Peres punta sulla legione araba

1500.000 voti della comunità palestinese determinanti per la conferma del premier 1500.000 voti della comunità palestinese determinanti per la conferma del premier uba Peres punta sulla legione «Lo votiamo ma siamo emarginati» " TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Arabi israeliani: la prima antitesi è nel loro stesso nome. Il 18 per cento della popolazione, 500 mila votanti. «Siamo noi quelli che decidono chi sarà il primo ministro, ma soprattutto chi non lo sarà» amano ripetere. Non sono palestinesi. Ma certo, lo sono. Precisi identici a quelli di Arafat, come stirpe, costumi, lingua. Sono quelli rimasti dalla guerra del 1948, quando gran parte dei palestinesi fuggì nei Paesi Arabi. Non sono israeliani. Però, invece, certo lo sono: stesso passaporto, stessi diritti e doveri. i beduini e i drusi, e anche qualche volontario palestinese, servono nell'esercito con molto onore, e non di rado muoiono perla patria sionista. Le loro vicende politiche attuali sono piene di accuse, di complicazioni, di abbandoni. Fino a ieri i loro partiti erano cinque, ma quelli importanti, erano tre. Ora ne restano in gioco due, perché uno si è ritirato. Peres conta su di loro per battere Netanyahu. Per arrivare a questo risultato, cerca di farli sentire cittadini di serie A. Ma avventurarsi nel loro mare significa incontrare una quantità di contraddizioni. I bambini raramente sperano in un destino pari a quello dei loro coetanei ebrei, le infrastrutture sono decisamente inferiori a quelle delle città ebraiche. Non c'è un ministro né un sottosegretario arabo in Israele. Non c'è un arabo israeliano, tuttavia, che rinuncerebbe alla sua cittadinanza e ai suoi diritti di israeliano per passare ad un qualunque Stato arabo, compresa l'Autonomia Palestinese. D'altra parte, afferma il professor Azmi Bishara, un quarantenne con la camicia a quadri, gli occhi gialli e i baffi da gatto, un filosofo riconosciuto internazionalmente che parla alla perfezione quattro lingue compreso il tedesco, «quando sento l'inno nazionale "Ha Tikva" "Il canto della speranza", sento che questo non è lo "Stato di tutti i suoi cittadini", come noi chiediamo, ma soltanto lo Stato sionista degli ebrei. Si parla tanto di post-sionismo: sarebbe bello che se ne vedesse qualche segno». Bishara è una delle grandi novità di questa elezione; occupa il quarto posto nella lista del partito Hadash, di ispirazione comunista: il comunismo alle origini fu uno dei più grandi veicoli di emancipazione per la società araba. Era il settore palestinese colto, democratico: Emil Habibi era comunista. Le donne comuniste arabe sono le più emancipate. Bishara davvero non si può dire un comunista all'antica, ma è un laico sul serio, è moderno, parla dello Stato di Arafat come di una «dittatura oscurantista», tiene moltissimo all'identità culturale araba ed ha un ruolo sociale che fa di lui un vero e proprio ponte fra ebrei e arabi: insegna sia all'Università di Bir Zeit cuore della rivolta culturale anche integralista islamica, che all'Istituto Van Leer, situato a Gerusalemme proprio al centro, a lato della casa del presidente Ezer Weizman. I comunisti non prenderanno certo tanti seggi, ma di fatto sono rimasti l'unico partito interamente laico in ballo, e quindi forse ce la possono fare. Infatti, il più importante fra i leader arabo-israeliani, il moderato per eccellenza cinquantatreenne Abdulvahab Darawshe si è alleato con una compo- nente islamica religiosa. Musulmano, nato vicino a Nazareth, deputato per tre volte, eletto col partito di Peres nell'Avoda, il labor party, ne uscì ai tempi dell'Intifada; stavolta ha fatto una scelta doublé face, anzi, un po' mefistofelica per uno che aveva puntato tutto sul laicismo e il gradualismo: meno tasse, più proprietà della terra, più aule, più educazione, più investimenti... Darawshe, laico, semi-miscredente, politico e anche un po' politicante, ha fatto un'autentica alleanza con il diavolo. Infatti al primo posto della sua lista ci ha messo Abd Al Malik Dahamshe, un avvocato che è un'emanazione del partito islamico dello sciecco Abdallah Nimr Darwish, un gruppo a sua volta affiliato alla Fratellanza Musulmana come Hamas e che ha per organo un giornale, «La voce delia giustizia», molto estremo e portavoce del settore politico di Hamas. Dahamshe è stato sette anni in prigione per aver tramato contro Israele. Arafat non lo ama, tanto che Al Fatah non l'ha mai accettato nelle sue file. Ironia della storia: ora se lo dovrà prendere la Knesset visto che il Maamad, il suo partito e quello di Darawshe prenderanno almeno quattro o cinque seggi. Il mondo islamico porta un sacco di voti. Subito dopo la strage di Kfar Kana sembrò che l'intero mondo arabo israeliano l'avesse giurata per sempre a Peres, che non avesse mai più intenzione di votarlo come suo Primo ministro. Ma adesso sembra che anche su questo le acque si siano richiuse: tutti i partiti arabi danno di nuovo indicazioni di votarlo. Comunque, sempre meglio lui che Netanyhau che ha seguitato per tutti questi ultimi quattro anni ad accusare il governo di Rabin e di Peres di non avere ima maggioranza ebraica. Fiamma Nirenstein Una scelta obbligata contro, la destra di Netanyahu ) " 1SONDAOGI ^ PERES [LABURISTI] 47% NETANYAHU [LIKUD] 39% INDECISI 11% ubulla legione o emarginati» " Una scelta obbligata contro, la destra di Netanyahu M Netan/ahu (a sin.) è la bestia nera della comunità araba che vive in Israele A destra, operai srotolano un manifesto di Peres in una strada di Tel Aviv

Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Tel Aviv