CULT FICTION

E' il film-mito degli Anni Novanta E su «Pulp Fiction» la Scuola Holden apre il dibattito E' il film-mito degli Anni Novanta E su «Pulp Fiction» la Scuola Holden apre il dibattito un CULT FICTION ni e studi: uscirà a breve, proprio da un editore torinese, Lindau, la prima biografia del regista americano, scritta da Jami Bernard, mentre la rivista monografica «Garage» (sempre torinese, ed. Scriptorium) gli ha dedicato il numero di febbraio. Ma perché dedicare a «Pulp fiction» un convegno sulla narrazione? Perché, dicono gli organizzatori del Centro Studi Holden, «Pulp fiction» non è stato un normale film di successo. Scritto e diretto da Tarantino nel 1994, è diventato un film di culto, un capolavoro alla «Quarto potere» che ha portato alla ribalta la voglia di sperimentare un nuovo contatto con il pubblico, usando insieme le armi dell'ironia e quelle della contaminazione. Più che un convegno, «Dopo Pulp fiction. Nuove frontiere della narrazione» è un workshop che si terrà dal 24 al 26 maggio nei locali della CARO QUENTIN... Due scrittori torinesi. Voltolini e Culicchia, riflettono su «Pulp Fiction». PULP Fiction mi mette addosso tanta allegria, e mi fa anche rabbia. Mi mette allegria, mi diverte, perché è come una bistecca alla tartara: una polpetta in cui si impastano svariate altre cose, una pasta che le amalgama; però, benché informe, si tratta pur sempre di carne. Mi fa rabbia perché pernso a come potrebbe essere il panorama cinematografico italiano se ci fossero investimenti adeguati. Penso a quanta creatività (di scrittura, di regia, di fotografia...) potrebbe essere sfruttata e quindi crescere, in Italia, con la spinta del cinema. Mi fa rabbia pensare ai nostri Tarantini senza mezzi. Holden, corso Dante 118, con una quarantina di invitati, tra cui (in rigoroso ordine alfabetico) Gianni Amelio, Francesca Archibugi, Cristina Comencini, Giuseppe Culicchia, Daniele Del Giudice, Marco Lodoli, Carlo Mazzacurati, Nanni Moretti, Gabriele Salvatores, Susanna Tamaro, Gabriele Vacis, Sandro Veronesi, Paolo Virzì. Molti registi - ma chi di loro ha fatto film pulp? - ma soprattutto tantissimi scrittori: e qui la categoria pulp è decisamente meglio rappresentata. Tra gli altri saranno presenti Tiziano Scarpa e Nicola Ammanniti, due esordienti - il primo con «Occhi sulla graticola», il secondo con «Fango» che sembrano i più affini a Tarantino, dotati di capacità di stupire, di sconvolgere gli schemi abituali al lettore: Scarpa ad esempio racconta una semplice storia d'amore rendendola avvincente con gli improvvisi tuffi nel Canal Grande del protagonista maschile, mentre la «lei» si guadagna da vivere ritoccando fumetti manga. Bastano pochi tratti es- ' senziali per scartare i generi, dare nuova aria alla finestra della letteratura? C'è chi non ci crede, o almeno ritiene che l'esempio di Tarantino non sia essenziale (come Culicchia, che lo scrive in questa pagina); c'è chi ammira il film, e ne prevede la lunga durata di insegnamenti (come Dario Voltolini). La critica non aiuta, sostengono tuttavia alla Holden. Ecco il perché di «Dopo Pulp fiction». I tre giorni di incontri (non aperti al pubblico, ma è probabile che ne escano relazioni scritte destinate alla pubblicazione) prevedono tre relazioni, una al dì: parleranno Bruno Fornara («Polpa e macinato: il cinema in un film»), Alessandro Baricco («Quel che non è sopravvissuto a Pulp fiction»), e Marino Sinibaldi («Baccontare dopo. Risposte dell'ultima letteratura»). Seguirà il dibattito. Dario Voltolini SI può ancora scrivere dopo Quentin Tarantino? Oh, yeah. Il problema semmai era continuare a scrivere dopo l'Iliade. O fare film dopo Apocalypse Now. O dipingere dopo Andy Warhol.

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