Doppio record sul tetto del mondo

Ascesa dell'Everest in 17 ore e discesa sugli sci. «Sotto la neve ho trovato i corpi di 4 alpinisti» Ascesa dell'Everest in 17 ore e discesa sugli sci. «Sotto la neve ho trovato i corpi di 4 alpinisti» Doppio record sul tetto del mondo Kammerlander: l'impresa più bella BOLZANO. Il Terzo Polo: conquista e doppio record. Non è politica, ma alpinismo, anzi himalaismo estremo. Il Terzo Polo è l'altro nome dell'Everest, 8848 metri; il protagonista è Hans Kammerlander, 40 anni, altoatesino, al suo undicesimo Ottomila. Il doppio record: salita in 17 ore, in solitaria, lungo la parete Nord, e discesa con gli sci, lungo un canale dello stesso versante, l'Hornbein. Kammerlander era fra gli immensi spazi degli Ottomila da marzo. Per allenamento si è fatto il più «piccolo» dei giganti, il Shisha Pangma, tutto in sci. Ieri il «tetto del mondo». Alle 17 ore italiane parla al telefono satellitare. Voce flebile, sfinito. Ha già ripetuto agli organizzatori del suo «sogno» {«No limits Sector team») che è «felicissimo». «Un grande sogno realizzato. Lo inseguivo da tre anni». E' salito lungo il Great Couloir della Nord, una parete che dà i brividi soltanto a guardarla da lontano, da quei Settemila che le fanno da timido contraltare. Un abisso bianco, segnato da solchi che paiono canne d'organo. Kammerlander segue la via aperta nel 1984 da un gruppo di australiani e divenuta una «grande classica». La pendenza arriva alla verticalità sotto la vetta. «Gli ultimi 300 metri - dice Kammerlander - sono stati critici, molto pericolosi per le valanghe». Ma l'alpinista altoatesino ha incontrato la morte molto prima. Ne aveva respirato l'atmosfera al campo base «avanzato» a 6400 metri dove c'era ancora paura per quanto accaduto l'altra settimana, per gli 8 alpinisti spazzati dalla bufera di neve. «Credevo fosse una roccia - dice con un filo di voce Hans - poi mi sono accorto che era un corpo congelato. E io ci arrampicavo sopra». Quattro corpi, alpinisti uccisi dal vento che li ha staccati dalla Nord. E Kammerlander non s'è fermato, non lì. «Allucinante, credevo mi si fosse spento il cervello, ma se ti fermi...». Aveva lasciato il campo del colle Nord, a 7100 metri. Tenda e viveri. Fino a lì era in compagnia di Heini Gruber. Poi è ripartito da solo dopo una pausa di un'ora. Un «salto» fino ai 7800 metri, di notte, con quel tragico incontro, un'altra sosta, di due ore, «per recuperare le forze». In vetta, senza ossigeno così com'era partito, alle 10 del mattino di ieri con quegli ultimi 300 metri «che non finivano mai». Il «via» era stato 17 ore prima. Primo record, il precedente di 22 ore, era del francese Benoit Chamoux, morto lo scorso anno mentre saliva il suo 14" Ottomila, il Kangchenjunga. Kammerlander in vetta fa una breve pausa, poi infila gli sci e segue la cresta. «Sono sceso - racconta - fino a 8600 metri, poi ho tolto gli sci. Una cosa che ho ripetuto parecchie volte fino a quota 7000 perché c'era poca neve dopo le bufere e le valanghe dei giorni scorsi. C'erano solo roccia e ghiaia». Poi il tratto più bello, da 7000 al campo base di 6400: «Non ho avuto più problemi, neve ottima, mi sono anche divertito, nonostante la stanchezza». Ma Kammerlander ha imparato in tanti anni di alpinismo a dosare le sue forze. Il suo «se¬ greto» è la salita. Già qualche anno fa diceva: «La montagna ti appartiene solo quando sei sceso giù, prima sei tu della montagna. La parte più difficile è sempre la discesa. Troppi alpinisti non l'hanno capito e non sono più tornati». L'alpinista altoatesino voleva questo record, ma aveva dovuto rinunciare dopo alcuni tentativi. Ha alle spalle una carriera quasi irripetibile. Il suo primo Ottomila, dopo aver conquistato tutte le classiche alpine, è del 1983, il Cho Oyu. Suo compagno era Reinhold Messner. Poi ancora con lui fa la prima attraversata di due Ottomila nel 1985, i due Gasher- brum. Nel 1991 compie il «Giro dei confini», sempre con Reinhold e scoprono la «mummia di ghiaccio». L'anno dopo è in Patagonia a fare l'attore per Herzog nell'«Urlo di Pietra». E l'anno scorso entra nel «No limits Sector team». Adesso è sul ghiacciaio di Rongbuk a preparare gli ultimi sacchi. Lascia un «circo», o quasi, 200 persone che ai piedi dell'Everest, tra tende super ancorate perché la bufera non se le porti via, tra jak e sherpa, aspettano il momento più propizio per partire verso le «vie» del «Terzo Polo». Enrico Martinet ASCESA Luogo partenza: rampo bose a 6400 metri Secondo campo o quoto 7100 metri, si è riposato un'ora Alle 23,30 arriva o quota 7800 e fa una sosta di 2 ore Ha raggiunto lo alle 10,00 di 24 moggio £VSft£$?8$4$ffie)r1 SALITA DISCESA DISCESA Con gli sci ininterrottamente do 8848 metri a 8600 metri Quindi lino a quoto 7000, la discoloratigli sci J è stato possibile solo a tratti per mancamo di neve Do 7000 a 6400'tnoKi discesa continuo con gli sci. Arrivi olle 17 circa di venerdì Sii!! GHIACCIAIO PRINCIPALE 01R0NSBUCK Hans Kammerlander, 40 anni, altoatesino, è al suo undicesimo «ottomila»

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