l'opposizione che non esiste di Barbara Spinelli

d^ebk* «Così la Rai diventa l'opposizione che non esiste del potere, si trasformano in meticolosi censori dell'avversario. Lo esaminano come da un Tribunale, che giudica severamente e paragona progetti alternativi. La Lega fa tutto questo, disordinatamente, ma non il centrodestra radunato attorno a Berlusconi. I socialdemocratici tedeschi cambiano regolarmente guida, quando perdono alle urne. Così hanno fatto i laboristi britannici, o i partiti americani, o gli ex comunisti italiani: fallito Occhietto fu nominato rapidamente un successore, D'Alema. Nulla accade invece nelle destre italiane, quasi fosse sacrilego spodestare Berlusconi e prender atto del suo precipitare nel disastro giudiziario. Nulla accade nelle menti, nei progetti, se si esclude la cura delle proprie ferite, o l'angoscia che procurano gli appelli di Prodi alla collaborazione sulla riforma istituzionale. La passione, unica, resta quella che regnava durante la campagna elettorale, e fatica a procedere oltre senza spegnersi. La giustizia accusata di complotti politici perché indaga su Berlusconi o Previti; la cultura sospettata di manomissione protocomunista e mai concretamente criticata; l'impossibile coesistenza tra Prodi e Bertinotti; l'elite aziendale e finanziaria che favorirebbe insidiosamente il centrosinistra; la possibilità di traslocare Dini nel centrodestra: questi i temi forti di Fini, di Buttiglione o di Casini, e quasi si direbbe che non esista ancora un governo, e che il 21 aprile non sia passato. Quasi si direbbe che la destra non sappia far altro che questo: ragionare attorno alla conquista del potere, e non alla sua gestione. Rallegrarsi per la mano tesa su Salò, e non avere idee sul presente, il futuro. Cosi d'altronde è stato sempre, per la destra nata nel '94. Così ha concepito la politica, facen¬ do del potere un oggetto di quotidiana conquista plebiscitario-televisiva e sprezzando il potere come servizio, come pratica parlamentare: questo fu il suo difetto quando andò al governo, e l'identico difetto inibisce oggi la sua attitudine all'opposizione. Berlusconi forse sarà sostituito, un giorno, ma finito lui resterà da inventare un modo di far politica che liberi il centrodestra dal berlusconismo, dal linguaggio ossidionale, dalle frasi pseudorivoluzionarie. Casini e Buttiglione sognano un centro giscardiano ma Giscard apprese le traversate del deserto, fece una lunga autocritica, spese le energie proponendo progetti di ricostruzione europea, piani sulla moneta, la difesa comune, l'intervento nella guerra in Bosnia, la disoccupazione. Traversate simili non son semplici, certo, in questi tempi contrassegnati da un pensiero unico - in tutto l'Occidente sulle finanze, le monete, l'impiego, lo Stato sociale. La caduta de! Muro di Berlino ha mutilato ovunque le possibilità di politiche alternative, e ovunque le alternanze tendono a farsi ormai tra due forme, mimetiche, della destra centrista. I programmi erano d'altronde simili, nella campagna di Prodi e Berlusconi, e l'opposizione non è la forza liberista che pretende. E' tentata da chiusure autarchiche, stataliste, che spiegano peraltro la rottura con la Lega. Non è facile dunque il mestiere delle opposizioni, oggi, e l'Italia non è un caso a parte. Un destino di impotenza e d'afasia l'accomuna all'opposizione tedesca, francese, americana; e se Tony Blair ha un compito più agevole è perché l'Inghilterra di John Major sta sprofondando in pantani di mediocrità provinciale, anticontinentale, senza precedenti nella storia britannica. Ovunque, nel resto dell'Occidente, le élites governanti son costrette a delegare una parte dell'antica sovranità nazionale, a concordare le loro politiche con l'ambiente finanziario e politico che le circonda, mondialmente. La bussola che adottano tende a somigliare alle bussole dei Paesi alleati, e questa è la condizione perché le economie e le monete restino un poco diritte. Ma questa progressiva perdita delle sovranità nazionali, unita alla scomparsa della vecchia alternativa comunista dopo 1*89, rivoluziona i modi di fare politica interna, di selezionare i dirigenti, di cambiarli. Di qui l'impressione di una sorta di monopolio della politica, in numerosi Paesi liberali, che regna indisturbato e lascia alle opposizioni spazi praticamente nulli, confinati al monopolio eventuale della retorica. Per la democrazia tutto questo può essere un disastro: perché viene a mancare l'opposizione intesa come Tribunale, perché la mancanza d'alternativa tende a esser confusa con l'impossibilità dell'alternanza. Perché svanisce quella necessaria, continua tensione fra maggioranza e minoranza, cui ha accennato Prodi nella replica al Senato: continua tensione che trasforma le ribellioni in più classiche opposizioni; che serve a legittimare il governo come i suoi avversari; che addomestica le estreme nazionaliste o xenofobe, secessioniste o operaiste. In caso contrario si ha una Repubblica del Centro, che pretende d'incarnare tutte le classi e le fonde in un magma, non diverso dalle Grandi Coalizioni e dai compromessi che originarono il terrorismo, in Germania o Italia. Altrimenti si ha una Repubblica onnivora del Vuoto, monopolizzata dal pensiero unico, sconnessa da parte della società, generatrice di ribellioni, sociali o geografiche, votate comunque alla fuga dal Centro. Barbara Spinelli

Luoghi citati: Berlino, Bosnia, Germania, Inghilterra, Italia