sulle pensioni. E comunque siamo lontani dal calci di rigore...» usando una fresca metafora calcistica. E poi, posto di fronte al dilemma: è più urgente la lotta all'inflazione o la riduzione della spesa previdenziale, il presidente onorario della Fiat, che aveva assistito giovedì in prima fila all'ascesa di Giorgio Fossa al vertice di Confindustria, dà un'altra risposta di tono distensivo: «La lotta all'inflazione è sempre presente, sempre importante. La riduzione della spesa previdenziale verrà fatta a gradi». Appunto, a gradi, ossia scaglionata nel tempo. Il brusco richiamo del neopresidente della Confindustria alla necessità di rimetter mano alla riforma delle pensioni, seguendo i consigli di numerose istituzioni internazionali, ha allarmato i sindacati e urtato diverse suscettibilità. Tanto che si è scatenata quest'improvvisa tempesta. Alimentata anche dall'ultima presa di posizione del Fmi, per bocca del suo responsabile per l'Europa, Massimo Russo: «Non è necessaria una nuova riforma, ma è opportuno ritoccare alcuni aspetti, perché i risparmi sono ancora insufficienti e il sistema è abbastanza squilibrato a lungo termine. Il problema è sapere quando è più opportuno intervenire». Piccato, ieri ha voluto replicare ai rilievi di Fossa anche Lamberto Dini, ora agli Esteri, ma che come presidente del Consiglio aveva firmato questa controversa riforma. Ribatte, dunque, Dini: «Tutto è perfettibile, però ritengo che questa materia non debba essere riaperta fino a quando non si rifaranno i conti sull'equilibrio del sistema previdenziale, intorno al Duemila. Certo, sarebbe stato preferibile fosse più breve il periodo transitorio di uscita dalle pensioni di anzianità. Ma si è trovato un giusto e difficile equilibrio, abbiamo fatto un grosso passo avanti». E, per finire, la stoccata' a Fossa: «Aver sottolineato solo le pensioni di anzianità è stato un errore, perché si dovevano sottolineare anche tutte le altre questioni affrontate con la riforma». Anche il ministro dei Lavoro, Tiziano Treu, è tornato a difendere la legge di cui è stato uno degli artefici: «Per quanto mi riguarda, la riforma non si tocca perché sta dando i risparmi previsti nella Finanziaria, anzi forse qualcosa di più, perché le pensioni di anzianità dei lavoratori dipendenti sono minori del previsto. Quindi non c'è motivo di allarmare la gente con annunci di cambiamento. La verifica si farà tra due anni». Sul fatto che le cose vadano davvero così bene non tutti sono d'accordo. Quest'anno l'Inps liquiderà ben 280 mila pensioni di anzianità, centomila in più di quelle usuali, con un costo aggiuntivo di 1200 miliardi rispetto ai 3400 complessivi. La riforma sbloccherà in tre anni 365 mila pensioni. L'Istat, poi, ricorda che c'è da fare i conti con l'andamento demografico e l'incognita dell'aumento del tasso di occupazione. E un esperto come il direttore generale dell'Inps, Fabio Trizzino, ammette che «la riforma non può essere considerata un punto d'arrivo, ma un buon punto di partenza». Perciò la presa di posizione di Confindustria «è coerente con quello che sostengono Fmi e Banca d'Italia». Insomma, la riforma «non è risolutiva» e il periodo transitorio previsto dalla legge «obiettivamente non è breve, perché fino al 2008 non si arriverà alla sostanziale eliminazione delle pensioni di anzianità». Ma sui conti, Trizzino confida che a fine anno ci saranno 2 mila miliardi in più rispetto alle previsioni grazie alle ritenute Irpef e ai risparmi derivanti dalla scoperta di 32 mila pensioni di invalidità indebite. Il fronte delle proteste antiConfindustria coinvolge sindacalisti e politici; da Cofferati (che ha parlato a Torino) a Larizza («Fossa fa pseudopolemiche»), agli ex sindacalisti sbarcati al governo, come Vigevani e Pizzinato. Il presidente dei senatori della sinistra democratica, Salvi, ammonisce Fossa: «Sui sistemi sociali, il metodo è la concertazione, non la guerra. C'è già chi ne è uscito con le ossa rotte», mentre per Casini (ccd) «le pensioni sono il primo banco di prova della maggioranza». Conclude, con un metaforico ramoscello d'ulivo, il direttore generale di Confindustria, Cipolletta: «Nessun freno al dialogo con i sindacati. Aver esposto le nostre posizioni è un contributo alla chiarezza, non un muro». Paolo Patrono

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