Anno santo un «Monopoli» che vale 20 mila miliardi di Massimo Giannini

Anno santo, un «Monopoli» che vaie 20 mila miliardi Anno santo, un «Monopoli» che vaie 20 mila miliardi :y&<-M.:^ LA METROPOLI CHE CAMBIA E ROMA meno male che nell'89 Santa Romana Chiesa si decise a rispedirlo negli Stati Uniti. Perché se a reggere le finanze vaticane ci fosse ancora lui, il tentacolare Paul Marcinkus, allora staremmo a posto. E chissà cosa sarebbe mai diventato, questo benedetto Giubileo. Questo intrigante appuntamento di fine millennio che vede Roma protagonista. Questa solita Roma del potere papale e temporale, questa solita Roma-ricotta tanto cara a Pier Paolo Pasolini, che nel 2000 intruglierà, come ha sempre fatto, il Sacro col Profano. L'Anno Santo, infatti, conta sui seguenti numeri: 40 milioni di pellegrini entusiasti in arrivo da tutto il mondo per la giusta cura delle anime, 600 mila metri quadrati di terreno cittadino da riedificare, 5 milioni e mezzo di metri cubi di costruzioni da mettere in piedi, 400 chilometri di binari ferroviari metropolitani da attivare. In totale, un affare da 20 mila miliardi. Per la giusta cura dei portafogli di un sacco di gente: industrie pubbliche, costruttori privati, banche, commercianti... E volevate che su un business del genere, con tutto quello che significherà tra i grandi appalti e il piccolo indotto, non volesse buttare un occhio Antonio Di Pietro, l'ex pm che ha scoperchiato la vecchia Tangentopoli, e che ora da ministro dei Lavori Pubblici si preoccupa di non farne nascere di nuove? Infatti, un occhio ce lo ha voluto buttare. Ed è successo il finimondo. Risolto, per ora, a suo vantaggio, ma anche con le mille competenze confusamente spartite tra Romano Prodi, il Comune del funambolico sindaco Francesco Rutelli, le Fs del poliedrico Lorenzo Necci, l'Agenzia per il Giubileo del defilato Luigi Zanda, la Roma 2000 di Alfio Marchini. E a sentirli parlare tutti quanti insieme alla speranza di avere prima o poi una città davvero più vivibile - ti assale a tratti anche un'impressione: quella di ascoltare le memorie di Albert Speer, che doveva ricostruire Berlino secondo i deliri di onnipotenza hitleriani. «Tutto parte da quella che noi chiamiamo la cura del ferro - dice ad esempio Necci con plastica immagine -, una cintura ferroviaria metropolitana che coinvolge le stazioni di San Pietro, Porta Cavalleggeri, Trastevere, Ostiense, Termini e Tiburtina. Ogni stazione dovrà poi diventare un centro polifunzionale». Cioè? Ecco un esempio di speeriana progettualità: la lurida casbah della Tiburtina? Diventerà la stazione dell'alta velocità, collegata con la navetta a Fiumicino e «servita» dalla metropolitana B e dal terminal bus. Vi sorgeranno due immensi nuovi centri direzionali, una colata di cemento da 900 mila metri cubi: uno di Telecom Italia, che ci trasferirà 10 mila impiegati, uno delle Fs, che ce ne porterà la metà. E poi, a poche centinaia di metri, verso Pietralata, oltre a un grande albergo e un megapareheggio, nascerà il nuovo «si- stema direzionale orientale», che dovrà ospitare i ministeri. Ultimo tocco di classe: al progetto della nuova Tiburtina lavora l'ormai irrinunciabile stuolo di consulentiarchitetti dell'intero orbe terracqueo: Renzo Piano, Massimiliano Fuksacs, Paul Andreu, Kisho Kurokawa, Herman Hetsberger, Otto Steidle, Michael Hopkins, e via andare... E poi: a Termini sorgeranno un drugstore, due alberghi e un parcheggio. Ostiense diventerà il centro di accoglienza per i pellegrini; San Pietro sarà crocevia dei treni-navetta da Civitavecchia, dove galleggeranno, nelle placide e fetide acque del porto, le navi-hotel del Vaticano. L'elenco delle 68 opere potrebbe continuare. Ma già così, di volata, si capisce bene perché il Giubileo sia diventato anche un gioco del «Monopoli»: a me il drugstore, a me l'albergo... «Ovvio che ci siano interessi», concede Marchini, erede di una florida dinastia di palazzinari, che però ora vuole apparire solo come regista di Roma 2000: à(Come azienda, non c'entro - giura - ma è chiaro che è il più grande progetto infrastnitturale che riparte dopo Tangentopoli». E allora a giocare ci provano in tanti. La Banca di Roma di Cesare Geronzi, che ha già stanziato 40 miliardi per il restauro del Colosseo. Poi ci sono le Ferrovie di Necci, la controllata Metropolis. Dove si estende la longa manus dell'ex amministratore delegato Mario Zamorani, vecchio stratega dei nefasti dell'Italstat, volto noto ai giudici di Mani pulite, dai quali fu fatto arrestare, e quindi «indotto» a scrivere e dare alle stampe il suo piccolo corso di sopravvivenza per il manager incarcerato. Il vizio di certa grandeur, Zamorani, ce l'ha sempre avuto: nel luglio '92 aveva già messo in piedi per le Fs il suo bel Master Pian, progettone per «valorizzare le aree ferroviarie», 7 milioni di metri cubi da costruire. A volte ritornano, si sa. E allora, ecco che sul Giubileo si lancia la Proger Spa, società partecipata da Metropohs, che lavora al progetto Termini, e che è presieduta da Franco Mariani, ex responsabile ai trasporti del pds e consigliere nel neo-ministro Burlando. E poi, sul Giubileo si lanciano i privati, i palazzinari ora rigenerati, ma affamati di lavoro, dopo le «cure» di Borrelli: la Impregilo guidata dall'ex sindaco di Roma Franco Carrara, la Vianini di Francesco Gaetano Caltagirone, la Recchi-Ferrocemento, e poi le piccole aziendine dell'Acer, che aspetta ma teme. Che cosa? Quello che poi, alla fin fine, temono tutti. Di Pietro in testa. E cioè che, visto il clamoroso ritardo con il quale si sta mettendo in moto la macchina, alla fine la corsia trasparente delle gare diventi impercorribile, e si debba ricorrere alle più torbide procedure straordinarie, alla trattativa privata. «Non ci sto - tuona da giorni Di Pietro - a ripetere il disastro dei Mondiali del '90». Un disastro - come ricorda Zanda - che si riassume in poche cifre: «Il 96% dei costi delle opere maggiorati, il 92% dei lavori assegnati a trattativa privata, il 36% dei cantieri mai completati». Ora, tutto dipende dai tempi. «Mancano ancora gli accordi di programma - conclude Necci -, se la situazione si sblocca entro un mese bene, altrimenti rischiamo grosso. Le liti tra governo e Comune sono un suicidio, anche politico: il governo è di sinistra, la giunta è di sinistra...». «E' la solita storia italiana - aggiunge Marchini -, quella delle tessere di partito, dei guelfi e dei ghibellini. Ho accettato la sfida, è una grande occasione per la capitale. Se mi fanno lavorare come voglio io, bene; se no, qui vicino c'è la Svizzera...». E meno male, allora, che alla fin fine almeno stavolta il Vaticano non gioca a «Monopoli». Monsignor Sergio Sebastiani, segretario generale del Comitato centrale polii Giubileo, giura che l'Anno Santo resterà un appuntamento per la cura delle anime. Con un'eccezione: il mega-pareheggio che sorgerà sulla collina del Gianicolo toccherà al Vaticano. Allora, aspettando il 2000, non resta che sperare. In Dio, per chi ci crede. In Di Pietro, per tutti gli altri. Massimo Giannini

Luoghi citati: Berlino, Civitavecchia, Roma, Stati Uniti, Svizzera