L'ARTISTA? E' UN DEPRESSO di Gian Paolo Ormezzano

L'ARTISTA? E' UN DEPRESSO L'ARTISTA? E' UN DEPRESSO Un convegno sul «male oscuro» con Monica Guerritore e Nespolo ICONO che le opere d'arte più belle (di musica, letteratura, pittura ecc) siano sgorgate da situazioni di disagio e in particolare da ansia e depressione: individui strani gli artisti che più si sentono depressi più riescono a creare cose belle. E visto che queste patologie sono diventate comuni come l'influenza (statistiche americane parlano del 20 per cento della popolazione), dovremmo forse aspettarci una massiccia produzione di opere d'arte? Non è così. Il fenomeno è ben più complicato e insidioso e sta assumendo proporzioni preoccupanti in termini di diffusione e sofferenza psicologica. Se occuperanno esperti e medici nel convegno «Ansia e depressione come dimensioni dell'esistenza», organizzato dalla Clinica Psichiatrica dell' Università e dal Gruppo Riforma in via Costa 8 dal 29 al 31 maggio. Coordinato da Luigi Ravizza, prevede l'intervento di esperti di livello internazionale. Il convegno è di carattere scientifico, ma c'è anche una sezione dedicata a temi più accessibili, come la tavola rotonda del 31 maggio in cui si parlerà anche di creatività (arte e spettacolo). A partire dalle 9 intervengono Monica Guerritore, Ugo Nespolo, Gian Paolo Ormezzano, Adolfo Pazzaglia, Silvia Rosa Brusin, Nereide Rudas e l'accademico dei Lincei Giorgio Cavallo. Alle 12 si parla di «Arte emozioni e pensiero» con Paolo Fossati e Dario Trento, [i. c. ] GUARIRE CON IL LAVORO Forse l'unica volta nella mia vita in cui ho condiviso un'opinione di Silvio Berlusconi è stato quando lui, di fronte alla mia domanda su come poteva, assunta anche la presidenza del Milan, fare fronte a tutti gli impegni, ha risposto: «Soltanto chi ha molto da fare riesce a fare tutto». Un piccolo spostamento della sua frase nel regno della depressione, e ci siamo. Avere molto da fare, inventarsi molto da fare, darsi molto da fare: tutte frasi che, se messe in pratica, servono non a battere la depressione, no, ma a non dover lottare contro di essa, per la semplice ragione che non si fa viva. So bene che rischio il banale, lo schematico, il manicheo: ma credo proprio che questa sia l'unica soluzione. Bisogna non avere tempo di pensare alla depressione. L'odore del lavoro può anche non essere buono. Diciamo pure che è il necessario concime dalla vita. Però la depressione conosce questo odore e di esso ha paura, come un vampiro dell'odore dell'aglio. Gian Paolo Ormezzano